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RECENSIONE FILM HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE HARRY POTTER AND THE SORCERER'S STONE

Harry Potter e la Pietra FilosofaleANNO: Gran Bretagna / U.S.A. 2001

GENERE: Fantastico / Avventura

REGIA: Chris Columbus

CAST: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Richard Harris, John Cleese, Robbie Coltrane, Michael Gambon, Alan Rickman, Maggie Smith, John Hurt, Fiona Shaw, Richard Griffiths, Jason Isaacs, Katharine Nicholson, David Thewlis, Tom Felton, Timothy Spall, Matthew Lewis, Julie Walters, Warwick Davis, Chris Rankin, David Bradley, Devon Murray, Harry Melling, Ian Hart, James Phelps, Oliver Phelps, Sean Biggerstaff, Zoe Wanamaker.

DURATA: 142 '

TRAMA: Harry Potter (Daniel Radcliffe) ha trascorso i primi dieci anni della sua vita abitando nel sottoscala della casa dei suoi zii, Petunia (Fiona Shaw) e Vernon (Richard Griffiths) Dursleys. Nei giorni che precedono il suo undicesimo compleanno iniziano ad arrivare in casa Dursleys delle misteriose lettere indirizzate a Harry, scritte con inchiostro verde e accompagnate da un gufo. I suoi zii però fanno di tutto per impedirgli di leggerle e, per sfuggire al continuo recapito delle missive, decidono di portare Harry in un posto molto remoto dove nessuno li può trovare. Qui invece incontrano il gigante Hagrid (Robbie Coltrane), furioso con i Dursleys perché hanno impedito a Harry di leggere le lettere e che non gli hanno rivelato la vera identità dei suoi genitori. Harry in realtà è figlio di due potenti maghi che sono stati uccisi non in un incidente stradale, come gli è sempre stato raccontato, ma da un mago malvagio che è anche l'artefice della cicatrice a forma di fulmine che Harry ha sulla fronte. Hagrid rivela al ragazzo che le misteriose lettere erano l'invito ad andare a studiare alla Hogwarts School, dove si insegnano l'arte della magia e della stregoneria. Felice per aver scoperto la sua vera natura, Harry accetta di frequentare la scuola, e si avvia a prendere il misterioso Hogwarts Express, il treno che parte dalla piattaforma 9 e 3/4 della stazione di King's Cross a Londra. Sul treno conosce nuovi amici, Hermione Granger (Emma Watson) e Ron Weasley (Rupert Grint), e insieme a loro si imbarca nella nuova avventura a Hogwarts, dove finalmente trova il calore e l'affetto che finora non ha mai avuto...

CRITICA a cura di Kowalsky: SOGNAI DI ESSERE... - "Lascia perdere i sogni, vivi la tua vita presente"
Suona piuttosto insolito il monito dell'indimenticabile Richard Harris al protagonista, specialmente quando si percepisce che l'opera porta i ragazzini lontano dalla realtà quotidiana. I fatti: un libro (di J. F. Rowling) che ha venduto oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo, il fenomeno dell'anno, il director's cut attuale, etc...
Fa uno strano effetto: da una parte ricalca perfettamente i clichè della favola nordica degli Andersen dei Grimm, dall'altra strabocca di una tecnologia vicinissima alla saga di "Star Wars" di Lucasiana memoria. Ecco una storia che mette a proprio agio lo spettatore ADULTO per la dimensione classica post-moderna dell'intimità fiabesca, per il PeterPanismo che c'è in tutti noi, senza contare un vago ma espressivo gusto "cool" in perfetta tendenza con i tempi. In realtà sotto sotto cova il piacere di un'edonismo mediatico/medianico dell'umanità, ipotesi del super-Io (Nietzsche docet) davanti alla quale lo spettatore di 10 anni proverà un'irrefrenabile impulso a crearsi la propria instabilità emotiva. Non è questione di morale, penso sia (ahimè) necessario ai fini: non tanto per la fuga dalla realtà - di cui abbiamo tutti e a qualunque età bisogno - quanto per la suggestionabile metaforizzazione del sogno, di poter raggiungere ogni cosa e ad ogni scopo, ricchezza (il denaro nella banca dei folletti), potere, prestigio. In questo senso la saga diverge in tutto e per tutto da "Shrek" che pure è ambiguamente deviante nel suo rigore digitale: non per nulla introduce un troll clandestino nella scuola e lo fa annientare dai ragazzini, maghi del film - dopo pochi secondi. E' il vizio deforme di una società atta a sfruttare nel sogno la fantasia come alibi seduttivo di onnipotenza umana presente e futura, modello discutibile per le nuovissime generazioni e il loro sviluppo emulatorio. Fatte certe premesse, che la Rowling conosce fin troppo bene (quanti soldi si è fatta con i libri?), riconosco ad Harry potter un potere visivo straordinario. Ma è poco: la sua spocchia - o quella dei suoi due odiosi alleati - non vale guardacaso la seduzione dark impressa nell'immagine dei "cattivi di turno" (la bellezza del diavolo?) soprattutto Hurt autentico dandy decadente e mefitico. L'autore ammicca alla tradizione popolare, certo, mettendo in auge i classici luoghi comuni delle favole (ritroviamo gli ostacoli per raggiungere la fama, le paure ancestrali infantili dal bosco proibito all'uomo nero) pescando con disinvoltura da Mary Poppins a Terry Gilliam. Ritroviamo l'adorabile Maggie Smith, e molto altro al servizio di un'abilissimo esercizio di marketing post-moderno. Ma non mancano diverse sequenze cult: la partita con le scope, la gara di scacchi dove il fragore della distruzione attiva (materia non corpo) assume il vagito di una metafora degli attuali conflitti dell'annientamento di massa tra Occidente e Oriente. A noi piace vederla anche così. Perchè nel nome della magia e dello spettacolo di "pura evasione" è consentito anche questo. Kowalsky - Luca D'antiga
VOTO: ** e 1/2

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