CINEMOVIE.INFO - il Cineportale del Cinema moderno

Recensioni
Recensioni
Box Office
Box Office
Notiziario Notiziario
Trailers Trailers
Celebritą Celebrità
Frasi Celebri Frasi Celebri
Cine Specials Cine Specials
CINEMOVIE.INFO


 
 
 
 
 

RECENSIONE FILM LA RICERCA DELLA FELICITÀ THE PURSUIT OF HAPPYNESS

LA RICERCA DELLA FELICITÀANNO: U.S.A. 2006

GENERE: Drammatico

REGIA: Gabriele Muccino

CAST: Will Smith, Thandie Newton, Jaden Smith, Chandler Bolt, Domenic Bove, Dan Castellaneta, David Fine, Brian Howe, Scott Klace, Al Cacioppo.

TRAMA: Chris Gardner (Will Smith) è un padre di famiglia che fatica a sbarcare il lunario. La madre (Thandie Newton) del piccolo Christopher (Jaden Christopher Syre Smith), che ha solo cinque anni, non riesce più a sopportare le pressioni dovute a tante privazioni e, incapace di gestire la situazione, decide di andarsene.
Chris, rimasto un padre single, continua a cercare ostinatamente un impiego meglio retribuito utilizzando le sue notevoli capacità di venditore. Alla fine riesce ad ottenere un posto da praticante presso una prestigiosa società di consulenza di borsa, e sebbene si tratti di un incarico non retribuito, lo accetta con la speranza che alla fine del praticantato avrà un lavoro e un futuro promettente. Privato dello stipendio, Chris e il figlio, vengono sfrattati dall’appartamento e costretti a dormire nei ricoveri per i senza tetto, nelle stazioni degli autobus, nei bagni pubblici o ovunque trovino un rifugio per la notte...
Nonostante i suoi guai, Chris continua ad essere un padre affettuoso e presente, usando l’amore e la fiducia che il figlio nutre per lui come spinta per superare tutti gli ostacoli che incontra sulla sua strada...

CRITICA a cura di Gabriela Saraullo: Will Smith interpreta la storia vera di Chris Gardner, un uomo che credeva fortemente nella ricerca della felicità, nonostante fosse stato mollato dalla moglie, da solo con il figlio, con un lavoro che non gli permetteva di sopravvivere e costretto a lasciare la casa perché non riusciva a pagarne l’affitto.
Questa è la storia della sua tenacia e di come conquistò quello che lui cercava: essere felice. Proprio come il graffiti scritto sulla parete di un asilo in modo errato: happyness, e per lui era un obiettivo, così come comanda la costituzione degli Stati Uniti.
La forza di volontà lo ha aiutato a ribellarsi alle avversità, a credere saldamente nel sogno di diventare un broker finanziario. Non ha mai perso le speranze ed ha continuato ad avere cura di suo figlio condividendo con lui sia i momenti felici che quelli disperati.
La vita di Chris Gardner era piuttosto semplice, vendere porta a porta costosi scanner ospedalieri e portare suo figlio a scuola. Cercava di uscire dalla povertà, ma non avendo fatto tanti studi, l’unica cosa che possedeva era il suo orgoglio e la sua dignità. All’improvviso gli si presenta l’occasione di uno stage presso una grande azienda finanziaria. Soltanto uno su venti dei partecipanti avrebbe ottenuto alla fine l’assunzione.
I mesi del praticantato, sono tutt'altro che facili: senza uno stipendio fisso, con un figlio a carico e l'impossibilità di pagare l'affitto a fine mese, Chris subisce lo sfratto e si ritrova così costretto a dormire ove possibile, dai ricoveri per i senza tetto ai bagni pubblici.
Il film ci conduce in un tortuoso cammino nel quale è impossibile non emozionarsi; soprattutto nella scena in cui egli e il bambino, non avendo trovato una stanza dove dormire in nessun centro di accoglienza, sono costretti a rifugiarsi nel bagno della metropolitana. Forse uno dei passaggi più belli della sceneggiatura è quando Chris dà un bellissimo consiglio al figlio di 5 anni: “Non permettere mai che qualcuno ti dica che non puoi fare qualcosa. Se hai un sogno lo devi proteggere. Se vuoi qualcosa vai e conquistalo”.
La sfida di Will Smith è grande: mostrare un personaggio convincente, che tenga l’interesse vivo. E ci riesce grazie al suo istrionismo, questo magnifico attore mantiene il polso e la dignità del suo ruolo durante tutto il film grazie alla sua intelligenza e alla sua ironia, cogliendo l’emotivo degli spettatori.
Muccino mantiene viva l’attenzione con le sue inquadrature; muove la storia a suo piacimento e tira fuori la magnifica interpretazione di Will Smith e la chimica con il suo vero figlio Jaden. La fotografia è molto bella ed è importante sottolineare la voglia del regista di girare nelle location reali di San Francisco, come quella del ricovero dei senza tetto e la chiesa con i barboni. Realizza un film intelligente ed emancipato lontano dal manierismo sociologico e isterico della sua filmografia.
E’ la storia di un sogno americano e delle sue contraddizioni. È un popolo che discende da gente che ha lasciato il proprio paese alla ricerca della felicità. Certo, il sogno americano non si ottiene in un giorno in una società così individualista, consumistica e capitalistica.
La vita che si desidera bisogna sudarsela toccando il fondo per poi cominciare a risalire.
Il denaro è la radice di tutti i problemi, dicono, ma è anche il motore dell’economia moderna. Gardner nel film, (e nella vita reale), era veramente felice insieme a suo figlio, ma quello che desiderava era garantire questa felicità. Sogna una vita migliore per tutti e due. Può avere l'apparenza del racconto verso la conquista del mondo finanziario, ma in realtà è la storia di un uomo, del suo sogno e della dedizione per suo figlio. Ed è proprio questo legame con il figlio a dargli la forza e il coraggio di cambiare la propria vita.
La felicità di Smith e dello stesso Gardner è aver rispetto soprattutto per se stessi nella convinzione che la sofferenza non è mai inutile ma porta sempre a qualcosa. Gabriela Saraullo
VOTO:

