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MUTO COME UN PESCE

A cura di Michelangelo Gregori

MUTO COME UN PESCE - A CURA DI MICHELANGELO GREGORIRubrica a cura di Michelangelo Gregori sul mondo del cortometraggio o cinema breve, espressione mediatica che non può gridare alla fama visiva dei lungometraggi del grande cinema ma nel contempo ne è la sua parte significativa. Buona lettura.
L'IMPORTANTE E' INIZIARE
Non mi cimenterò in frasi retoriche ed obsolete come: << Chi ben comincia è a metà dell’opera >>...anche perché come ho scritto nel titolo: << L'importante è iniziare >>. Il mondo del cortometraggio è tra i più fiorenti in questi ultimi anni, ma porta con se anche tutta la marea di problemi che lo contraddistinguono in questo marasma di idee e opinioni. L'avvento del digitale permette a chiunque di trasformarsi in un Filmaker, anche grazie a software sempre meno costosi. Tutto ciò è un bene, l'importante rimane il concetto di base: si parla e si fa sempre cinema. Sono in spasmodico aumento, in tutta la rete internet, siti in cui è possibile mostrare le proprie opere (delle vere e proprie banche dati) e nascono come funghi sempre nuovi concorsi per gli aspiranti autori. Il problema è che italianamente, non esiste un vero e proprio mercato del cinema breve. Il male della distribuzione a livello di cinematografia atta ad apparire nelle sale contagia anche questo campo e la sua vera e propria produzione. Si cade perciò nell'illogico, nel paradosso... Ad esempio: se mi trovassi a scrivere una storia bellissima essendo risultato (dopo aver magari svolto un apprendimento specifico) un vero e proprio fenomeno, io andassi a cercare i famigerati soldi per la produzione di un cortometraggio chiedendo una sovvenzione ministeriale, mi troverei di fronte al fatto che: 1) Se non avessi una mia casa di produzione e la cercassi altrove, il minimo che mi attende è un secco e doveroso << le faremo sapere >>; 2) Se racimolassi l'aiuto di una produzione, può capitare che a sborsare i soldi sia io, autore; 3) Se ci mettessimo daccordo e presentassimo tutto il "pacco doppio pacco e contropaccotto" (tanto per citare un film), zeppo di stringato soggetto, dettagliata sceneggiatura, arguta sinossi e piano di lavorazione...potrebbe capitare che il corto, non ricevendo il beneficio monetario sia messo in un cantone anche se esplicitamente alla domanda di richiesta per la sovvenzione va allegato il contratto di sicura produzione dell'opera stessa indipendentemente dall'esito del beneficio ministeriale. Per espletare tutto questo ho tralasciato dei punti fondamentali, anzi li ho, diciamo così, raggirati o schivati. Si istituiscono sempre più scuole di recitazione (più o meno valide o conosciute) e nascono sempre più laboratori di scrittura...ora, sono personalmente del parere che non si insegna ad un asino a parlare, tantomeno ad una capra a scrivere...l'insegnamento va bene purché non leda lo spirito stesso di chi apprende. Per meglio riuscire a concretizzare tutto il discorso occorre che io citi come un arguto e burbero professore di questa nostra "Accademica Università Italiana" (come diceva P.P.Pasolini), alcuni lungometraggi che a mio modesto parere offrono lo spunto di riflessione adatto. Non sono la persona che fa pubblicità, non voglio vendervi libri o film che ho fatto io per poi interrogarvi, credo però che il cinema e tutto ciò che gli ruota attorno non si impari solo sui libri ma si apprenda con gli occhi sul film che poi è la chiave di lettura stessa di un'idea o un'impressione in un vortice, sempre nostro, che forma un circolo vizioso e arguto. In ogni modo: Caterina va in città di P. Virzì, visto dalla prospettiva della situazione familiare e soprattutto del padre di Caterina (il bravo Castellitto), dà l'impressione e imprime ancor più nota di veridicità a ciò che è stato detto fin'ora. Un altro titolo imperdibile per costanza che caratterizza la storia e può aprire le menti all'orizzonte di ciò che ci si prospetta davanti (se non lo si prende erroneamente solo come un finto uso documentaristico e crudo nel racconto dei fatti) è Magdalene di P. Mullan. Oppure in ultimo per continuare nell'esercizio abile della mente per chi vuole davvero ostinatamente cominciare o continuare a percorrere la lunga, tortuosa e omerica rotta verso il cinema, iniziando da quello breve, c’è All American Boys di P. Yates. Dunque, l'importante è iniziare e, come diceva F. M. Dostoevskij, << L’Arte sta nella brevità >>.
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ON THE WEB
Nel precedente articolo, chiamiamolo così di "cappello", si accennava al fatto che i siti internet che propongono la visione di lavori in streaming. Ho perciò contattato i migliori spazi web presenti nella rete per il servizio in italiano per constatare quale sia la situazione...L'idea di istituire una vera e propria banca dati del cortometraggio nasce sempre dalla passione e dall'intelligenza di quelle persone che hanno carpito la vera essenza del cinema breve, che non è come ho sentito << il trampolino di lancio dei giovani autori (Giuliano Urbani) >>, ma bensì una vera e propria arte complessa e particolareggiata! Comunque, tornado al discorso del cinema in rete, posso asserire come ricorda bene Pier Paolo De Fina (direttore di Cortoweb.it) . << ...Non credo che Internet, come anche la televisione, possa in nessun modo sostituire la sala cinematografica. Ma nell'ambito della promozione del cortometraggio come forma d'arte si è rivelato subito un mezzo formidabile. I suoi pregi sono senz'altro l'economia e l'abbattimento delle barriere dello spazio e del tempo... >>, e non fa una piega! Sono nati così anche dei concorsi in rete per cortometraggi (e non si parla di stupide "pubblicità regresso", ma di vere e proprie opere d'arte in miniatura, su tutti segnalo il Cinecittà Internet Film Festival, tutt'ora votabile in rete. Mi sono poi chiesto se il pubblico risponde bene a tutta questa invasione di cortometraggi on line e qui la risposta di Riccardo Di Nuzzo (direttore di Cortometraggi.com) mi ha gradevolmente colpito: << Tantissimi accessi, una comunità di appassionati che oltre a guardare i lavori pubblicati li giudica a volte in maniera puntuale e tecnica altre volte senza peli sulla lingua >>. Se il pubblico "vede" allora vuol dire che il lavoro dell'autore è stato brillante, così chiedo ancora quale sia stato il giovamento per gli autori dei video (che sia www.cortoweb.it che www.cortometraggi.com pubblicano gratuitamente) e le risposte sono ancora una volta simili. De Fina mi dice che << c'e' anche chi produce addirittura in funzione della pubblicazione on-line sicuro di avere così una visibilità garantita >>, mentre Di Nuzzo aggiunge << ...Un modo per farsi conoscere e scoprire da talent scout e/o organizzatori di eventi mediatici e legati in qualche modo ai cortometraggi >>. Fin qui sembrerebbe un mondo quasi felice, e in un certo senso lo è, anche perché un conto è costruirsi un sito (in molti lo fanno) dove mettere le proprie opere e un altro è poter essere parte integrante di un mondo, quello del cortometraggio, pieno di idee contrastanti. Ed infatti quando chiedo se essere on line con una propria opera a loro giudizio possa essere un punto di arrivo o di partenza mi sento rispondere da Pier Paolo << Senz'altro e' un punto di partenza per chi vuole farsi conoscere ma la cosa e' soggettiva >>, mentre Riccardo mi dice << Il mondo del corto mi sembra piuttosto a tenuta stagna...una volta realizzato un cortometraggio con i pochi mezzi a disposizione si può scegliere di pubblicarlo on line per il solo gusto di farlo vedere a quante più persone possibile e magari sapere cosa ne pensano. Non credo lo si faccia per chissà quali altri progetti. Quindi mi sembra più un punto di arrivo >>. Non entro nel merito di nessuno, l'invito a priori nel preparare questo articolo era quello di far scoprire il mondo sempre più florido del corto in rete ed entrambi i siti che ho contattato (i migliori on line) sono la riprova di ciò che ho scritto...certo ce ne sono stati altri meno espansivi, non so per quale motivo, ma questa è un’altra storia...
IL CINEMA...QUESTO INDIPENDENTE
Propongo questa volta un sito interessantissimo, per chi si cimenta nel mondo del cortometraggio e magari non solo...Come è nel mio costume in questa rubrica, neanche ora starò a puntualizzare sulle risposte datemi, anche perché parlando di cinema è un po' come se lo facessi e allora il pubblico-lettore, è quello che deve interpretare e dare valenza all'una e all'altra cosa. Il sito in questione è Cinemaindipendente.it e le risposte mi sono state gentilmente fornite da Giuditta Tarantelli (Responsabile di Redazione) che presenta l'idea dell'associazione in questo modo: << Cinemaindipendente.it è nato per passione ovviamente, per un interesse verso il cinema, quello visto e consumato dagli occhi, e il desiderio di fare cinema, di partecipare alla realizzazione di opere cinematografiche. Prima è nato il sito, qualche mese dopo l'Associazione culturale omonima. L'idea è nata da Mirko Locatelli, che è stato il primo a credere nell'importanza di un sito dedicato ai filmakers, con risorse utili per trovare le attrezzature, i professionisti, i festival; il sito è nato nel novembre del 2000, ed è stato pensato per chi volesse girare cortometraggi a basso budget e cercasse persone con lo stesso interesse, disposte a impiegare tempo ed energie per passione. L'associazione è stata fondata nel giugno del 2001; il principio è quello di favorire la diffusione della cultura cinematografica, con informazione, cineforum, eventi, corsi...>>. Un portale che raccoglie dagli 800 ai 3500 accessi giornalieri e come spiega ancora Giuditta: << Credo che la maggior parte dei nostri visitatori sia formata proprio da filmakers, che cercano nuovi bandi, controllano le deadlines dei festival, e allo stesso tempo hanno una visione generale del "circuito": come è andata a un festival, se ci sono proiezioni particolari in giro, colleghi da tenere d'occhio. >>. Dopo la presentazione, inizio con i quesiti che mi stanno a cuore e sui quali voglio davvero far riflettere e cioè: << Che cosa ne pesate della categorizzazione del cinema digitale in un livello si serie B? >>; e la risposta è stata: << Io credo che ormai si possa raggiungere una buona qualità anche con il mezzo digitale, anzi, credo sia un dato di fatto. Se le idee sono buone, non vedo perché giudicare a priori un prodotto in video o in pellicola...>>. Allora incalzo: << - Lo stesso digitale, permette però che il numero dei filmakers sia aumentato vertiginosamente: un bene o un male? - Senza pensarci troppo, direi un bene, se non altro con le videocamere digitali abbiamo un mezzo "democratico" che permette a tutti di cimentarsi in un film. Secondo me non è sbagliato provarci, se si ha la possibilità di farlo. Il punto sta nel mantenere un occhio critico e obiettivo: se il risultato della realizzazione è mediocre, bisogna ammetterlo. Questo non significa rinunciare dopo un tentativo fallito, ma riconoscere che c'è molto da imparare e che avere una videocamera in mano non significa essere i nuovi Kubrick o Wenders. Mi è capitato di vedere un sacco di cortometraggi, e in molti non vi è neanche un'idea interessante, una struttura, nulla...Altri magari hanno un'idea carina alla base ma la messa in scena ti fa strabuzzare gli occhi. Se una persona crede di aver fatto un buon lavoro e lo fa vedere in giro, sarà poi il pubblico a giudicare, come è ovvio; di certo non basta apparire sui redazionali per far riconoscere le proprie capacità...>>. Visto che il dado è tratto, credo che sia arrivato il momento di sfoderare la mia domanda tormentone: << Il cortometraggio per un autore, un punto di arrivo o di partenza? - Realizzare un bel cortometraggio secondo me è un ottimo punto di arrivo, visto che è molto meno semplice di quanto si possa pensare >>. Per fare si che l'articolo poi potesse essere anche uno spunto di riflessione e confronto con quelli già pubblicati chiedo come si possano districare i nuovi autori tra le vaste offerte di concorsi che vengono proposti, magari un consiglio da Cinemaindipendente...<< Ci sono alcuni festival più grandi, più selettivi, e quelli più giovani e dedicati a volte anche esplicitamente ai cortometraggi realizzati con un budget basso. Se inviare il corto a tutti o quasi i festival ha un costo, di tempo e di denaro, bisognerebbe scegliere valutando il rapporto tra il proprio lavoro e lo standard dei lavori selezionati al festival >>. E per agganciarmi ancor di più domando << quale è la valenza del web nella pubblicizzazione del cinema e dei corti? - Il web è stato ed è molto importante per la diffusione del cinema "non ufficiale"; c’è Cinemaindipendente.it e ci sono alcuni siti senza i quali non si verrebbe a conoscenza di festival, proiezioni, produzioni; la diffusione delle notizie a mezzo stampa sarebbe soprattutto locale...e sarebbe un peccato! >>. Nel ringraziare Giuditta e tutto lo staff, non posso che chiedere quali siano i loro progetti futuri: << Attualmente stiamo organizzando dei corsi, più e meno lunghi e intensivi, di scrittura, sceneggiatura, regia ecc...Per inciso, molto spesso le nostre iniziative vedono affiancati Cinemaindipendente.it e la casa di produzione Officina Film; Officina siamo sempre noi, insieme ad un gruppo di professionisti, e il suo lavoro ci dà il pane quotidiano con le produzioni anche più commerciali; Cinemaindipendente.it non crea profitto, non vende redazionali e la pubblicità è molto limitata (non vorremmo mai vedere sul sito banner estranei ai suoi contenuti). A giorni dovrebbe partire un concorso, "Vinci il cinema", in cui chi risponderà ad un quiz sul cinema in modo corretto e veloce vincerà alcuni libri della casa editrice Il Castoro >>. Un invito allora a cercare e ricercare su internet tutte quelle associazioni o tutte quelle idee (e non chiamiamole solo associazioni di idee) che possano in qualche modo aiutare i filmakers a districarsi nel mondo del cinema, il quale da chiuso com’è apparentemente non darebbe prospettiva, ma l'importante è, come dico sempre al mio amico Marco, << FARE FARE FARE >>...
