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RECENSIONE FILM IL LABIRINTO DEL FAUNO EL LABERINTO DEL FAUNO

IL LABIRINTO DEL FAUNOCRITICA a cura di Nasty Taste:

ATTENZIONE: Questa non è una recensione, è un commento in tempo reale perciò il film è completamente raccontato. Leggete solo dopo averlo visto.

La storia che vi narro qui non è una bella fiaba, non è una favola con la morale e non è nemmeno il racconto di un paese incantato dove tutto è più bello e semplice; questa è la storia di come, spesso, l'unica possibilità di fuga sia la fantasia.

Siamo nella Spagna del 1944 alla fine della guerra civile e vengono allestiti dei campi militari per soffocare gli ultimi gruppi di ribelli della Resistenza.
In uno di questi campi, dove comanda il capitano Vidal, giungono Ofelia e sua madre. La donna aspetta un figlio dal capitano, col quale si è risposata dopo la morte del padre di Ofelia.
La bambina, come si può facilmente immaginare, è cresciuta in piena guerra, in mezzo agli orrori che questa porta con sè, alle ingiustizie, alle ristrettezze. Ha perso il padre in battaglia e la madre ha cercato di crescerla da sola trovandosi, ad un certo punto, nella necessità di risposarsi per assicurare a se stessa e alla figlia un futuro più roseo.
Ofelia ha così imparato a sognare, a vagare con la fantasia, a costruirsi mondi interi tutti popolati da esseri non umani, perchè degli umani Ofelia dev'essere ben stufa.

Nel tragitto che la porta al campo del capitano Vidal, la madre di Ofelia si sente poco bene a causa della gravidanza e così viene fermata la macchina per farle prendere un po' d'aria.
É l'occasione, per la piccola Ofelia, di gironzolare lì intorno e cominciare quella che è la sua storia all'interno della storia del film.
Trova infatti un sasso e, dalle strane incisioni sopra di esso, deduce che si sia staccato da dove stava prima. Arrivata ad una roccia a forma di testa lì vicino, mette il sasso che ha in mano nel buco della roccia all'altezza dell'occhio e scopre che combacia perfettamente.
Una volta completata la testa, dalla bocca della statua esce un insetto gigante che ha tutta l'aria di essere una mantide religiosa.
Ofelia ritorna alla macchina felice, raccontando alla madre di aver visto una fata e questa è la prima considerazione importante che si deve a questo film.
Il mondo fatato di Ofelia riflette quella che è la sua orribile realtà.
Non vedremo colori, esseri dolcissimi e dai bei lineamenti, mondi di prati verdi, acque trasparenti e cieli azzurri.
Vedremo solo atmosfere lugubri, un mondo scuro popolato da esseri che, anche quando sono amici e alleati, sono brutti e deformi. Vedremo fango, mostri mangia bambini, sangue e oscurità, ed è tutto ciò che sa fare la fantasia di Ofelia cresciuta nel sangue, nell'oscurità e nell'orrore della guerra.

E arrivati al campo del capitano Vidal le cose possono solo peggiorare.
Costui è un mostro peggiore di qualsiasi cosa possa partorire la fantasia e i suoi orrori li perpetra senza essere punito per questo, perchè sono "legali". É un essere disgustoso mosso solo dagli ideali del nazismo e dalla sua follia. Si presenta fin dall'inizio come tale, non è difficile da capire.
Del Toro è bravissimo a mettere una linea di demarcazione nettissima tra i buoni e i cattivi. Non c'è possibilità di sbagliare nemmeno per una come me, che dai cattivi è sempre attratta.
Questi sono cattivi senza dignità, senza motivazioni, senza "spessore". Sono cattivi sbagliati ed ignobili.
Questo sarebbe un film perfetto per i bambini grazie a questa netta divisione, se non fosse che ci sono ben poche scene che ad un bambino non farebbero venire gli incubi.
Ofelia non è per niente felice che la madre si sia risposata, non avrebbe voluto mai andare a vivere col capitano e ha paura del posto dove si trovano. La madre la prega di rivolgersi al capitano con il termine "papà", ma Ofelia di padre ne ha avuto uno solo e mai nel film userà questa parola con Vidal.
Subito dopo la conoscenza col capitano, non a caso, Ofelia rivede la sua fatina e la insegue. Un modo rapido che ha la sua mente di fuggire dalla brutta realtà che le si prospetta davanti.
Ofelia insegue la fatina fino ad una strana porta accanto all'accampamento, all'inizio del bosco. Qui fa la conoscenza di Mercedes, la cameriera del capitano Vidal, che la invita a non addentrarsi nel labirinto perchè potrebbe perdersi.
Ofelia sa così che quella è l’entrata di un labirinto e la sua fantasia potrà cominciare a lavorarci su fin da subito.

