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RECENSIONE FILM THE WIND THAT SHAKES THE BARLEY - IL VENTO CHE ACCAREZZA L’ERBA

IL VENTO CHE ACCAREZZA L’ERBAANNO: Gran Bretagna 2006

GENERE: Drammatico

REGIA: Ken Loach

CAST: Cillian Murphy, Padraic Delaney, Liam Cunningham, Gerard Kearney, William Ruane, Fergus Burke, Kieran Aherne, Roger Allam, Laurence Barry, Sabrina Barry, Frank Bourke.

DURATA: 124 '

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TRAMA: Irlanda, 1920. A discapito di un brillante futuro come medico in Inghilterra, Damien (Cillian Murphy) decide di unirsi al fratello Teddy (Padraic Delaney) nella vittoriosa lotta contro l'egemonia britannica. Tuttavia, alla firma del trattato con gli inglesi il popolo irlandese si divide in due fazioni, pacifisti e oltranzisti, ed ha inizio la guerra civile. Damien e Teddy, una volta uniti dagli stessi ideali, si troveranno divisi su fronti opposti...

CRITICA a cura di Olga di Comite: A vederlo così “inglese”, elegante nel tratto, dolce direi, nessuno sospetterebbe che dietro quel signore si nasconde un uomo inflessibile nei suoi ideali, nel difenderli e comunicarli. Gli stessi che oggi sembrano impopolari e sottoposti a una critica, tanto comprensibile quanto indiscriminata. Sfrondati però dagli ideologismi e dai cascami di un marxismo storicamente invecchiati, la sete di giustizia e libertà, la difesa dell’oppresso, dovunque si trovi e di qualsiasi appartenenza, a me paiono di un’attualità dirompente, quanto più sembrano lontani in un mare di sperequazioni, conflitti, sfruttamenti, quali quelli che affliggono il nostro mondo.
Come non ammirare dunque l’ultimo paladino del cinema impegnato, che non esita a sottoporre il suo stesso popolo a un’analisi impietosa per i crimini compiuti verso gli Irlandesi? E’ chiaro che tale giudizio si riverbera sul presente, per cui ciascuno può leggere tra le righe. Se si parla dell’Irlanda del Sud negli anni ’20, si sta anche dicendo di “un’invasione” anglo-americana dell’Iraq, di finte indipendenze e di democrazie non esportabili. Le atrocità dell’Ira nel recente passato e quelle del terrorismo islamico oggi si possono far risalire per molti versi al colonialismo e agli imperialismi risorgenti che tanti guasti hanno prodotto. E questo discorso Loach lo porta innanzi senza sbavature, con quel rigore manicheo (un po’ eccessivo nella prima e nell’ultima parte), con quella semplicità di stile che sa coniugare realismo e malinconia, brutalità e severa dolcezza, paesaggi struggenti e giovani generosi e poveri che s’immolano per un ideale.
Ciò premesso, devo dire che l’autore che io preferisco è quello un po’ meno didascalico, più ricco e sfumato de “Il Pane e le Rose” o di “Sweet Sixteen”, dove i tempi esplorati si ampliano al disegno drammatico di immigrati odierni o a vite distrutte di adolescenti inquieti.
Ma torniamo al film, commentato da musiche commoventi, come quella della ballata irlandese da cui prende il nome, e interpretato da attori poco noti, tutti “giovani e belli”, come devono essere gli eroi secondo la vecchia canzone di Guccini. L’affresco è quello della resistenza nata nell’Irlanda degli anni ’20 per opporsi alla durezza insultante della dominazione inglese e del suo braccio armato, i Blacks and Tans (cosiddetti dai colori della divisa).
La scintilla parte dalla morte di un giovane diciassettenne che viene massacrato dai militari occupanti, perché non risponde in inglese ma in gaelico alle loro provocazioni. A capo della rivolta di quella che sarà la radice dell’IRA, due fratelli: Damien (Cillian Murphy) e Teddy (Padraic Delaney). Il primo, medico, dopo i dubbi iniziali diventa il patriota più fervente; l’altro, più politico agli inizi, entrerà a far parte dell’esercito repubblicano dopo l’accordo con la Gran Bretagna. Quest’ ultima concedeva solo al sud dell’Irlanda l’autonomia purché continuasse a far parte del Commonwealth, lasciando di fatto immutate le condizioni di povertà e sofferenza del popolo.
La prima parte del racconto mostra quindi la durezza della resistenza e la lotta, colpo su colpo, delle due parti; la seconda esamina i problemi politici che nascono dopo il trattato, quando chi aveva combattuto insieme si separa, dando luogo alla frattura di sempre tra “riformisti” e “puri”, fino al sacrificio di Damien, che si immola facendosi giustiziare dal plotone agli ordini del fratello Teddy.
Difficile non pensare anche ai revisionismi e alle ultime indagini sulla nostra Resistenza, nonché al nome da dare a chi continua a combattere per sottrarre la sua terra a una qualche oppressione, di qualsiasi colore: di terroristi o anche di patrioti? Olga di Comite
VOTO:

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