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RECENSIONE FILM CUORE SACRO

CUORE SACROANNO: Italia 2004

GENERE: Drammatico

REGIA: Ferzan Ozpetek

CAST: Barbora Bobulova, Andrea Di Stefano, Lisa Gastoni, Massimo Poggio, Erica Blanc, Enrica Ajo', Luigi Angelillo, Gianlorenzo Brambilla, Michela Cescon, Francesco De Vito, Camille Dugay Comencini, Barbara Folchitto, Elisabetta Pozzi, Paolo Romano, Stefano Santospago, Stefania Spugnini, Caterina Vertova.

DURATA: 117 '

TRAMA: Irene Ravelli (Barbora Bobulova) ha ereditato dal padre, noto imprenditore immobiliare, non solo le sue aziende, ma anche il talento negli affari, che l'ha portata ad accrescere il patrimonio paterno, con l'aiuto della zia Eleonora (Lisa Gastoni), spesso usando logiche affaristiche prive di scrupoli. Ottenuto il dissequestro dell'antico Palazzetto di famiglia su cui lei vorrebbe speculare, Irene scopre che la stanza della madre Adriana, morta in circostanza misteriose quando lei era ancora piccola, è rimasta dopo 30 anni intatta come se la donna ci abitasse ancora. Il fantasma rimosso della madre e l'incontro con Benny (Camille Dugay Comencini), un bambino imprevedibile e sorprendente, generano in Irene un conflitto che è alla base di un grande cambiamento. Comincia così la storia di un percorso di scoperta di sè per cambiare, che rischia di trasformarsi in un viaggio nella "follia" dell'altruismo e del bene, per raccontare in forme laiche il bisogno di spiritualità che si sente in questo momento in tutto il mondo e che spesso prende forme confuse di fanatismo, di esclusione dal contesto sociale, di speculazione politica...

CRITICA a cura di Olga di Comite: E’ difficile e coraggioso fare un viaggio nella follia dell’altruismo e tanto più ai nostri giorni, che da una parte ne sono la negazione e dall’altra sono sotterraneamente percorsi da questa ricerca di senso dell’esistenza, che tocca sia laici sia credenti. Ozpetek ci ha provato con la sincerità che gli è propria e con un risultato emozionante sul piano del coinvolgimento personale. Non ci si può sottrarre infatti al fascino visionario di questo San Francesco in gonnella, che riscopre la vecchia e la nuova povertà. Alcune immagini poi, come quella della Deposizione laica in un interno d’epoca, sono veramente suggestive e la musica è efficace come sempre. Ma quello che genera perplessità è l’uso del linguaggio cinematografico, sia nella sceneggiatura, a tratti affollata e confusa, sia nella regia, che avrebbe richiesto maggiore incisività e coesione. Anche gli autori più citati, da Moravia di Gli Indifferenti a Pasolini di "Teorema" sembrano lì come pezzo aggiunto, non essenziale.
Ricordato San Francesco, non possiamo dimenticare né Dante, nel suo viaggio dalla selva oscura alla luce divina, né Virgilio, sua guida e accompagnatore. E questo è quanto accade nel film.
La protagonista (Barbara Bobulova) riesce a vedere nel nucleo più profondo di sé la luce di quel cuore sacro che dà il titolo al film tramite la scoperta di un mondo diverso. Il suo Virgilio, in questo viaggio spirituale, è una strana ragazzina di tredici anni (Camille Dugay Comencini), uno dei tanti angeli senz’ali della cinematografia attuale, metà ladra e metà benefattrice di chi sta peggio di lei. Il viso di Irene, così si chiama la donna, è quello bellissimo di Barbara Bobulova, che nel corso del racconto passa dalla freddezza iniziale della manager attenta ai profitti e all’apparire a quello stanco, animato però dalla pietas umana, della seconda parte. Ma è proprio la narrazione che offre il fianco alle critiche, perché risulta troppo stereotipata nei personaggi (vedi le due zie di Irene) e debole nello stile, che non ha la forza e la profondità necessarie per comunicare il senso di una decisione e di un rovesciamento di vita così estremo e alto come quello della protagonista. Perciò il concetto di sacro risulta esterno e non indagato nel profondo, pur se riusciamo a cogliere la sincera confessione dell’autore.
Detto che il film ricalca la storia di Francesco d‘Assisi si è detto l’essenziale; ci sono poi le figure minori. Tante e alcune indimenticabili come i luoghi dei nuovi diseredati: Colosseo e dintorni, mense dei poveri, bidonville ai margini della città. In estrema sintesi, Irene si appresta a condurre a termine l’ultima operazione immobiliare della sua azienda che guida con fredda determinazione insieme alla zia cattiva (la grifagna Lisa Gastoni), quando una visita al palazzo di famiglia da ristrutturare, diventa fonte di un duplice incontro. Il primo è quello con la madre, che lei ha conosciuto poco. L’altro con una tredicenne che con la sua immediatezza la conquista e la fa pensare. A poco a poco la sua indifferenza si sgretola perché la donna scopre attorno a lei il mondo di chi non ha e capisce che più si dà, più si ha per se stessi. Fino a spogliarsi di tutto con un metaforico denudarsi e donare tutti i suoi gioielli tra la folla stupita del metro. Con i limiti indicati, chi è aperto al sacro può certo riconoscersi in un conflitto interiore che molti vivono divisi tra materia e spirito, maschile e femminile, passione e organizzazione. Questo Ozpetek lo sa cogliere e restituire con la consueta sensibilità. Olga di Comite
VOTO:

SPIGOLATURE

Due noterelle biografiche su questo cittadino turco innamorato di San Francesco e che sembra aperto a cogliere il meglio di ciascuna fede. Nato a Istanbul, viene in Italia a 29 anni e fa a lungo l’aiuto regista. Debutta con "Il bagno turco" nel 1997 e nel 1999 ci dà il delizioso "Harem Suarè". Con "Le fate ignoranti" è a Berlino nel 2001 e l’opera gli vale quattro Nastri d’Argento. Successivamente "La finestra di fronte" (2003) lo consacra come uno degli autori più graditi al botteghino e fa man bassa di premi.
Critica: si va dal plauso de Il Corriere della Sera alle lodi con punte critiche de La Repubblica e de Il Manifesto alle stroncature de Il Foglio e de Il Giornale. Il regista ha colpito ancora: fa discutere, provoca, divide, spinge al confronto
Le attrici: doveva essere Valeria Golino ad interpretare il ruolo della protagonista, ma per altri impegni ha rinunciato. E’ subentrata la Babulova, che Ozpetek definisce: << Una macchina da guerra, determinatissima, un’attrice solidissima, capace di assecondare il regista in tutto e per tutto >>. Il ruolo di Eleonora, la zia cinica e spietata, doveva essere di Virna Lisi, ma, essendo impegnata in Tv, Ozpetek ha incontrato la Gastoni. Sulle prime i due hanno fatto scintille, tirando fuori entrambi atteggiamenti da divi vecchia-maniera, poi lei si è lasciata andare e si è instaurato un clima idilliaco… (dobbiamo crederci!)
Camille Dugay Comencini (ennesima figlia e nipote d’arte) ha molto talento e "una faccia particolarissima" secondo l’autore; il suo personaggio, del resto, è la chiave di volta del film.

 

INVITO

Invito a rivedere in videocassetta "Bagno turco" e "Harem-Suarè", dello stesso autore; a proposito delle citazioni sul film, si possono rivisitare "Teorema" di P. Paolo Pasolini e "Francesco giullare di Dio" di R. Rossellini.
Invito alla lettura o rilettura de "Gli indifferenti" di A. Moravia. Il tema dell’indifferenza, oltre che già esplicitato in "La finestra di fronte", è stato ampiamente discusso anche nell’ultimo "L’Infedele".
Invito a una passeggiata in quella che era la zona della Suburra romana, nei pressi del Colosseo, e a una passeggiata in Assisi per ripercorrere il viaggio di Frate Francesco tramite gli affreschi grotteschi.

 

PROVOCAZIONI

1. E’ vero che i ricchi si sentono in colpa per il solo fatto di esserlo? O lo pensiamo noi che ricchi non siamo?

2. La carità deve rimanere uno slancio personale o ha bisogno di organizzazione?

3. Essere solo spettatori della povertà è già per questo esserne complici?

4. E’ l’indifferenza l’unico modo per difenderci dallo spettacolo della miseria vecchia e nuova?

 

a cura di Olga di Comite

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