PICCOLO, GRANDE VILLAGGIO CORTO...
Ha forse bisogno di presentazioni un sito con 60mila ingressi mensili? quel sito che promuove produce e cura il difficile mondo del cortometraggio ruotando intorno all'asse che congiunge tutte le varie problematiche legate all'immenso sogno tramutato in realtà (per quanto fittizia) che è il cinema? Per i pochi che ancora non lo avessero capito, sto parlando di Shortvillage.com. Non potevo per grazia di informazione non intervistare il Presidente Marco Gallo. Questa volta però si cambia sistema (la monotonia altrimenti dilagherebbe e tutto il discorso fino ad ora fatto sarebbe inconcludente). Più che un'intervista, è stata una chiacchierata tra due persone (che se ne dica, il cinema è fatto da tanti figuranti che lo amano con passione). Cresciuto nel mondo della produzione cinematografica, Marco Gallo assieme a Maurizio Aprea e Fabio Svaluto, avviano nel 1998 come una sorta di "Tre Moschettieri" il progetto Short Village. Questa è la storia raccontatami da lui e intersecata poi da me: << Partendo da un lavoro, importantissimo di produzione innanzitutto e visti i gravi problemi dell'apparato di distribuzione (che non pesa solamente nell'ambito breve del cinema) >> - i primi in assoluto a farsi carico del pesante fardello sono stati i "nostri eroi", vincendo, con i corti del loro listino anche premi molto prestigiosi come il David di Donatello, il Nastro d'Argento e varie menzioni a festival internazionali osannati come "Il Clemound Ferrand" o quello di Bilbao. Ma il Presidente insiste anche sul fattore di informazione: e in effetti esiste poi un legame tra Short Village che collabora con i mezzi mediatici più importanti come quelli della televisione: Corto5 e Coming Soon Television, tanto per citarne alcuni. Poi non è da meno citare il livello di editoria con la pubblicazione del mensile attualmente distribuito gratuitamente TaglioCorto, evolutosi nello stile e nei contenuti. Tutti i filmakers almeno una volta nella loro vita hanno cliccato tra i vari servizi di Shortvillage.com che offre risorse infinite come molteplici sono le domande di chi si cimenta nel difficile e mutevole campo del cinema breve. Non posso però cambiare il mio "modus operandi" di getto e quindi ho formulato il tormentone: << Il corto per un autore, un punto di arrivo o un punto di partenza? >>; la risposta è stata: << Semplicemente un punto, il formato breve ha le caratteristiche di iniziazione, è aperto alla sperimentazione e nel contempo non porta la pesantezza e le pressioni che il fare cinema nel contesto prettamente specifico comporta...>>. Vero è che il corto si va sempre più diffondendo ma in Italia il suo mercato rimane sempre al minimo del minimo rispetto all'Europa, infatti su questo nodo cruciale sento dirmi: << Ci si trova innanzi troppo spesso al fatto che non c'è una produzione per il consumo ma bensì l'esatto contrario, realtà come quelle inglesi o magari la sperimentazione che viene attuata nei paesi scandinavi può essere presa in esempio, ma occorre in primo luogo una organizzazione mirata, fatta innanzitutto di formazione con strutture e scuole di alto livello >>; questo si aggancia in concatenazione con il fattore digitale che permette l'aumento a vista d'occhio di aspiranti autori, così alla domanda specifica che mi sta molto a cuore sul cinema digitale considerato troppo spesso di serie B, la risposta mi rinfranca: << Assolutamente non ritengo il digitale un prodotto di scarso valore, se usato in maniera giusta ha pari dignità con la pellicola... >>; poi aggiunge, riallacciandosi a quanto detto: << E' un fatto di utilizzo, ecco perché le scuole e tutto il resto, imparando magari ad utilizzare bene ciò che si ha a disposizione, il risultato a volte è eccellente >>, e aggiungo una frase dettami, che credo possa essere di capitolazione in arguzia, << Non dimentichiamoci che in fatto di sperimentazione, quando il cinema italiano faceva scuola, cultura e mercato, si è potuto creare nuovi generi come il Neorealismo, il Film a carattere Mitologico, gli Spaghetti Western... >>, in un mio apostrofo direi che abbiamo dato il cuore e cuore al cinema. Una "menzione speciale" alla frase che secondo me racchiude la situazione legislativa in ambito cinematografico è stata quando Marco dice che << Nessuna legge ha mai capito quanto sia importante l'atto distributivo >>. Alla domanda e richiesta di un consiglio ai lettori e filmakers riguardo il marasma che c’è nel mondo dei concorsi, nasce un bello spunto di riflessione: << Credo sia importantissima la fase di preparazione, la ricerca (specialmente se a fianco non ci si piò avvalere della figura di un produttore), ovvero leggere e leggere tanti libri, comprendere a pieno le difficoltà produttive del progetto e ciò a cui non si può rinunciare e ciò a cui dedicare la maggior parte delle risorse finanziarie e organizzative a disposizione. Non strafare. Il talento prima o poi se uno lo possiede viene premiato. Fare cinema è un lavoro di gruppo, è quindi indispensabile contornarsi di persone motivate e competenti >>. Direi che in una metafora (la quale è uscita anche durante l'intervista), << un bambino che gioca da solo, conosce se stesso. Due bambini che giocano insieme, conoscono il mondo >>. Nel ringraziare Marco Gallo e tutto lo Staff di Short Village, vi invito a visitare tutti i servizi, le news e quant'altro sul sito. <<...Da una produzione tecnica, l'esito è creativo...>>.
QUANDO SI INIZIA...ILCORTO
Visto e considerato che fino a questo momento ci siamo incuneati nel mondo del corto da vedere e da scoprire, con tutte le sue problematiche e nel contempo ammirevoli sfaccettature, cominciamo a capire, come si può realizzare un corto. Entra in gioco allora, un sito veramente giusto, dal quale carpire i Come, i Dove, i Quando e i Perché…mai nome fu più azzeccato: IlCorto.it. Ho intervistato Renato Francisci, uno dei fautori di questo spazio on line dedicato a tutto ciò che si deve sapere sul e per il corto...e che non avevate mai osato chiedere (tanto per parafrasare)! Nato da pochi mesi e in via di sviluppo sempre maggiore anche grazie al tema trattato, IlCorto.it ha ricevuto visite tra l'altro da Russia, Canada, Brasile, Turchia, Messico e Argentina, e come ben mi spiega Renato: << Ho cercato di dare una risposta a tutti quei ragazzi che si svegliano un giorno con la "folle" idea di girare un filmato. Hanno una telecamera, forse nemmeno digitale, una mezza idea di una storia, degli amici da utilizzare...che ci vuole a fare un film? E' così che iniziano e si trovano subito davanti a dubbi ed incertezze, devono affrontare problemi su problemi...Nessuno li aiuta, ed internet è una giungla: c'è poco, e poco organizzato, nel senso che ci sono molti filmati da vedere, ma poche idee su cui lavorare...allora si inizia a girare così come viene...ed il risultato è immaginabile...E perdono fiducia nelle loro capacità, cade ogni interesse per ciò che prima li attraeva. Ecco, IlCorto.it vuole essere una risposta a tutto questo, intende fare conoscere i percorsi, le regole da seguire, gli errori da evitare, fornire tutti i consigli necessari ed utili per andare avanti, sia per chi inizia sia per chi vuole crescere e non ha la possibilità di frequentare una buona scuola: si rivolge al regista, allo sceneggiatore ed a tutte le altre figure professionali in genere poco considerate che invece sono necessarie per realizzare un buon cortometraggio... >>. Agganciandomi al finale subito torna alla mente il vecchio e solito problema di produzione e distribuzione: << I produttori cinematografici perdono una notevole possibilità: portare a conoscenza del grande pubblico piccole opere d'arte, dei gioiellini che nulla hanno da invidiare al classico film che vediamo nelle sale...anzi! L'ideale sarebbe far precedere il film da un cortometraggio...Invece ci pensano solamente (per fortuna nostra) programmi televisivi come Corto5, Screen Saver, e quelli di altre piccole emittenti, o i soliti cinema d'essai...così il corto resta per una nicchia di appassionati...>>. Sembrerebbe quasi superfluo domandare se l'avvento del digitale sia un bene o un male per la produzione che moltiplica le uscite di nuovi autori, ma la domanda l'ho fatta e la risposta di Renato è un bello spaccato di cinema: << Dopo la pittura e la fotografia, tocca al cinema (ovvero all'accoppiata immagine in movimento - parole) diventare strumento alla portata della gente comune. E' un bene perché il filmaker che inizia ad utilizzare la sua telecamera col cuore e col cervello, osserverà il film lungometraggio in modo diverso, scoprendo un nuovo fenomeno comunicativo composto da una miriade di sfaccettature: inquadrature, struttura narrativa, fotografia, montaggio, colonna sonora...cogliendo quindi l'essenza e la forza di questa espressione artistica...riuscendo a capire interamente l'opera del regista e della sua squadra >>. Battiamo il ferro finche è caldo: il cinema digitale è considerato di serie B, perché?: << Proprio perchè alla portata ormai di tutti: in Italia ieri ed oggi la fotografia non è mai stata considerata un forma artistica alla pari della pittura, chi compra una fotografia? all'estero le gallerie fotografiche sono numerose, fin dalla vicina Francia, per non parlare degli Stati Uniti, Canada, Australia...Così per il cinema digitale....è considerato di serie B in Italia, non all'estero...Da noi chi investe una decina di milioni in un corto è considerato un "folle", all'estero è una cosa normale, è il primo gradino per entrare nel mondo del Cinema con la C maiuscola. Lo stesso dicasi per gli attori che, se partecipano, spesso lo fanno senza crederci troppo...Se invece vogliamo prendere in considerazione solo le caratteristiche tecniche, il digitale non è ancora all'altezza della pellicola, non ci sono dubbi, ma una piccola produzione indipendente può farne sicuramente a meno. Talvolta mi chiedo se molti direttori della fotografia e registi sfruttano completamente le caratteristiche della pellicola...>>. Il consueto tormentone me lo sono lasciato come dessert: Il corto per un autore, punto di arrivo o di partenza?: << E' contemporaneamente un punto di arrivo e di partenza. Nessuno è nato sceneggiatore o regista...Ma come dicevo prima il corto è un gioco di squadra: ogni persona che ci lavora deve essere motivato, dalla passione prima e solo dopo dal denaro (se c’è)...le opere migliori, sono quelle che nascono dal cuore. All'inizio è solo un gioco, ma poi con tanto studio, tante prove, idee, esperimenti, si cresce e si riesce a realizzare un'opera d'arte comunicativa. Sapersi esprimere, esprimere quello che si ha dentro, perché in un film ci mettiamo sempre qualcosa di nostro, non è semplice: ed il cortometraggio, per la sua brevità, ci permette di modellare un'idea, unica, genuina, precisa, in un’azione filmica completa. Non scordiamoci che molti grandi registi hanno iniziato così, girando dei corti...>>. Nel ringraziare Renato Francisci e tutti gli amici de IlCorto.it, posso soltanto invitarvi a togliere qualsiasi dubbio abbiate riguardo al mondo del cortometraggio, cercando nel sito che come mi confessa: << Speriamo di diventare una "Open School", un luogo di incontro, una fucina per tutte le generazioni cinematografiche: da una parte i nuovi giovani che ci sommergono con le loro domande e dall'altra i registi, sceneggiatori, fotografi, montator, ect già affermati pronti ad esportare le loro esperienze >>. Non mi rimane allora che augurare: Buona Fortuna e Buon Lavoro a Tutti!
 