CRITICA a cura di Olga di Comite: E’ vero: siamo al film migliore di quelli firmati da Muccino fino ad oggi, ma soltanto perché il nostro imita, davvero bene, il ritmo di regia del moderno cinema americano, con un occhio ai film di Frank Capra.
Di originale c’è l’innesto, in questo tipo di linguaggio e contenuti, con elementi mutuati anche dalla nostra cultura cinematografica (vedi il Benigni di “La Vita è bella” o il De Sica di “Ladri di biciclette”). Tali ingredienti combinati insieme, in un racconto da sogno americano ispirato però a una storia vera, danno luogo a un andamento brillante e misurato, pur nel dinamismo della camera che si muove in continuazione, usando tutti i piani e le inquadrature possibili.
Lo spettatore è catturato poi dalla grazia del piccolo protagonista, che, unita alla bravura senza sforzo e senza eccessi di Will Smith, ha permesso a Muccino di centrare il risultato. Non siamo di fronte al gran film, ma al cinema di discreto livello e ad emozioni che, toccando lo spettatore medio, restituiscono un’immagine sufficientemente credibile dell’America reaganiana, con i chiaroscuri di sempre, con quel miscuglio di arrivismo, cinismo e generosità, tipiche degli States ma anche della vita in generale.
Il regista si è come trasmutato nel copione e ha intercettato il gusto del pubblico americano a colpo sicuro, creando un prodotto che si fa fatica a riconoscere come opera di un italiano. Forse con questo film l’autore ha trovato la sua vera identità e c’è da sperare che sia l’inizio di una durevole evoluzione rispetto ad opere precedenti, a mio parere provinciali, monotone, senza particolari doti registiche.
La favola bella su storia vera vede come personaggio protagonista un nero americano, rappresentante di apparecchiature mediche, in lotta per migliorare la sua condizione e uscire dalle strette della povertà, precipitando sempre più in basso, finisce per perdere anche la fiducia della moglie che lo abbandona. Nonostante tutto, egli non si arrende e, facendo leva sull’amore per il figlio che è rimasto con lui, concepisce il sogno di diventare un broker. Centimetro per centimetro riesce a risalire i gradini della scala sociale fino a coronare le sue aspirazioni. Il mito americano che chi vuole può in quella società farsi strada con le sue forze è salvato, ma non edulcorato e mi pare che Muccino abbia voluto descrivere soprattutto la ricerca più che il punto di arrivo.
Tra gli attori, da menzionare, insieme a i protagonisti, Thandie Newton (la moglie), che tratteggia un’immagine di donna non precostituita, credibile e controllata nell’interpretazione.
Piuttosto di maniera gli altri personaggi minori, come gli esponenti della finanza, ridotti a babbo natale invece che a cinici caimani, quali sono nella realtà. Olga di Comite
VOTO:

Disclaimer | © 2001-2010 CINEMOVIE.INFO | Web Design: © 2010 MARCLAUDE