Tutta la storia di Ofelia si baserà su piccoli input che la gente intorno a lei le darà alimentando quella che è la sua già fervida immaginazione.
Vedremo da una parte l'orribile realtà popolata dalle terribili azioni compiute dal capitano Vidal e dalla guerra in generale e dall'altra il mondo irreale di Ofelia popolato da esseri assurdi.
La prima sera al campo ci mostra subito chi è Vidal; un assassino spietato e irragionevole perfino per una situazione fuori dalla comune concezione come può esserlo una guerra.
Uccide per il puro piacere che gli dà il farlo, uccide perchè il potere che ha gli consente di non dover rendere conto a nessuno dei crimini commessi.
Scopriamo, inoltre, che sia Mercedes che Ferreiro, il medico del campo, sono membri della Resistenza che opera per sconfiggere Vidal e che rischiano ogni giorno la vita procurando farmaci, viveri e informazioni agli uomini nascosti sulle montagne.
Sole nel lettone, Ofelia e la madre cercano di confortarsi a vicenda e siccome il bimbo scalcia, la mamma domanda alla figlia di raccontare una storia al fratellino. Nel gran numero di bellissime metafore già presenti in questo film, aggiungiamo allora questa breve favola di Ofelia che narra di una rosa che ha il potere di donare l'immortalità agli uomini, ma che non viene mai raccolta perchè dimora sulla cima di una montagna erta e piena di spine enormi. Ogni sera la rosa appassisce non potendo donare il suo potere a nessuno e ogni giorno torna a fiorire per l'umanità.
La bellezza di questa metafora così squisitamente attinente al mondo di Ofelia e al suo modo di vedere la vita è dolorosa. La rosa è lì, a portata di chiunque voglia vedere, voglia credere e voglia rischiare perfino la vita per prenderla. Perchè la rosa è lì per donare la vita eterna, ma per averla potresti morire.

Ofelia non riesce a dormire a causa degli scricchiolii della casa di campagna e così, sveglia nel suo letto, ritrova ben presto la sua amica fatina a svolazzare per la stanza.
La madre dorme accanto a lei senza accorgersi di nulla, sedata dal tranquillante che Ferreiro le ha dato da prendere tutte le sere.
La fata si adagia sul letto e Ofelia prende uno dei suoi libri per mostrarle come una fata dovrebbe essere. L’illustrazione dipinge una creaturina minuta con braccia, gambe e piccole ali e la fata, da insetto gigante, si trasforma in una creatura antropomorfa.
Ofelia segue la fata addentrandosi nel bosco e, successivamente, percorre il labirinto ritrovandosi al centro dello stesso dove un Fauno (creatura con corna e zampe caprine molto simile al dio Pan, infatti, non a caso, il titolo in America è “Pan’s labyrinth”) le racconta la sua storia.
Le svela che lei è Moana, la principessa del regno del sottosuolo, regno di fate e creature magiche; nella sua precedente vita aveva talmente desiderato di vivere nel mondo degli umani da fuggire dal suo regno per vederlo. Ma la luce del sole l’aveva privata della sua memoria e lei era morta da umana non sapendo chi fosse.
Suo padre il re l’aveva attesa aprendo varchi tra un mondo e l’altro per permetterle di ritornare, ma invano.
Ora lei è tornata e deve recuperare la sua memoria superando tre prove al cospetto della luna piena per aprire l’ultimo varco rimasto e tornare a governare il suo regno incantato.
Per accertarsi del fatto che sia lei la principessa, basta guardarle la spalla e notare la voglia a forma di luna. Così Ofelia dà un senso anche a quel segno presente sul suo corpo con quella forma così particolare da averla incuriosita da sempre, probabilmente.
Trovo bellissima questa storia partorita da una bambina nella sua situazione.
Ofelia immagina di essere la principessa di un regno sotterraneo, certo; meglio il sottosuolo di quello che c’è in superficie. Non solo, immagina di aver desiderato lei stessa di entrare nel mondo degli uomini, al tempo, ma anche di non aver avuto grande fortuna in esso, infatti quel mondo le ha cancellato la memoria del suo passato da principessa e l’ha fatta morire come un’umana qualsiasi.
E adesso, lei che aveva tanto desiderato il mondo umano, non esita un istante a dare al Fauno la sua parola che farà di tutto per superare le tre prove previste. Perché adesso Ofelia, da quel mondo umano, vorrebbe solo scappare.
Torna a casa con il libro datole dal Fauno e un sacchettino con tre pietre magiche.