INTERVISTA A MARCO BISOGNI
Ebbene, dopo aver parlato di come, dove e forse perché fare un cortometraggio, è giunto il momento di iniziare a dare la parola a qualche autore. Ho scelto Marco Bisogni, regista di un'opera a parer mio molto intrigante, dal titolo "NATURALMENTE". Essa ha già partecipato all'ultima edizione di FILMONDO riscuotendo non pochi applausi e si avvia verso la sua sperata fama...Chiedo così a Marco, da dove nasca la vocazione di fare cinema: << Il tutto nasce dalla voglia di CREARE, trasmettere emozioni o a volte opinioni o magari solo per approfondire riflessioni personali >>. Non c'è che dire, un bell'impegno... << Da qualche parte bisogna iniziare: l'impegno sta, secondo me, nel vincere qualunque tipo di freno e buttarsi nella mischia >>. Conoscendolo da tanto tempo, faccio l'avvocato del diavolo, infatti siamo stati sempre strettissimi collaboratori e grandi amici, e sapendo in che diavolo di "guaio" ci si caccia una volta fatto un film, chiedo di parlarmi del caos e del marasma nel mondo dei corti e lui con una calma proverbiale: << Magari fosse solo quello, nel marasma e nel caos ci sarebbe per lo meno imparzialità, ma non voglio fare di tutta l'erba un fascio... Ultimamente c'è stata una esplosione di concorsi per cortometraggi che sono andati ad aggiungersi ai concorsi e alle manifestazioni che già da tempo davano credito a un'eccezionale forma di espressione quale è il cortometraggio. Inoltre, un numero sempre maggiore di persone ha la possibilità di accedere ai nuovi "ferri del mestiere" (camere digitali, schede di montaggio economiche, etc...) e quindi sia amatori che professionisti competono in un settore che si va di giorno in giorno meglio strutturando >>. Lo spero proprio anche io che si vada verso un miglioramento del settore, ma per infierire domando se, senza tante imprecazioni, può parlarmi della nuova legge sul cinema in due parole. Lui con lo stesso piglio di ironia, però "non capisce" il mio quesito e rincalza: << Come dici? Due parole su come ammazzare il cinema??? >>. Da qui comprendo che siamo caldi e posso passare al mio TORMENTONE, il corto per un autore, un punto di arrivo o di partenza?: << E' un punto lungo un continuum. Non sono d'accordo con chi dice "il racconto sta al romanzo come il corto sta al lungometraggio", né tanto meno con chi si culla sugli allori per aver avuto successo con un corto o con chi, dopo un corto di successo, si crede promosso alla categoria lungo. Secondo me il Cortometraggio è fondamentalmente una soddisfazione, prima di tutto per l'autore e il suo staff ed è ancora maggiore se viene rinforzata dall'apprezzamento del pubblico e dei colleghi >> quindi cosa significa, aver fatto un cortometraggio in Italia? << Non vorrei essere pedante ma prima di tutto soddisfazione, poi però anche frustrazione. Perché ai cinema i corti non si vedono? Perché devono essere considerati un genere di nicchia? e tante domande simili mi affollano la mente... >>. Visto che sei alla tua opera prima, che consigli dai, riguardo ai concorsi? << Da lettore dei tuoi articoli quale sono, non posso che essere d'accordo con il consiglio che dai ai tuoi lettori ovvero che di primo acchitto i concorsi che danno più fiducia sono quelli che hanno almeno 6 o 7 edizioni alle spalle, comunque non sono razzista e periodicamente guardo le deadlines che offre "cinemaindipendente": se il concorso mi attira e, non siamo ipocriti, se mi attirano anche i suoi premi (non necessariamente pecuniari) cerco di partecipare >>... e che cosa chiedi al cinema? << Che mi faccia divertire, riflettere, innervosire, provare angoscia, arricchire, insomma che mi comunichi sensazioni e lo stesso cerco di fare io quando mi trovo nel ruolo di autore >>. Potrei forse non chiederti di qualche progetto futuro, anche se forse qualcosa ne so... << Eheh, come dire, il progetto più a breve termine è un corto "interregionale" su cui punto molto, ma non dirò altro per ora. In data da destinarsi ho in mente il soggetto per un corto a sfondo filosofico su temi di attualità, poi un progetto per "Filmondo" del prossimo anno. Per quanto riguarda le manifestazioni di questo anno sono in attesa delle selezioni della Cittadella del Corto di Trevignano Romano, di Filmvideo di Montecatini Terme nonché di un concorso per soggetti promosso da Coop. Ps. - Vorrei pure laurearmi... >>. Le idee ci sono (poi dicono che mancano nel cinema) e sono pure molto chiare...Nel ringraziare Marco Bisogni, colgo l'occasione per augurargli tutte le fortune possibili e nel tempo che intercorre il raggiungimento della laurea, qualche bella soddisfazione in campo cinematografico... poi chissà, tanto come ci diciamo tutte le volte che ci sentiamo, FARE FARE FARE !!!
 
