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RECENSIONE FILM BREAKFAST ON PLUTO

BREAKFAST ON PLUTOANNO: Gran Bretagna 2005

GENERE: Drammatico

REGIA: Neil Jordan

CAST: Cillian Murphy, Liam Neeson, Ruth Negga, Laurence Kinlan, Stephen Rea, Brendan Gleeson, Gavin Friday, Eva Birthistle.

DURATA: 137 '

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TRAMA: Patrick Brady (Cillian Murphy) è un ragazzino irlandese nato da una relazione tra un prete di un paesino di campagna e la sua cameriera. Dato - ma sarebbe più corretto dire “venduto” - in adozione ad una cinica vedova in cambio di un sostanzioso vitalizio, Patrick cresce con uno spasmodico desiderio di diventare donna e di incontrare prima o poi la sua vera madre, di cui sa solo che è fuggita a Londra per cercare fortuna. Mentre l’IRA miete vittime in Irlanda e lo spettro del terrorismo si fa via via sempre più incombente, Patrick, divenuto Kitten, si trasferisce nella Swinging London alla ricerca della madre e di un posto in cui le sue stravaganze vengano finalmente accettate e comprese...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Nella cattolicissima Irlanda Patrick Brady nasce come frutto di una relazione tra un prete e la sua governante; in più sin da ragazzino sviluppa una personalità tutta al femminile, sia nell’aspetto che nella sensibilità. Dura la vita per il bambino illegittimo dato in adozione a una rozza tabaccaia del paese che, ovviamente, non lo comprende.
Patrick perciò riversa tutto il suo affetto su un gruppetto di amici, anche loro un po’ diversi. Quando il gruppetto in qualche modo si sfalda, per il ragazzo è l’ora di lasciare la sua terra e trasferirsi a Londra, dove ricerca, per incontrarla, la madre che lì si è stabilita.
Nella metropoli inglese trova le medesime difficoltà di accettazione, data la mentalità conservatrice di quegli anni ’60-’70. E’ spesso preda di sfruttamento e di inganno, ma attraversa le situazioni più drammatiche con la sua grazia leggera, facendo esperienze diverse e a volte abiette. Non abbandona però il suo “fanciullino”, la sua capacità di vivere in una soprarealtà che ne fa un novello Candido e ne preserva purezza e bontà.
Sullo sfondo, ma non troppo, l’Irlanda, con le lotte tra gli inglesi e l’Ira, paese in crescita e in evoluzione come il protagonista, poiché entrambi cercano se stessi, l’uno nella liberazione dalla presenza degli oppressori, l’altro nel superamento delle convenzioni. Ma se le due vicende, quella storica e quella personale, s’intrecciano, è evidente che al centro c’è l’adorabile trans cui Cillian Murphy dona un’anima e un aspetto trasgressivo ma non banale, ricreando con intensità il personaggio letterario che lo ispira. Il film infatti è tratto da un romanzo di Patrick Mc Cabe.
Sta proprio in questa interpretazione, che coinvolge aspetto fisico ed interiorità e rasenta l’eccesso senza caderci, il fascino di Patrick detto Kitten (Gattina) e la novità del film, per altri aspetti somigliante ad altre opere del regista (La moglie del soldato).
Del resto la tematica legata alla difficile vita dei trans non è nuova per il cinema: basti citare gli spagnolissimi "La Mala educacion" e "Tutto su mia madre" o l’americanissimo "Transamerica". In quanto al genere, molte sequenze sfiorano il dramma, ma sempre con ironia, per cui si potrebbe parlare di commedia drammatica.
Inscindibile dal racconto un bel montaggio, una fotografia forse eccessivamente colorata e una colonna sonora anni ’70 con brani bellissimi, che spaziano da Cole Porter a Van Morrison. In conclusione, al di là di ogni considerazione, è forse vero quello che Cillian Murphy ha dichiarato: “Alla base del mio lavoro e al di là dei modelli precedenti, c’è stata, semplicemente, l’osservazione delle donne e della loro straordinarietà”.
Olga di Comite
VOTO:

 
 

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