La mattina successiva fervono i preparativi per la cena che il capitano darà la sera stessa. La madre di Ofelia le promette una sorpresa, che altro non è che un bel vestito e delle scarpine nuove per presentarsi bene alla cena.
Ofelia osserva il tutto in modo distaccato; avrebbe preferito un bel libro come sorpresa.
La bimba viene vestita di tutto punto e lasciata libera di giocare prima di cena.
Curiosa idea quella di vestire una bambina per la sera fin dal mattino. Le bambine giocano e si sporcano, si sa.
La scelta del regista di vestirla tale e quale ad Alice nel paese delle meraviglie mi sembra quanto mai indovinata.
Qui c’è una bellissima scena con Mercedes alla quale Ofelia chiede se crede alle fate e lei risponde che un tempo, quando era piccola, ci credeva, ma adesso non più.
E questo, nella mente di Ofelia, avrà un grande significato che tornerà più avanti nella sua storia.
Grazie ad un bellissimo montaggio assistiamo poi alla scena in cui da una parte Ofelia si adopererà per superare la sua prima prova, mentre dall’altra il capitano guiderà i suoi uomini sul monte per scovare i guerriglieri della Resistenza.
La prova di Ofelia consiste nel ridare vita ad un grande albero nel bosco facendo ingoiare le tre pietre magiche al rospo che vive ai suoi piedi e che gli impedisce di rifiorire; in più deve recuperare la chiave che il rospo ha ingoiato.
Nel portare a compimento questa prova Ofelia entra nel tronco cavo dell’albero (davvero spazioso per essere solo un tronco a riprova del fatto che Ofelia sta sognando) e si sporca di fango dalla testa ai piedi. Ha avuto sì l’accortezza di levarsi il vestito, ma il vento gliel’ha comunque gettato in una pozzanghera rovinandolo completamente.

Il capitano e i suoi uomini, intanto, trovano un fuoco spento da poco e una fiala di antibiotico abbandonata lì dai guerriglieri. I guerriglieri non daranno mai prova di saggezza commettendo tanti errori e dimostrando di essere gente che combatte per degli ideali, non perché addestrata a farlo.
Piano piano le cose prenderanno forma nella testa del capitano nonostante questi sia un cattivo idiota, oltre che ignobile, perché non sospetterà di una spia in casa propria fino a che le prove non saranno palesi perfino per un cieco.
La cena del capitano vede un gruppo di persone, militari e no, squallide come lui, che dissertano sulla necessità di ridurre le razioni di viveri alla gente del posto per evitare che aiutino i guerriglieri.
Viene alla luce, inoltre, un racconto sul padre di Vidal che si dice abbia spaccato il suo orologio contro una roccia in punto di morte per far sapere al figlio l’ora precisa del suo decesso.
È la cosa più stupida che io abbia mai sentito, al massimo potrebbe risparmiare tempo e fatica ad un medico legale, tant’è che Vidal smorza subito l’entusiasmo creatosi per questo racconto dicendo che sono tutte stroxxxte e che suo padre non ha mai avuto nemmeno un orologio.
Sta di fatto che fin dall’inizio del film vediamo Vidal molto impegnato ad aggiustare proprio un orologio rotto.
Mentre la cena viene consumata Ofelia fa ritorno a casa e la madre la rimprovera aspramente dicendole che l’ha delusa molto e che ha deluso anche il capitano.
Ofelia non è per niente dispiaciuta da questo e, non appena vede la fata, la prega di accompagnarla dal Fauno.
Ofelia informa la creatura della riuscita dell’impresa e così questo la incarica subito di eseguire la seconda prova, ma qualcosa di terribilmente reale turba il mondo irreale di Ofelia: sua madre ha complicazioni con la gravidanza e un’emorragia che le fa alzare la febbre e necessitare di cure immediate.
Il dottore la obbliga a restare sedata tutto il giorno e fa trasferire Ofelia a dormire in un’altra stanza.
La piccola teme per la salute della madre e non appena ha la possibilità di vedere Mercedes la abbraccia sconfortata. La donna le dice di non preoccuparsi, che avere un bambino è una cosa complicata e Ofelia risponde che allora non ne avrà mai uno. Già qui prende forma l’idea che Ofelia si sta facendo del pericolo che il fratellino costituisce per la madre. In questo momento di confidenze Ofelia si sente di chiedere a Mercedes se è lei quella che aiuta gli "uomini delle montagne". Mercedes non lo nega, ma le domanda se l'ha detto a qualcuno, cosa che Ofelia non farebbe mai, per paura che le succeda qualcosa. La bambina sa bene quali orribili crimini comporta la guerra e, peggio di tutto, sa che Vidal è psicopatico.
In questa stessa scena sentiamo Mercedes intonare una melodia che fa da ninna nanna per Ofelia e su questa melodia, tema centrale della colonna sonora del film, ho una personalissima considerazione da fare. Non capivo perchè me la ricordassi benissimo dopo aver visto il film una volta sola ed è stata mia madre a farmi notare il perchè. Oltre ad essere struggente, orecchiabile e semplice, è anche tanto tanto simile alla melodia sotto queste parole