INTERVISTA A MAURIZIO NICHETTI
MAURIZIO NICHETTI<< Gli ultimi saranno i primi... >>: Bellissima frase e direi che calza a pennello, avevo intervistato la volta scorsa il regista di un opera prima e ora per ultimo (almeno fino al prossimo articolo), intervisto il primo tra gli autori italiani più apprezzati citando ancora "Dall’Alpi alle Piramidi dal Manzanarre al Reno"...tanta enfasi per proporre l'intervista a Maurizio Nichetti. Un autore che ho sempre avuto nel cuore e nella mente e sentendomi quindi in imbarazzo parto con la prima domanda, tanto per rompere il ghiaccio, chiedo: << Anche tu hai iniziato con il corto, qualche anno fa, cosa è cambiato in questo lasso di tempo nel cinema? >> e giustamente mi sento rispondere << Da quindici anni è cambiato il modo: computer, internet, cellulari, tecnologia digitale, spettacoli interattivi, realtà virtuali, sarebbe strano se in tutto ciò non fosse cambiato anche il pubblico e il cinema che per il pubblico è fatto >>. Così su due piedi allora sfodero subito il mio famoso TORMENTONE e domando: << Il corto per un autore, un punto di arrivo o un punto di partenza? >> - << Sempre un punto di partenza, i punti di arrivo mi intristiscono, chiudere un percorso è anche terminare un'esplorazione, rinunciare a nuove scoperte, fermarsi in qualche modo, soddisfatti di una meta che può anche diventare prigione >>. A questo punto, trovandomi di fronte ad un personaggio così importante, sorge spontaneo chiedere dove trovi gli stimoli giusti e l'input per nuove idee... << Non considerandosi mai arrivato, definitivamente affermato, universalmente stimato. Bisogna saper ripartire ogni volta come se fosse la prima con lo stesso entusiasmo e la stessa ingenuità >>. Visto che il discorso ha preso veramente la piega giusta sento il dovere di chiedere consiglio: << Il cortometraggio prende sempre più piede, così come i Festival annessi, secondo te, come districarsi? >> - << Il modo migliore sarebbe quello di realizzare un bel corto, poi i modi e le occasioni per poterlo mostrare non mancano. Il rischio di finire in una rassegna inutile va messo nel conto, ma prima o poi se il lavoro merita saprà farsi notare >>. La risposta mi porta per forza di cose a dover incalzare: << Perché secondo te il cinema digitale è considerato di serie B? >> - << Perchè ci sono in giro troppi tradizionalisti duri a morire. Tutte le nuove invenzioni sono sempre state guardate con diffidenza da chi era maestro del vecchio >>, è d'obbligo allora chiedere di dirmi qualcosa sulla produzione e la distribuzione italiana, Maurizio Nichetti riesce simpaticamente a stupirmi dicendo << Se esistessero sarebbe già un passo avanti... >>; il ferro va battuto finche è caldo: << Che cosa significa essere un autore cinematografico oggi in Italia? >> - << Ci si sente un po' lontani dalle realtà cinematografiche contemporanee, lontani dallo spettacolo americano, lontani dal neorealismo da dopoguerra iraniano o yugoslavo >>. Ascolto in religioso silenzio e poi bramoso voglio sapere, perché essendo di mestiere partecipo alle domande, se il cinema per lui è una passione o un'ossessione... << Una passione a rischio di ossessione >>. Dopo questa chicca, potrei anche concludere ma quando mi ricapita un'occasione del genere e poi la mia mente non vede l'ora di poter esporre un nuovo quesito per riuscire a sentire il piccolo aforisma che con naturalezza il Maestro Nichetti riesce a tirar fuori tra le sillabe delle sue risposte: << E per te, cosa chiedi al cinema e cosa cerchi di dare? >> - << Che mi faccia passare bene il tempo. Due ore trascorse davanti ad una bella storia o tre anni passati dietro una bella storia non è mai tempo perduto >>. Non posso che annuire, ma non lo faccio in maniera superficiale o per dare dei contentini, accipicchia non parlo mica con Tizio o Caio... ma visto il tempo che ho già rubato e la mole di informazioni che ho raccolto decido di far per ultima, come sempre, la domanda più bella e delicata, quella sui progetti per il futuro... << Riuscire a continuare a lavorare malgrado tutto e tutti e ti assicuro che non è facile ed è già un buon risultato continuare a sperare di riuscirci... >> e noi tutti (mi faccio portavoce di tutto il popolo cinefilo) aspettiamo ansiosamente uno scoppiettante ritorno al grande schermo... per sognare ancora una volta... dunque ora, posso solo augurare tutto il bene possibile a Maurizio Nichetti e lo ringrazio per il tempo che ha messo a mia, e a nostra, disposizione. GRAZIE DI CUORE.
 
