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RECENSIONE FILM GIANNI E LE DONNE

GIANNI E LE DONNECRITICA a cura di Olga di Comite: Entrando in sala mi sono detta: “Sarà come il primo??”. Sì e no. Indubbiamente la cifra dell’autore, che ne è anche interprete, è quella del Pranzo di Ferragosto, ma la capacità di regia si è raffinata ed è cresciuta la organicità del racconto che sembra un vero lungometraggio, pur essendo costellato di tenere gag, piccole digressioni, scenette di vita urbana.

Simile al primo film è anche la scelta di un budget basso, ma la formazione di un cast polifonico in quanto a età e situazioni è stata certo più complicata da gestire e il nostro se l’è cavata bene. Mi è anche piaciuto lo scorcio di città scelto da Di Gregorio perché è una zona che mi era nota e molto cara quando risiedevo lì, con le sue pietre grigie, i giardini segreti e bellissimi, le villotte borghesi con atmosfere alla Moravia e cristalleria alla Gozzano, nonché splendide antichità sparse in vari punti, come l’Ara Pacis.

Ma soprattutto ho ritrovato, filtrato dalla sensibilità di un uomo autoironico e malinconico, lo spirito dei “migliori” (Tati, Keaton, Allen e Moretti). Adatta anche la scelta della colonna sonora, a volte in contrasto, a volte aderente a quelle nebbioline presenili che colgono chi si trova sugli anta avanzati, ma dalle quali ancora ci si salva con l’antidoto del sorriso.

Vorrei ritornare un momento sui personaggi minori, che sono molti e tutti colorati al punto giusto. Per la maggior parte il nucleo protagonista è una piccola città di donne alla Fellini, ma non mancano caratterizzazioni al maschile, come gli omini del bar, il giovane fidanzato scansafatiche della figlia, i frequentatori muniti di cane del parco e soprattutto l’amicone che ne sa una più del diavolo su come affrontare la caduta di desiderio che affligge Gianni. Cito per tutte le gustosissima scena in cui vengono miscelati con garbato umorismo, viagra e traffico cittadino.

Mentre nel primo film, centrale era il gruppetto delle irriducibili nonnine, qui tutto si muove attorno a Gianni. Ritroviamo la madre, sempre esigente ed oppressiva, che approfitta largamente, come tutti, della mite gentilezza del figlio, una moglie che lo sostituisce nel guidare casa ed economia traballante, una figlia distratta e in perenne lite con il fidanzatino che vive alle spalle dei futuri suoceri. E poi ci sono le altre: quelle che individua e propone l'avvocato amico, quelle che ripesca lui dal suo passato, tentativi di approccio tutti destinati a fallire.

Gli esiti ricordano vagamente Provaci ancora Sam, ma sono caratterizzati all’italiana con tratti che sottolineano il carattere inconcludente della borghesia romana tra insignificanza socio-politica e decadenza materiale. Su questo canovaccio, con elementi surreali o umanissimi, si muove con maestria il regista. Gli attori, a cominciare da lui, sono tutti degni di nota. Adesso, Gianni, attento al terzo! Olga di Comite
VOTO:

 

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