“Tutti i bimbi come me
hanno qualche cosa che
di terror li fa tremare
e non sanno che cos'è”

che sono quelle della canzone Casa bianca di Don Backy.
Ed è curioso come questa canzone si sposi benissimo col significato del film.
Tra l’altro questa nenia è palesemente in contrasto con le musiche che ascolta sempre il capitano la mattina quando si fa la barba. Così anche nel sonoro questo film ci regala la totale divisione tra realtà e sogno.
Mercedes e il dottore, col favore del buio e assumendosi tutti i rischi che comporta, salgono sul monte ad incontrare i guerriglieri che stanno aiutando. Il capo di questi è il fratello di Mercedes, Pedro, uomo coraggioso che combatte strenuamente per i suoi ideali. Ha sotto il suo comando un gruppetto di uomini purtroppo malconci, ad uno di questi il dottore deve amputare una gamba, e le possibilità di riuscire a sconfiggere Vidal sono esigue vista la scarsità di medicine e viveri.
Il dottore sembra rassegnato alla sconfitta e prega Pedro di prendersi cura della sorella abbandonando il luogo e scappando al confine, “tanto”, dice, “se anche ammazzaste Vidal ne arriverà un altro uguale subito dopo, e poi un altro ancora”.
Ma Pedro è deciso a rimanere, aiutato da Mercedes che si è addirittura creata una copia della chiave del magazzino pieno di viveri di Vidal che consegna subito al fratello.