INTERVISTA A PIETRO GHISLANDI
PIETRO GHISLANDICome in tutte le escalations che si rispettino, per far si che un discorso sia ampio (una favola prende ritmo e incanta quando è letta a più voci), non potevo proporvi di meglio. In primis per il fatto delle "più voci"... e in secondis (occhio che non si scrive ne si dice così, ma mi piaceva) perché si dà voce a chi merita di essere ascoltato. Durante la chiacchierata con il grandissimo attore Pietro Ghislandi, la passione che poi spesso coincide con una ossessione, che porta dietro tutte le sue ansie e i suoi umori, è stata tanta. Ho iniziato, come si fa sempre, anche se si stava già parlando da un po’, chiedendo come fosse nata la passione di fare l'attore, e mi sento teneramente rispondere: << Già da bambino, quando suonavo la fisarmonica nella FISORCHESTRA di mio zio, mi dilettavo ad intrattenere il pubblico negli intervalli e da lì, piano piano, dal gioco alla realtà... >>. Quindi di anni ne sono passati un po', non molti per carità, però la curiosità mi ha spinto a domandare, dove si possono trovare gli stimoli giusti per continuare a fare ciò per cui si è venuti al mondo, così mi dice: << Il mio cabaret, è sempre lo stimolo più forte, la cosa che mi diverte di più... >>. Per redimermi dal fatto dell'età, domando velocemente, cosa avrebbe voluto fare da grande... e prontamente Ghislandi mi risponde: << Vorrei essere il protagonista di un film americano e magari con una parte drammatica, visto che purtroppo questo mio lato recitativo non è spesso messo in luce, sai in Italia quando ti attribuiscono il bollo dell'uomo che fa ridere, è molto dura poi far cambiare idea! >>. Ho un guizzo e cercando di fare una battuta, visto che l'aria è la più tranquilla che si possa immaginare dico: << Quindi, in Italia ridere, in America piangere e magari in Svizzera, che è sempre stata neutrale? >> - << Domanda che cade a fagiolo, sulla TV Nazionale Svizzera, sarò tra poco protagonista in una Fiction dal titolo SERGIO COLMES INDAGA per la regia del bravissimo Alberto Ferrari e prodotto dalla POLIVIDEO... vedremo... >>. Vedo che siamo sulla strada giusta anzi giustissima e sparo subito il dilemma del cinema digitale, per sapere cosa Pietro Ghislandi ne pensi: << Oramai il cinema digitale è quasi come la pellicola, con l'utilità pratica di poter vedere subito ciò che si è fatto e con poca spesa poter decidere anche di mettere nel cassetto per un po' una cosa fatta, invece di tenerci sempre solo i sogni... >>. Quando uno ha ragione, ha ragione... Sono caldo per poter chiedere qualcosa sulla nuova legge del cinema, ma mi sento rispondere: << Non la conosco per niente, non faccio parte del giro... >>, allora in due parole, spiegando il problema della legge aguzzina, che toglie ai poveri per dare ai ricchi, lui mi risponde << Allora negativa! >>... Quasi quasi, neanche la tiro fuori la questione della produzione e della distribuzione... Poi però penso che per risalire, occorre toccare il fondo e lo domando, lui mi risponde << Come sopra>... Si proprio così. Finalmente, si può di nuovo parlare di cose serie, e chiedo con cosa oggi si possa far riflettere la gente, col suo mestiere, e lui: << E' dura, bisogna fare gavetta giorno per giorno, la comicità vera non è improvvisata con quattro battute a memoria e tre parolacce... occorre un lavoro interiore ed esteriore quando si sale sul palcoscenico >>. E invece per farla ridere?: << Intanto lo spettatore dovrebbe sapere che dietro una battuta c'è la ricerca di un uomo e della sua vita, poi la satira e la spontaneità si fanno cogliere nell'humor! >>. Prima della conclusione, sorge spontaneo il domandare che idea si sia fatto sul mondo in cui lavora e dopo un sospiro, mi sento dire: << Bè, purtroppo oggi si tende a battere a cassa e c'è rimasta poca gente che lavora per l'arte! >>. Cavolo, penso a voce alta, ma allora un ragazzo che vuole intraprendere questo mestiere, e lui (che ha sentito) risponde: << Gli consiglierei di mettere in piedi un bel caseificio di formaggi bergamaschi DOC, almeno starebbe più tranquillo... E' dura! >>. Prima di congedarmi, gli domando quando potremmo tutti quanti vederlo di nuovo all'opera, e lui sorridendo dice: << A dire il vero non sto mai fermo, faccio sempre spettacoli di cabaret... ma sarò anche il prossimo braccio destro di Gigi Proietti nella pubblicità della KIMBO, dove sarò un logorroico passeggero, e mi viene in mente che dal 28 Agosto partirà la campagna degli allegati del Mensile OGGI, di cui sarò il Testimonial nella parte del custode di un museo... Poi si vedrà... >>. Eh si! Si vedrà e noi vedremo. Ringraziando per la pazienza (con me ce ne vuole tanta) Pietro Ghislandi, a nome di tutti i lettori che prendono buoni spunti dalle mie interviste e quindi, ottimi da questa, auguriamo un grande "In Bocca Al Lupo" per tutto...
 
INTERVISTA A LIU' BOSISIO
LIU' BOSISIO<< ... Si tratta della differenza tra i termini COMPRENDERE e CONCORDARE. L'inconsapevole confusione dei due termini è causa di meravigliosi litigi, poiché non si accetta che sia possibile comprendere appieno il punto di vista dell'altro senza essere tuttavia della medesima opinione, senza necessariamente concordare >>. (Paul Watzlawick, Dal libro "DI BENE IN PEGGIO"). Perché ho citato questa frase? Per il fatto che un concetto esiste e l'autore è assolutamente fiero di averlo espresso... Nella vita di tutti i giorni il mondo va così... ma non oggi... Non in questo articolo... non con la splendida persona che voglio presentarvi questa volta. Il filo sottile che lega COMPRENDERE e CONCORDARE durante tutta la mia intervista non è stato mai vicino neppure alla lacerazione. Per una volta, una soltanto, ci si trova a specchiarsi nella realtà, di una vita, di una professione di una donna... Realista (come mi dice out-intervista) e non pessimista... Chi è? Liù Bosisio... e non ditemi di non averla mai vista, o che non ricordate il suo nome o magari non la avete sentita parlare... La mia prima domanda è stata quella più ovvia, anche perché in qualche modo serve per rompere il ghiaccio quindi si chiede:

- << Come e quando è iniziata la vocazione per l'arte? >>
- << Arte?... vocazione?... Non credo si tratti di questo... ma forse capisco cosa tu intenda dire... Ecco! Quando ero piccolissima. Ho un ricordo molto antico. Ero all'asilo. Stavo nel mezzo di un grande salone e recitavo una poesia. Tutt'intorno i miei piccoli compagni seduti, chi sulle seggioline e chi per terra. Ho un ricordo confuso di ciò che successe dopo... battimani, risate... e qualcuno che diceva "Ecco il campione!"... ma ricordo perfettamente quello che provai... orgoglio, vergogna, volevo celarmi agli sguardi e il cuore che batteva forte. Non ho mai capito se la frase udita e le risate fossero state di compiacimento o di scherno... fatto sta che ebbi comunque la voglia di riprovarci... La mano della suora che mi conduceva per il salone mostrandomi a tutti rimase indelebile in me... Questa "spinta" non la chiamerei arte né vocazione, ma solo un bisogno prepotente di essere ascoltata. Di impormi in qualche modo >>.

Visto che la partenza è andata, continuo con l'arte:

- << Wilde diceva, "L'artista può esprimere tutto", poi di rimando "l'arte è completamente inutile", tu come ti poni? >>
- << Sono vere tutte e due le cose. L'artista può esprimere tutto (se ci riesce!), ma in un disegno più grande... a che serve??? >>.

Ne ho fatte due buone, ora purtroppo la ca***ta ci scappa (non mi si addice il motto non c'è due senza tre), domando:

MARGE SIMPSON- << Parlo con un mito, sei stata Pina, la moglie di Fantozzi, e Marge, la moglie di Homer Simpson, questo cosa significa per te? >>
- << Il mito? Questo è il punto!!! Ma in che società viviamo se una Pina o una Marge diventano un mito??? Certo preferirei essere ricordata per gli anni e anni di faticoso teatro, nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche e nei salotti buoni (Teatro Argentina ad esempio)... ma del resto... poi tutto si brucia in una pizza e in bicchiere di vino... e il messaggio, se c’è messaggio, chi se lo ricorda più? >>.

Ok ok, ve l'avevo detto... mi sa che riparto con l'arte...

- << Per te, una passione o una ossessione? >>
- << L'Arte?... ma di quale arte parli??? E' un lavoro! Una professione!... Sì, una professione come un'altra… e dopo un po' di anni diventa routine anche questa! Arte!... Noi non siamo "autori", ma… come posso dire?... "mediatori" ecco! Pisanello è ARTE, Mozart è ARTE, Michelangelo, Cartier Bresson, Fellini e Visconti sono ARTE... ma noi! Noi siamo solo il tramite fra chi scrive, racconta... e chi ascolta... Lo possiamo fare bene o male e quindi interferire in qualche modo sulla costruzione dell'opera... ma anche un "microfono sbagliato" può fare questo >>.

