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RECENSIONE FILM BIG FISH

BIG FISHANNO: U.S.A. 2003

GENERE: Fantastico

REGIA: Tim Burton

CAST: Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica Lange, Helena Bonham Carter, Alison Lohman, Danny De Vito, Steve Buscemi, Marion Cotillard, Robert Guillaume, Matthew McGrory, Edward Aldag, Cathy Berry, Jake Brake, Jeff Campbell, Jonathan Castile, Destiny Cyrus, David Denman, Karla Droege, Metz Duites, John Fugate, Trevor Gagnon, Zachary Gardner, Michael Garnet Stewart, Zach Hanner, R. Keith Harris, Barry C. Harvard, Sallie Hedrick, Russell Hodgkinson, Howard Houston Jr., Joseph Humphrey, Savanna James, Morgan Grace Jarrett, Bonnie Johnson, Bevin Kaye.

DURATA: 125 '

TRAMA: <<...Eccolo, il caos. Tutto esplodeva di energia. In momenti come quello Il Circo sembra un immenso e rumorosissimo mercato, dove ognuno si affanna a mettere in mostra quanto di meglio sa fare. Tutti insieme, contemporaneamente. Anche gli spettatori erano attori partecipi di quella rappresentazione, e si erano alzati in piedi. E applaudivano. E fischiavano. I suoi occhi. Silenzio. Ogni cosa ha improvvisamente perso d'importanza. Al punto da essersi fermata. Il tendone, e probabilmente il mondo intero, sono diventati un'immensa fotografia, all'interno della quale solo io ho il potere di muovermi. Circospetto, mi avvicino a quella creatura tanto magnifica, per conoscerla. Per amarla. Dribblo l'uomo sul monociclo e passo attraverso il cerchio che una valletta sta passando al giocoliere. Con un gesto, i pop corn che giacciono sospesi cadono uno ad uno. Ormai ho davanti solo il suo viso. E il nostro futuro insieme. Mi chiamo Edward Bloom (da anziano Albert Finney, da giovane Ewan McGregor), e quella fu la prima volta che vidi Sandra (da anziana Jessica Lange, da giovane Alison Lohman), la donna che mi ha accompagnato in quel lungo e affascinante viaggio che è stata la mia vita. Eppure, proprio mio figlio William (Billy Crudup), colui che più di ogni altro mi avrebbe dovuto comprendere e apprezzare, non mi ha voluto accettare per quello che sono, e si rifiuta di capire cosa si nasconda dietro quelle fantastiche storie che sono i miei ricordi. Ora che sono vecchio e malato, mi resta un'ultima cosa da fare, insegnargli che a volte la vita è così bella che diventa impossibile distinguerla dalla realtà...>>...

GIUDIZIO: Sospesa tra visionaria fantasia ed affascinante realtà, Big Fish è una commovente e profonda storia d'amore, un immenso sentimento che lega un uomo, Edward Bloom, alla moglie Sandra, al figlio William e ai tanti amici conosciuti durante la lunga storia della sua incredibile vita, vissuta pienamente a grandi sospiri, senza mai rimpianti o passi indietro: il visionario Tim Burton ci regala una bella favola, allo stesso tempo impegnata e spassosa, solare e positiva. Un mondo colorato di fiabe e sogni proposto da una sceneggiatura che incanta e stupisce, un piacevole e commosso inno ai buoni sentimenti e alla vivacità di spirito. Da sempre abituato a stupire, un Tim Burton più poetico e meno "gotico" del solito ci tocca nel profondo attraverso la forza sognante di una storia che vola sulle ali della fantasia e ci regala un nuovo Edward, dopo Ed(ward) Wood e Edward Mani di Forbice, le cui vicende traggono direttamente spunto dalle pagine dell'omonimo romanzo di Daniel Wallace. Tra streghe e leggende, nani e giganti, acrobati e saltimbanchi, licantropi, sirene e molti altri personaggi improponibili ai più, in una successione di estasianti invenzioni visive la pellicola inneggia alla bellezza della mente umana e alla sua creatività, linfa vitale per chiunque respiri e viva di pulsioni, affetti, desideri e voglia di godersi la vita. Sottolineando i labili limiti tra realtà narrativa e fantasia, vista non solo come via di fuga al grigiore quotidiano quanto piuttosto come veicolo per realizzare i propri sogni e desideri, Big Fish commuove e fa riflettere sul valore della vita e degli affetti familiari, pesante eredità e lascito biografico di un film iniziato proprio poco dopo la morte del padre di Burton, passando dalle storie di un padre a quella di un figlio. Scenografie d'eccezione ed un grande cast, dal bravissimo Albert Finney al buon Ewan McGregor, da Billy Crudrup a Jessica Lange e Helena Bonham Carter nelle doppie vesti di donna in cerca di amore e strega solitaria, dai sontuosi cammei di Danny De Vito e Steve Buscemi alla bellezza di Alison Lohman e Marion Cotillard, contribuiscono a confezionare una pellicola intensa che ci offre tante metafore sull'infanzia perduta e sulla vita che trascorre lentamente senza essere vissuta e goduta come tale immenso dono meriterebbe.

