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RECENSIONE FILM FRATELLI IN ERBA LEAVES OF GRASS

FRATELLI IN ERBACRITICA a cura di Olga di Comite: Uno spunto felice che dalla commedia scivola nel dramma; il contrasto tra le passioni che ci agitano e la necessità di controllarle tramite la ragione, spesso senza riuscirci, sono gli elementi che caratterizzano il film.

Opera strana, diseguale, oscillante tra armonie e disarmonie, malinconica tenerezza e violenza alla pulp fiction. Il risultato, quasi inaspettatamente, è interessante e fa dimenticare alcuni brani di lezioncina filosofica da manuale scolastico o banalità tipo l’Oklahoma dipinta come un luogo abitato da trogloditi, elementi non degni dell’intelligenza complessiva del racconto.

Quello di Fratelli in erba è il tipico caso in cui non ti aspetti molto e ti trovi di fronte a qualcosa di meglio rispetto alle aspettative. Protagonista “bifronte” del film Edward Norton, più a suo agio nella parte del gemello professore di filosofia che in quella del gemello spacciatore e “studioso” di coltivazione della marijuana. Sempre credibile Susan Sarandon in una particina piccola ma non irrilevante nella economia generale. Si tratta della madre dei due fratelli, ex figlia dei fiori, ora collocata per sua volontà in una casa di riposo. Forse non è stata un granché come genitrice tradizionale ma ha capito meglio dei due rampolli come va la vita. C’è anche Richard Dreyfuss, ormai invecchiato e ispessito, un po’ eccessivo nel ruolo di uno stimato ebreo del luogo che invece è un boss del traffico di stupefacenti.

Nella storia Edward Norton è Bill, irreprensibile professore di filosofia antica alla Brown University, ma è anche il gemello omozigota Brady. Quest’ultimo non potrebbe avere una interiorità più diversa dalla sua copia conforme. Infatti l’intelligenza, notevole in entrambi, è stata messa dal primo al servizio della conoscenza, dal secondo al servizio dello spaccio nonché produzione ad alto livello scientifico delle piantine d’erba. Di qui il titolo italiano, abbastanza inefficace, che nell’originale riprende invece quello di una poesia di Walt Whitman, Foglie d’erba, citata dal personaggio donna che contribuirà a cambiare la vita del compassato insegnante.

Informato della morte dello scapestrato fratello, Billy si reca nel paese natio dal quale manca da molto tempo. Una volta lì, scopre che Brady non è morto e che si vuole servire di lui per tamponare i danni di una serie di pasticci in cui si è cacciato. Colpo di scena dopo colpo di scena, il gioco si fa duro con tinte drammatiche. Alla fine del film Billy sarà un uomo diverso, avendo capito che una cosa sono le teorie filosofiche sull’apollineo e sul dionisiaco, altra cosa è la vita vera, dove passione e ragione scorrono entrambe, spesso mescolate, come linfa dell’esistenza. Olga di Comite
VOTO:

 

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