Più chiaro di così si muore e muore anche tutta la mia bramosia di discorrere sull'arte, meglio chiedere:

- << Che idea ti sei fatta del mondo in cui lavori? >>
- << In un certo qual modo ti ho già risposto. Oppure non ho capito... che cosa vuoi sapere? Degli intrighi o pettegolezzi?... Delle invidie?... Della vanità che ci anima? O delle anticamere per avere un contratto???... Delle attese?... Della lontananza da casa?... Dei figli che crescono senza di noi??? Che cosa vuoi sapere, dimmi! >>
.

E allora penso che in qualche modo davvero tutte le risposte sono date (non sarò mai stufo di ripetere a tutti il motto INTER LEGERE)... a questo punto, siccome mi sono incuriosito della Arte RAKU di cui Liù è grandissima esponente passo a domandare:

- << Mi spieghi brevemente la tua passione per l'arte RAKU? >>
- << Ti siedi, prendi dell'argilla... la batti, la mescoli, la lavori... e... piano piano... lentissimamente... il tuo pensiero prende forma in lei... Io la chiamo "la gioia nelle mani"... Non saprei dire di più >>.

- << Se decidessi di creare una scultura per descrivere te e la tua vita, come inizieresti? >>
- <<Credo che rifarei la spirale di una conchiglia, come ho già fatto... >>
.

Visitate i siti www.liubosisio.com, www.arteraku.it e www.ceramicaraku.com per vedere il frutto di questa "gioia delle mani"... non si fa mai paro ad imparare e a sorprendersi di una persona, tanto poi, passando al quesito successivo:

- << Cosa ti dà stimolo nel continuare a fare tutto ciò che fai? >>
- << La GIOIA, l'ESSERCI... La vita! >>.

Mi mancava proprio una bella sferzata giubilare, tanto che non appena inebriatomi di felicità (non ha fatto anche a voi questo effetto la risposta?) sono costretto però a dare... un colpo al cerchio e uno alla botte:

- << Quale è la cosa nel tuo lavoro che ti dà più fastidio? >>
- << Il dare troppo peso a ciò che si fa >>.

Questo mi da spunto per chiedere (visto il mio lavoro) se Liù conosce il mondo del cortometraggio...

- << No, e me ne dispaccio >>.

Credo allora che sia venuto il momento di entrare nel particolare con i dilemmi mediatici su cosa pensa di cinema, tv e teatro... Iniziando dalla televisione italiana...

- << Ne penso male e ti dico il perché. I programmi che "dicono" qualcosa, o vengono tagliati (nel senso che vengono proprio cestinati), o vengono trasmessi la notte. I film d'autore per citare un esempio. Ma davvero pensano che il popolo sia bue?... Tu cosa pensi?... >>.

Io, stendendo un velo pietoso, tanto per non essere impietoso e cominciare con le solite parolacce, passo a chiedere del cinema...

- << Da molti anni vivo in campagna e qui nel mio paese non c'è neppure un cinema. Quindi non ne so nulla >>.
- << E il teatro? >>
- << Idem. Ma, mentre il cinema mi interessa molto e mi dispiace di non poterlo seguire, il teatro invece non mi dice proprio più niente >>

- << Ma allora "da grande" cosa vorresti fare? >>
- << Se potessi ricominciare... ebbene, vorrei fare la reporter, ma non di guerra… Mi piacerebbe avere a che fare con gli animali... Licia Colò è l'unica persona al mondo che mi abbia suscitato un po' d'invidia!!! >>
- << Ed allora a proposito di invidia, che cos'è la notorietà, il divismo..in Italia? >>
- << GOSSIP!!! >>
- << E visto il Gossip, in un mondo in cui la notizia corre ma è corretta, perché dobbiamo tenere a freno le nostre lingue? >>
- << Perché è molto facile ferire >>
.

Visto che ci si avvia alla conclusione e disquisendo mi accorgo dalle risposte del tocco femminile nelle risposte che si modellano come argilla nelle parole di una spontaneità e una sincerità inaudita, mi sorge proprio spontaneo chiedere:

- << Una donna, come si pone col mondo dell'arte? >>
- << Non ne ho idea. Non mi sono mai considerata un'artista, ma piuttosto una brava artigiana >>.
- << E i tuoi progetti per il futuro?... >>
- << Ora mi sto dedicando al libro, il mio libro... Non so come andrà a finire, lo saprò domenica (è arrivato tra i dieci finalisti di un concorso letterario). Oltre a questo, dunque vediamo... quiete... tranquillità... ecco! Il raggiungimento dell'armonia. E qualche buon viaggio >>.

E allora Buon Viaggio... nella vita e nel sogno... Ringraziando Liù Bosisio per la straordinaria franchezza e arguzia, non posso che augurarle il meglio che una mente possa immaginare ad occhi aperti e chiusi... intanto vi consiglio di leggerlo il suo libro...GRAZIE TANTE LIU'...

N.D.R. : Il concorso letterario ha portato a Liù una targa d'argento, purtroppo i "diari" come dice lei, non vengono pubblicati a meno che non siano "memorie". Durante la manifestazione, mi dice testualmente: << Ho letto una mia pagina... la gente... ha applaudito e poi... sempre applaudendo... si è alzata tutta in piedi... Mi emoziono ancora al ricordo: questo è stato il vero premio: sapere che la gente, il pubblico, mi vuole bene! >>.

 
INTERVISTA A NICOLA BRUSCO
NICOLA BRUSCOChi non hai mai sentito parlare dell’animazione in flash che oltre all’applicazione per la costruzione dei vari siti web è diventato il principale programma per la produzione di bellissimi cortometraggi animati, che spesso raggiungono una qualità eccelsa. Persino Bruno Bozzetto per ovviare ai costi impressionanti e alla mole di lavoro, mi disse che con un computer in casa e un buon programma si riesce a costituire da soli un intero staff di lavorazione. Cercando sul web ho trovato uno dei giovani migliori in questo campo, per bravura tecnica e non fosse altro per la straordinaria freschezza di idee e capacità di cogliere in maniera satirica ogni aspetto della nostra vita e della nostra cultura che oramai solamente a guardare la tv, non si capisce bene quale sia. Ho intervistato Nicola Brusco e gli ho domandato in primis: << Quando e come è nata la tua passione per l’animazione? In tutta risposta, tanto per avvalorare il discorso di passione, amore e ossessione cinematografica, mi sento rispondere: << Amo i fumetti da sempre... mi piace inventare storielle... e poi un amico mi portò Flash 4, e fu subito amore! >>. A questo punto, da perfetto ignorante in materia, sono quasi costretto a domandare quanto tempo si impiega a realizzare un'opera e sorprendentemente, da parte mia, la risposta è: << Qualche pomeriggio >>. Ma allora, gli domando: << Come nasce l’ispirazione per un lavoro? >> - << Non lo so bene.. ma so che di idee ce ne sono un'infinità. purtroppo il tempo è quello che è e solo alcune affiorano in cima: per esempio, non sono mai riuscito a dare vita alla saga di "Jazz Christ and His Gang", in una Palestina Post-Nucleare, geniale idea del mio amico Reverendo Goldfish >>. A questo punto si intuisce anche dall’esempio che ha portato lui, che tipo di produzioni Nicola tiri fuori e lo si capisce meglio quando mi dice: << Non mi rifaccio a nessuno in particolare, ma prendo spunto un po' dappertutto! Fumetti della Bonelli, Jacovitti, barzellette su internet, Schopenhauer e un pizzico di Nino Frassica >>. Un vero e proprio Satiro di internet, la modernità dello stile visivo artistico compressa al Kb. << Ma la Satira, mi prude chiedere, che è la più antica forma di dissenso e lotta civile e l’artista la esprime con ogni mezzo, tu oggi, come la vedi? >> - << A leggere i messaggi che mi arrivano, qualcuno vorrebbe far morire la satira, o decidere quello che fa ridere. ma finchè questi sono la minoranza, viva la satira! >>. Non posso che dargli ragione e meno male che non sono capace di utilizzare la sua stessa forma di cartoon, altrimenti mi avrebbero già arrestato per vilipendio o mi avrebbero scomunicato, già coi corti… Tornando però sui binari, potrei non chiedere: << Quale futuro vedi per il campo dell’animazione breve? >>. E Brusco con una verve spontanea mi dice: << Mah! ora come ora intravedo una diffusione apocalittica tramite i cellulari. L'animazione breve è l'applicazione perfetta: (questo tg sarà in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali) >>. A questo punto mi sorge un dubbio e per togliermi il dente devo domandare se i cartoni animati sono per bambini o per adulti, così mi sento rispondere: << In generale per entrambe le categorie. anche i miei, credo >>. Certamente ciò che arriva al cervello viene deliberatamente tradotto da esso e sviluppato in maniera diversa. Avendo visto i cartoons di Nicola penso che il messaggio arrivi, certo conosco anche parecchie persone alle quali non basterebbe urlargli nelle orecchie e suonar campane per far smuovere il loro comprendonio, ma nessuno è perfetto! Così continuo chiedendo, tanto perché è giusto farlo: << Internet è uno strumento di diffusione per i tuoi lavori, parlami brevemente dei pro e dei contro... >>. E infatti lui mi risponde: << Pro: finalmente uno strumento davvero libero. Contro: essendo libero rispecchia liberamente l'uomo tout-court (si scrive così?), e a volte le porcate prevalgono. non mi riferisco al porno - Anzi, viva il porno! Un altro contro: non si fan schemi su internet. Ma se si facessero non sarebbe più libero >>. E mi sembra così di aver fatto molta più chiarezza. Lasciandoci non rimaneva che chiedere quali fossero i suoi progetti per il futuro e sorprendentemente sento... << Andare da Costanzo... ops no, ha chiuso bottega, e dalla De Filippi non ci voglio andare!!! >> . In Conclusione direi che la facoltà e la possibilità di esprimersi in tutte le sue forme, sta pian piano aprendo sbocchi molto importanti e positivi, ma d’altro canto, è la tutela e il riscontro economico che non vanno di pari passo con le buone idee ma questa diatriba, che oramai si snoda dai tempi del mecenatismo ed è andata avanti passando per l’istituzione del diritto d’autore sino ai giorni nostri, la lascio sui libri e sulle bocche degli esperti e degli studenti in Scienze della Comunicazione.
 