Quella sera stessa il Fauno cerca Ofelia e si arrabbia con lei chiedendole come mai la prova non sia stata ancora portata a termine. La scusa della salute cagionevole della madre per lui non ha significato.
La mente di Ofelia registra lo stato della madre meno importante del portare a compimento la prova, poiché se lei potesse tornare nel suo regno e portare la madre con sé nessuna malattia che lei ha qui avrebbe più importanza.
Il Fauno da lei creato la sgrida perché preoccuparsi della salute della madre, con tutta la magia di cui dispongono, non ha senso.
Infatti le regala una mandragola, una pianta vivente, da mettere in una ciotola colma di latte sotto il letto di sua madre e da nutrire con due gocce del suo sangue tutti i giorni.
La bimba decide di eseguire subito la nuova prova. Questa consiste nell’aprire un varco in camera sua, disegnando una porta con un gessetto, e di recarsi in una stanza a recuperare ciò che si trova dietro una porticina.
Anche il gessetto che permette di aprire dei varchi nella sua cameretta è un’alternativa che Ofelia si crea non trovando più saggio uscire all’aperto; un po’ per le condizioni della madre, che non vuole lasciare sola, un po’ perché l’ultima bravata combinata le suggerisce che gironzolare nel bosco non sia più una buona idea.
Così crea la porta col gessetto e s’intrufola in questo nuovo ambiente fantastico. Deve farsi guidare dalle tre fate con lei e tornare prima che la sabbia della clessidra finisca. In più non deve assolutamente mangiare niente del banchetto che si troverà davanti o ne andrà della sua vita.
Ofelia raggiunge questa grande stanza e scopre che è presieduta da un mostro orribile che però non sembra muoversi e dorme tranquillo.
È un mostro che mangia i bambini, come si evince dai macabri disegni sul muro di bambini col ventre squartato e dal mucchio di scarpette ai piedi del tavolo del mostro.
Interessante il fatto che questa creatura compaia proprio dopo che Ofelia ha avvertito quanto il bambino stia facendo soffrire sua madre. Il tutto si riflette per lei in un mostro che i bambini li mangia (evidentemente perché sono “cattivi”) e in disegni che li ritraggono mentre il mostro squarcia loro il ventre, così come immagina succederà a sua madre quando il fratellino uscirà.
Ofelia apre la porticina giusta con la chiave dorata e vi trova dentro un pugnale; lo prende e fa per andarsene.
Ma una prova del genere non può finire tutta rose e fiori. Nelle storie non è mai così e l’eroina deve sempre vedersela brutta prima di concludere; ci dev’essere l’impedimento, così Ofelia si fa tentare da due chicchi d’uva del banchetto, nonostante le raccomandazioni del Fauno e delle fatine.
E la creatura, così, si risveglia.
Non solo la insegue per mangiarsela, ma uccide anche due delle tre fatine divorando loro la testa schizzandosi sangue sulle mani.
Questi particolari sono importantissimi per capire che tipo d’immaginazione ha Ofelia, un’immaginazione che le bambine della sua età non avrebbero mai così orribilmente “reale”. Ma lei, di queste cose, sente parlare tutti i giorni. È un’anima talmente irrequieta e sofferente che non riesce ad evadere completamente dall’orrore nemmeno nella fantasia.
Ofelia scampa al mostro e ritorna a casa.

La sua successiva preoccupazione è far star bene la mamma e così Ofelia fa quanto dettole dal Fauno, mettendo la mandragola sotto il letto della donna. La febbre si abbassa subito.
Il dottore non si spiega questo miglioramento e Vidal lo informa subito che, nel caso ci fosse da scegliere tra madre e bambino, di non farsi scrupoli e salvare il bambino. Il bambino è sempre stato ciò che interessa al capitano. Lui è sicuro che sia maschio e che perciò porterà il suo nome e sua madre e Ofelia non sono altro che il triste contorno che il bambino reca con sé.
Ofelia sente di questa richiesta e quando rimane sola con sua madre appoggia l'orecchio al pancione pregando il fratellino di non far del male alla mamma uscendo, gli dice che lei è tanto carina e dolce e che gli piacerà quando la conoscerà. Gli promette di farlo diventare un principe e di portarlo con sé nel suo regno sotterraneo.

Il capitano e i suoi uomini subiscono un attacco al campo da parte dei guerriglieri, abbastanza sciocchi da aver aperto il magazzino dei viveri e non aver provveduto a far sparire il lucchetto, permettendo al capitano di capire che erano in possesso di una chiave.
Vidal e i suoi uomini seguono i guerriglieri sul monte e lo scontro a fuoco che ne segue è un massacro da entrambe le parti.
Vidal, nella sua follia, è piuttosto coerente. Non si tira indietro davanti alla possibile morte, l’orologio di suo padre sempre stretto in mano in caso di sconfitta.
Purtroppo non sono i guerriglieri ad avere la meglio, uno di loro viene catturato vivo e portato al campo per essere torturato.
Il poveretto è un balbuziente che già avevamo visto in qualche scena prima.
Vidal dà il meglio della sua psicopatia per quest’uomo. La sua tecnica è di infondere il terrore mostrando ogni strumento di tortura che userà e si prende gioco della vittima promettendogli la libertà se riesce a non balbettare. L’uomo viene torturato in modo orribile e nonostante questo non parla.