VOTO: 8

INTERPRETI

Ewan McGregor: 7,5 Prossimamente

Albert Finney: 7,5 Prossimamente

Billy Crudup: 7 Prossimamente

Jessica Lange: 7,5 Prossimamente

CRITICA a cura di Olga di Comite: Il tema del rapporto tra invenzione e realtà, tra vita raccontata e vita vissuta, pone alcune domande interessanti. Fino a che punto chi inventa storie si identifica con esse, tanto che la sua vita diventa quelle avventure, quel sopramondo, quella leggerezza che l'immaginario porta con sé? E quanto questa mescolanza può essere difficile da comprendere per chi non sa che contorni dare a figure che vorrebbe più nitide e leggibili, vedi un figlio nei confronti del padre? L'affabulatore è in genere amato da tutti quelli a cui regala il suo sopramondo, ma può diventare persona sfuggente per chi gli è più vicino. Questo lo spunto di partenza di Big Fish, ultima opera di Tim Burton che, si perdoni il gioco di parole, non riesce ad essere né carne né...pesce. Negli elementi fantastici il regista porta un po' del suo gusto gotico, strizza l'occhio al "Signore degli Anelli", sparge a piene mani fantasticherie caramellose dell'americano medio, imita malamente con qualche ricamo tutto esterno il mondo felliniano. Infatti, lo si ami o meno, è innegabile che il maestro italiano trova le sue punte più alte nel rappresentare sogni percorsi da brividi di realtà e molto umani, anche se non appartengono a questo mondo. Per lui è il reale che diventa favolisticamente giocoso e malinconico, per Burton l'immaginazione viene prima e non si salda con la vita se non in modo artificioso e superficiale. Per cui alla fine di questo film rimangono impresse la prestazione degli attori, veramente bravi, che danno nerbo e simpatia a molte parti del racconto ed alcune invenzioni degne del regista di "Edward Mani di Forbice". Ma nel complesso questo mondo di gemelle siamesi, lupi mannari, sirene giganti non riesce ad affascinare, anche se lo spettatore odierno sente un gran bisogno di autori che non documentino solo angosce e dolori, ma suggeriscano anche vie di fuga, sogni liberatori. Veniamo comunque alla trama. Le favole di Edward Bloom (Finney e McGregor), che egli continuamente costruisce intorno a episodi della sua vita, in realtà del tutto normali o addirittura banali, lo hanno fatto crescere in simpatia e popolarità presso i suoi concittadini e hanno rafforzato il legame con sua moglie Sandra (Jessica Lange), quella che s'incontra una sola volta, da cui ha avuto il figlio Will, ormai adulto e con una sua vita familiare autonoma. La malattia di Edward offre al figlio la possibilità di rivivere all'indietro la vita del padre, inestricabile dalle sue storie e alla fine lo porta a comprendere come non ci sia bisogno di scindere fantasia e realtà, che anzi l'una e l'altra servono egregiamente per capire meglio sentimenti e persone. Sullo sfondo la fiducia nell'amore eterno, uno scenario tra il country e il visionario e l'insegnamento che per diventare grandi bisogna abbandonare i laghi piccoli, come il pesce del titolo. Olga di Comite
VOTO:

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