INTERVISTA A IVO DE PALMA
IVO DE PALMAParole, immagini, musica: il mix che sancisce il cinema come l’arte per eccellenza, almeno a mio modesto parere (certamente sono di parte). Non ho inserito a caso il termine PAROLA, come primo della lista, proprio perché, vado ad introdurre una chiacchierata posta come il fiore all’occhiello di tutto il discorso sin ora portato avanti in questa rubrica. Si è prestato alla tortura delle mie domande l’attore e doppiatore Ivo De Palma, al quale come si conviene ho chiesto come prima cosa, visto il suo “essere” nel campo artistico a 360 gradi, << Da dove nasce la sua passione verso questo mondo? >> - << Con il mio insegnante di recitazione di allora, Ernesto Cortese, ormai scomparso da tempo. Nel salotto della sua abitazione, dove teneva gli incontri con gli allievi, il suo carisma era in grado di farti respirare l’aria del palcoscenico, mi ero rivolto a lui per migliorare la mia resa radiofonica, per approfondire un minimo di espressività dopo il corso di dizione. Alla seconda lezione già volevo fare l’attore... >>. Una volta toltici dall’impaccio, io sparo subito un quesito che mi preme da tempo, vista tutta la grande bagarre intorno al mondo del doppiaggio: << Chi pensa che questo possa uccidere il cinema perché non vendiamo, oppure comperiamo solo dall’estero? >>. Ivo spiega benissimo dicendomi: << Ne penso bene: l’Italia è famosa nel mondo per la Formula 1, il calcio, gli spaghetti, la moda e... il doppiaggio. Vabbè, anche per la mafia, ma sorvoliamo... Il doppiaggio, comunque, è un servizio. Ha senso discutere dell’utilità di un servizio? Direi di no, finché i fruitori di tale servizio sono e restano svariati: produttori, distributori, sale cinematografiche, emittenti televisive, inserzionisti pubblicitari, oltre naturalmente al grande pubblico, che non a caso, paradossalmente, cito per ultimo, giacché la pretesa di rendergli più agevole la comprensione ha in realtà lo scopo primario di arricchire i vari profittatori citati prima... Chi desidera conoscere anche le interpretazioni vocali originali può comunque farlo in seconda battuta, rivedendo il film nella lingua di partenza. Al cinema quando possibile, o su DVD. Se poi è addirittura in grado di seguirlo direttamente in originale, ne sono contento per lui. Io, però, lavoro a beneficio degli altri... In relazione ai prodotti prettamente televisivi direi che il problema non si pone proprio. A qualcuno interessa vedere Derrick in tedesco? Heidi e Lady Oscar in giapponese? Sentieri in americano? Credo proprio di no! >>. Dopo sì lauta spiegazione, mi viene spontaneo allora chiedere quanto attore ci sia dietro un doppiatore e, lui prontamente incalza: << Auspicabilmente molto. Il doppiaggio non consente di andare molto oltre il brusio, o il documentario, o il codino pubblicitario, se non si hanno qualità attorali evidenti e riconosciute. La bella voce, paradossalmente, non basta, a parte il fatto che lo stesso concetto di bella voce è molto più soggettivo di quanto non fosse in passato. Così come non basta semplicemente parlare sul sincrono labiale. Bisogna recitare. E spesso recitare il “non recitato”, cosa che fa sembrare il risultato molto semplice e naturale, ma che in realtà implica una perizia non comune nell’uso espressivo della voce. Più personalità hai, migliore è la tua resa su quel volto, su quel vissuto. Chi ti sceglie lo fa pensando che solo tu possa rendere quel ruolo in quel dato modo. E’ un altro paradosso, ma nel doppiaggio (così come in genere nella traduzione) è centrale, se il filtro è neutro, il risultato è convenzionale, se non scialbo. Se il filtro è ricco di proprio valore aggiunto, il risultato è strepitoso >>. Devo subito rimettermi in pista con un’altra domanda e, prima di dimenticarmela, occorre tirar fuori il mio tormentone, poiché altrimenti, talmente preso dalla discussione, potrei anche saltare il famoso: << Il campo in cui operi è per te: un lavoro, una passione o un’ossessione? >>. E, con mio stupore, forse la migliore risposta mai sentita (confrontatela pure voi), Ivo De Palma, risponde: << E’ un lavoro appassionante, con tutto ciò che di ossessivo comporta la passione per un’attività fortemente specializzata >>. A questo punto, toltomi il dente, posso tranquillamente continuare con un'altra mia curiosità, domandando cosa ne pensa sulla diatriba tutta italiana sui fondi a beneficio del campo artistico e sento dirmi: << Se cultura e spettacolo sono considerati beni superflui e non, come invece dovrebbero, elementi di formazione e di crescita dell’individuo, non vedo come questi soldi possano crescere... E purtroppo il pubblico, rimbambito dai bisogni fittizi inoculati dalla pubblicità (e dai tanti prodotti di intrattenimento idiota pagati dalla pubblicità), non è nemmeno in grado, in termini di grandi numeri, di rendersene conto, di rivendicare un’offerta culturale all’altezza di un cittadino degno di questo nome >>. Mi viene allora subito in mente di farmi dire, lui che idea si sia fatta del mondo in cui lavora, tranquillamente comincia dicendo: << Il doppiaggio è un lavoro bellissimo, ma solo a patto di essere messi nella condizione di farlo bene, e questo, purtroppo, non sempre accade. Occorrono i presupposti logistici e tecnici che ti consentano di lavorare effettivamente sulla voce e con la voce, cioè sale di doppiaggio attrezzate per valorizzare il dettaglio dell'esecuzione vocale; occorrono direttori con il gusto della vera e propria regia vocale, che vadano quindi un po' oltre il controllo del sincrono e l' uso standard della voce; occorre un clima di libertà creativa che ti consenta, ove necessario, di restituire nella lingua d'arrivo ciò che non sarebbe altrettanto efficace, se trasposto pedissequamente dall'originale: una libertà di "tradire", purché con raffinato buon gusto, che (anche qui paradossalmente) è la più alta forma di rispetto verso il prodotto originale, poiché finalizzata alla sua più alta resa possibile nella lingua d'arrivo. I pro e i contro del doppiaggio stanno qui, nella presenza o nell'assenza di queste condizioni. Nella possibilità di usare la voce come strumento sensibile, specchio del pensiero che sta dietro ogni battuta, o nell'obbligo di farne soltanto un rozzo e piatto megafono, come in certi contesti è ormai prassi consolidata. Riscontro, inoltre, che le esigenze della struttura che ti dà il lavoro (quando te lo dà...) sono diametralmente opposte a quelle che hai tu come singolo professionista. Tu hai bisogno di spaziare, diversificare i ruoli e l’impegno tecnico e artistico, in una parola: crescere professionalmente. Loro hanno bisogno di impiegare una voce sulla base della sua resa migliore, quindi, sostanzialmente, tendono a farti fare sempre le stesse cose. Conosco bravissime colleghe che manco sanno com’è fatta la loro voce naturale, dopo anni passati a storpiarla su ragazzine, ragazzini o mostriciattoli... Una volta, come garanzia intermedia tra struttura e professionista c’era il peso e il prestigio del direttore di doppiaggio. Ma anche questa figura, purtroppo, ha via via perduto autonomia e prerogative, quantomeno nei contesti più commerciali >>. Mi torna alla mente allora, quando anche io una volta, avevo pensato di fare il doppiatore, e visto che l’uomo che mi trovo davanti, insegna, la domanda mi è sorta spontanea: << Facendo innumerevoli corsi, qual è la prima cosa che cerchi di far imparare? >>. Lui mi dice: << Molti allievi non sanno fare la cosa più importante che un allievo deve saper fare, cioè... l’allievo. Non sanno fidarsi di se stessi, ma, anzi, di se stessi diffidano.
Non sanno fidarsi del loro insegnante, ma, anzi, spesso se ne difendono.
Morale della favola: non riconoscono i propri miglioramenti, non riconoscono il valore di un progresso minimo ma significativo, non riconoscono l’immenso valore didattico del tempo che trascorre e che consente, ai semi piantati settimane o mesi (talvolta anche anni...) prima, di dare finalmente qualche frutto. Perdono quindi motivazione, non si impegnano quotidianamente e per ciò stesso si fermano. Di conseguenza, rispetto a chi va avanti, arretrano.
Un allievo, che aspiri a fare il sarto o il doppiatore, deve saper fare innanzitutto l’allievo: il resto arriva di conseguenza. E arriva molto prima >>. Sospiro tra le nuvole, perché da grande poi ho cercato di fare un altro mestiere, ma chissà lui, cosa vorrebbe fare "da grande"? non mi accorgo di aver pensato a voce alta e mi la sua risposta è: << L’operatore culturale a tutto campo, che non significa ripudiare la mia storia e il mio patrimonio professionale ma, al contrario, inscriverli in un discorso molto più ampio e dedicarli a iniziative che finalmente partano da una forte e costante progettualità personale. Le strutture Eikonteatro e Dubsters, che dirigo da qualche anno, costituiscono, in modi differenti, il materiale, e per il momento molto faticoso, sforzo di tradurre in realtà questa aspirazione >>. Mi blocco e penso che allora, potrei un giorno provare ad iscrivermi ad uno dei suoi corsi, certo non faccio in tempo per quelli di Aprile che lui mi dice che sta preparando, ma, essendoci avviati per questa strada, come migliore domanda conclusiva, pensando a me, ma anche ai tanti giovani, gli chiedo che cosa si sentirebbe di dire a chi, adesso vorrebbe intraprendere un mestiere come il suo: << La mia posizione sta esattamente nel mezzo dei due odiosissimi atteggiamenti in cui un aspirante doppiatore è solito imbattersi: quello di alcuni “mostri sacri” che senza mezzi termini risponderebbero “gli direi di fare un altro mestiere” e quello di alcuni altri (molto meno “sacri”...) che scrivono fregnacce da marketing di serie Z, tipo "abbiamo bisogno di giovani colleghi!". La realtà è che eravamo già troppi quando, oltre vent’anni fa, ho cominciato io. Ma questo non ha impedito, a me e a tutti i colleghi che avevano le carte in regola per emergere, di avviare e condurre in porto la nostra carriera. Il ricambio delle voci è fisiologico, non si può avere in eterno la freschezza dei vent’anni. Prima o poi le qualità di un giovane agli esordi, se sorrette dalla saldezza della propria motivazione, danno i loro frutti, anche in un mercato saturo come il nostro. Certo, se poi uno mi dice che ama dormire solo sonni tranquilli, mi vedo costretto a suggerirgli, mio malgrado, di guadagnarsi il pane in modo più convenzionale...
In ultimo, se posso permettermi di chiudere con un po’ di promozione personale, all’aspirante professionista della tua domanda risponderei di venire ad impararlo da me, questo mestiere. Senza raccontargli che “ho bisogno di giovani colleghi”, naturalmente... Affrontare le basi di questa professione deve essere innanzitutto un’esigenza sua. Ma se per i suoi primi passi nell’ambiente cerca un insegnante motivato, un professionista competente, un punto di riferimento riconosciuto, beh... più mi guardo allo specchio, più mi sembra di rispondere alla descrizione >>. Concludiamo così la nostra chiacchierata, stavolta lascio libero sfogo di interpretazioni sperando di aver invogliato, quanto è stato per me, qualcuno a innamorarsi di questo lato dell’arte. Per chi volesse saperne di più, magari sulla figura di Ivo De Palma (che ringrazio ancora della cortesia) o dei suoi corsi, può collegarsi al sito www.ivodepalma.it. Termino citando una frase di MONTAIGNE: << I nostri appetiti disprezzano e ignorano ciò che hanno a loro disposizione per correre dietro a ciò che non hanno >>.
 