Intanto il Fauno raggiunge Ofelia che deve raccontare della sua prova non proprio riuscita al meglio.
Il Fauno si arrabbia al punto di ritenerla un’indegna principessa e la esonera dall'ultima prova. Ofelia si autopunisce, così, per aver ceduto alla tentazione dei chicchi d’uva e fa dire al Fauno queste parole: "Voi non ritornerete più. Fra tre giorni sarà luna piena, la vostra anima rimarrà per sempre legata al mondo dei comuni mortali, invecchierete, morirete e il tempo consumerà la vostra memoria e noi spariremo con essa". Le stesse parole che le ha detto Mercedes... quando si cresce, non si crede più.
Ed è questa la peggiore punizione al mondo per Ofelia; la perdita dell’innocenza, della fantasia. La perdita della capacità di credere e della capacità di uscire dall’orrore solo grazie alla fantasia. L’obbligo di diventare grandi e pensare solo a come sopravvivere ogni giorno della propria vita che, anche secondo il mio modesto parere, è esattamente morire poco per volta. Morire mentre si vive…curioso ossimoro.
Ma forse questo è proprio un tentativo di Ofelia di abbandonare questa sua fuga dalla realtà e provare a “combattere” contro di essa. Forse è un tentativo di assomigliare più a gente come Mercedes, che deve affrontare prove ben diverse da quelle che dà il Fauno ogni giorno.
Ma da qui in poi sarà una corsa in discesa e tutto andrà male. Una vera e propria entropia.

Il dottor Ferreiro viene chiamato per rimettere in sesto il prigioniero prima di una successiva tortura, ma questi non esegue l’ordine di curarlo e, alla richiesta del giovane di farlo morire in modo rapido, gli inietta un veleno ponendo fine alle sue sofferenze.
Nel frattempo Vidal nota, nella borsa del dottore, lo stesso antibiotico trovato al campo dei guerriglieri.
Corre in casa per confrontare le due boccette di medicinale e scopre Ofelia sotto il letto a nutrire la mandragola. Strattona la bambina per farla uscire e subito dopo afferra la pianta e la tira fuori dal latte rancido dove ha fatto le radici accusando la madre di Ofelia di permettere alla bambina di leggere merda che produce questi risultati.
Nessuno biasimerebbe una bimba per aver tentato di far star bene la propria madre con mezzi di fantasia innocui, mentre Ofelia non solo è sgridata dal capitano, ma anche da sua madre che, gettando la radice nel fuoco, le dice “la magia non esiste”.
Ofelia vede la mandragora contorcersi e nel suo immaginario ciò provoca il conseguente peggioramento delle condizioni della madre. Il parto è imminente.

Intanto il capitano fa due più due di fronte all’ovvietà e accusa il dottore di tradimento. Da questo alla veloce uccisione del dottore ci vuole poco. Ciò comporta anche la mancanza di personale specializzato che assista la madre di Ofelia durante il parto.
Viene chiamato un paramedico che può fare proprio poco e la madre di Ofelia muore dando alla luce il figlio del capitano.
Dopo il funerale della madre Vidal interroga Mercedes terrorizzandola e facendola cadere in fallo. La sera stressa infatti lei se ne va, accogliendo la richiesta di Ofelia di portarla con lei, e Vidal è lì fuori ad aspettarla.
Vengono prese e, mentre Ofelia viene schiaffeggiata, insultata da Vidal e rinchiusa nella sua stanza piantonata addirittura da due uomini, Mercedes viene portata nel magazzino per essere torturata.
Peccato, per Vidal, che lei si porti sempre dietro il suo coltellino, col quale si libera, colpisce il capitano più volte alla schiena e gli allarga il sorriso con una rasoiata che lo farà assomigliare al Joker.
Purtroppo ciò non basta a fermare il capitano che, non appena ripresosi, fa inseguire Mercedes dai suoi uomini.
Questi, a cavallo, ci mettono poco ad accerchiarla, ma così facendo entrano nel territorio dei guerriglieri che si palesano subito uccidendo tutti gli uomini di Vidal e salvando Mercedes.
Siamo alla resa dei conti sia nel mondo reale che in quello di Ofelia.

