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RECENSIONE FILM SOUL KITCHEN

SOUL KITCHENTRAMA: Zinos (Adam Bousdoukos), è il proprietario del ristorante Soul Kitchen e sta attraversando un periodo non molto fortunato. Nadine (Pheline Roggan), la sua ragazza, si è trasferita a Shanghai, i suoi clienti abituali boicottano il suo nuvo chef e come se non bastasse, ha anche problemi alla schiena.

Le cose sembrano migliorare quando un giro giusto di persone abbraccia la sua nuova filosofia culinaria, ma non basta a guarire il cuore spezzato di Zinos che decide, allora, di raggiungere la fidanzata e lasciare il ristorante in gestione all’inaffidabile fratello Ilias (Moritz Bleibtreu), un detenuto in semi-libertà. Entrambe le decisioni si riveleranno catastrofiche con il fratello che si gioca il ristorante a carte e Nadine che si è trovata un novo ragazzo. Ma, forse, c’è un’ultima speranza per i due fratelli di riprendersi il Soul Kitchen, sempre che riescano a smettere di litigare e uniscano le forze...

CRITICA a cura di Matteo Brunetta: Fatih Akin è riuscito a conquistare anche Venezia, dopo aver vinto l’Orso d’oro a Berlino con "La Sposa Turca" e il premio alla sceneggiatura a Cannes con "Ai Confini del Paradiso", infatti, ha ricevuto anche il Premio Speciale all’ultima Mostra del Cinema.

Soul Kitchen è una novità per il regista turco-tedesco (sempre intento a raccontare mondi duri dove le persone vivono depresse e senza speranze), che questa volta cambia registro e sguardo nei confronti della realtà proponendo una commedia divertente, mai banale e mai pesante. Anche questa volta al centro della storia c’è la figura dell’immigrato in terra di Germania (a differenza delle precedenti, però, il protagonista è greco e non turco), ma senza che questa condizione pesi sulla sua vita.

Il ritmo della musica (la colonna sonora è a dir poco strepitosa), le prelibatezze culinarie del cuoco Shayn (Birol Unel) e le gag del protagonista (memorabile l’uso del mal di schiena come strumento comico) rendono questo un gran bel film, fantastico nella sua semplicità e nella regia dinamica di Akin, che è abilissimo nel mescolare società multietniche e buona musica, alta cucina e buoni sentimenti, situazioni quasi tragiche e un lieto fine. La bravura degli attori, poi, perfeziona una commedia frizzante destinata a divertire tutto il mondo. Insomma una ricetta per stuzzicare l’appetito e nutrire l’anima. Matteo Brunetta
VOTO: 8

 

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