IL PROGETTO NECHE
IL PROGETTO NECHEAd un certo punto del percorso occorre ripercorrere strade già battute, poiché la molteplicità degli eventi, giustamente, fa sì che le possibilità progrediscano. Sto parlando di distribuzione cinematografica on line, un argomento già trattato, ma che in questo caso, è amplificato, poiché non solo tocca il mondo del cortometraggio, ma bensì si concentra culturalmente in tutto ciò che è ARTE VISIVA, passando per documentari e lungometraggi. E’ nato il progetto NECHE, una distribuzione on line che mira a raggiungere grandi livelli nei territori vastissimi della rete.
Ho avuto il piacere di poter intervistare la direttrice di questa distribuzione: Veronica Bilbao La Vieja a cui, per prima cosa, ho domandato come è nata l’idea di questo progetto...: << Nasce dalla necessità di trovare una via alternativa di distribuzione per il cinema indipendente che è molto penalizzato dalla grande distribuzione e anche quando arriva alla sala non ha la forza economica per reggere a lungo. A volte non si considera che i film con meno mezzi di promozione hanno più bisogno di tempi lunghi per arrivare al pubblico >>. In effetti, non si scopre l’acqua calda asserendo che la distribuzione italiana, da un pezzo, se la passa male e così sorge spontaneo domandare quali innovazioni porta la sua distribuzione, e mi sento rispondere: << Questa distribuzione on line apre un nuovo canale distributivo sia per i film, i documentari e i corti che non arrivano alle sale, sia per quelli che vi sono arrivati e non hanno più visibilità se non raramente nei palinsesti notturni. Inoltre essendo i film trasmessi in streaming e quindi non salvati sul pc dello spettatore si combatte la pirateria >>. Denoto così una gran voglia di fare, ma essendo puntiglioso voglio sapere nel particolare cosa offre di preciso questo servizio ai suoi clienti: << Offriamo lo streaming del nostro listino e ci stiamo attrezzando anche per mettere in vendita sempre on line i dvd dei nostri film per chi volesse inserirli in una propria videoteca o anche per chi non è provvisto di banda larga >>. Come dicevo all'inizio, ci troviamo di fronte ad un campo vastissimo come quello della rete, quindi occorre sapere cosa Veronica pensi di questo nuovo spazio che offre un coinvolgimento visivo del tutto nuovo, lei mi dice: << I tempi sono ormai maturi perché il cinema si apra a queste nuove frontiere se non vuole essere in ritardo con i nuovi comportamenti che si stanno consolidando tra i giovani, basti pensare a quanti di loro vedono i dvd sul pc e non più in televisione >>. A questo punto entro proprio nel particolare domandando quali tra corti, film e documentari fin ora sono i più richiesti e la risposta è: << Considera che c’è stata una lunga preparazione di ricerca e acquisizione delle opere e che il progetto, con la possibilità di pagamento è partita da circa due settimane. Adesso stiamo facendo la promozione attraverso tutte le possibilità che ci offre il web, i collegamenti con altri siti, i portali, le riviste on line e il pubblico comincia ora a conoscerci. Come era previsto in questa fase vedono di più i cortometraggi perché non c’è la difficoltà del pagamento a cui non tutti sono avvezzi, ma piano piano cominciano anche a vedere i film e i documentari >>.
Mi viene allora in mente, visto che comincio ad entrare nel meccanismo (spero vivamente anche voi) che questo tipo di servizio, magari venga fuori dopo alcuni aiuti Ministeriali, ma a questa domanda, non sorpendentemente come troppo spesso accade, la risposta è << Purtroppo no >>. Cambiando subito direzione, la mia curiosità arriva a voler sapere se fino ad ora sono state di più le richieste di distribuzione o quelle di poter vedere le opere e la direttrice mi risponde: << Adesso cominciano ad arrivare le richieste da parte degli autori e produttori di essere distribuiti, non voglio nasconderti che far capire come poteva funzionare il tutto è stato abbastanza faticoso, ma è anche comprensibile visto che fino ad ora internet è stato associato a pirateria >>. Quindi subito incalzo chiedendo un bilancio fin ora: << Fiduciosi di essere proiettati nel futuro >>. La risposta mi piace molto, così devo, in ultimo, solo chiedere quali sono i progetti futuri: << Diventare un punto di riferimento per il cinema indipendente italiano >>. E ce ne vorrebbero, aggiungo io, con un velo di malinconia.
Dunque per chi ne volesse sapere di più, basta un semplicissimo click sul sito www.neche.it dove si trovano tutte le delucidazioni del caso. Io non posso far altro che ringraziare Veronica Bilbao per la gentilissima disponibilità e augurargli anche a nome vostro un grande INBOCCAALLUPO.
 
A cura di Michelangelo Gregori

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