È l’altra meraviglia di questo film... l’alternarsi della fantasia con la realtà; da una parte Ofelia e le sue prove per tornare nel mondo sotterraneo, dall’altra i guerriglieri e le loro prove per sopravvivere alla guerra.
Il Fauno torna da Ofelia che ormai ha abbandonato tutte le speranze e, evidentemente, non intende più nemmeno provare ad entrare nella realtà, quindi richiama il sogno.
Infatti il Fauno la abbraccia e le dà un’ultima possibilità.
La prova finale consiste nel prendere il suo fratellino e portarlo al centro del labirinto.
In questo modo Ofelia non solo cerca, con l’unico modo che possiede, di scappare da quel posto orribile, ma anche di portarsi via il bimbo innocente che sua madre ha dato alla luce.
Ofelia riesce a scappare dalla stanza; lei lo fa disegnando una porta col gessetto, in realtà, probabilmente, la porta non è ben controllata, visto il caos che lì fuori stanno facendo i guerriglieri contro gli uomini di Vidal.
Tra colpi di pistola e polvere da sparo che esplode, Ofelia non solo inganna il capitano riuscendo a prendere il fratellino, ma svuota anche la boccetta di sonnifero della madre nel whisky del capitano.
Questi è annebbiato sì dal tranquillante, ma non tanto da lasciare andare Ofelia.
La bimba scappa, mentre i guerriglieri hanno la meglio e devastano il campo militare uccidendo tutti gli uomini di Vidal. Mercedes corre in camera a cercare Ofelia e trova solo il disegno della porta col gessetto sul muro.
La bambina arriva al centro del labirinto seminando per un attimo Vidal.
È quasi fatta, sarebbe quasi fatta... se non fosse che è tutto un sogno e che Ofelia, sotto sotto, lo sa.
Infatti il Fauno le chiede di ferire col pugnale il fratellino e far cadere due gocce del suo sangue, sangue innocente, sul portale per aprirlo.
Le chiede di ferirlo, non di ucciderlo, le chiede poche gocce…ma lei rifiuta.
E così finisce tutto. La sua scelta è fatta e tutto ciò che le rimane è affrontare il capitano che ormai l’ha raggiunta e che, ovviamente, del Fauno non vede traccia.

E il Fauno scompare sul serio, anche dallo sguardo di Ofelia, che con questa decisione ha scelto di affrontare, per l’ultima volta, la realtà.
Vidal le strappa il bambino dalle braccia e le spara con una freddezza e una facilità che rimangono stampate nella memoria e la fine che farà fra poco non ripagherà di tutta la tristezza che lo sguardo di Ofelia che si accascia per terra ti lascia dentro.
Vidal esce dal labirinto e si trova circondato dai guerriglieri. Presagendo (intuito da ebete) la sua fine, chiede che venga comunicata a suo figlio l’ora in cui è morto suo padre.
Mercedes invece lo informa che suo figlio non saprà mai nemmeno il suo nome ed è forse questa l’unica consolazione che abbiamo in finale: lo sguardo stupito di Vidal subito prima di ricevere il colpo in testa che metterà fine alla sua vita.
Un modo troppo rapido di andarsene per uno che di dolore ne ha portato in grandi quantità e per lungo tempo.
Mercedes entra nel labirinto e trova Ofelia stesa a terra ricoperta di sangue, un po’ del sangue è andato a bagnare il portale aprendolo.
La bambina così si risveglia nel suo mondo sotterraneo, vestita da principessa e il Fauno le dice che l’ultima prova è stata brillantemente superata, visto che consisteva proprio nel non permettere che un innocente venisse ferito. Ora lei può governare con suo padre e sua madre sul regno sotterraneo per sempre.
Ma è, purtroppo, molto strano il fatto che la madre di Moana la principessa, sia identica alla madre di Ofelia umana.

E con l’ultimo respiro di Ofelia prima di morire si chiude questa storia struggente e malinconica, come la guerra, come i sogni infranti, come la morte della fantasia.
Ci si può chiedere se Ofelia sia o meno in questo mondo fatato di cui lei è la principessa, e magari la risposta dipende solo dal tipo di lettura che vogliamo dare al film in quel preciso istante.
Io mi sento di dire che certe storie non finiscono bene e che, nonostante la fantasia sia un aiuto validissimo, nella vita rimangono purtroppo certe realtà difficili da sconfiggere e difficili perfino da affrontare.

Nasty Taste
VOTO:

 

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