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RECENSIONE FILM STAY ALIVE

STAY ALIVEANNO: U.S.A. 2006

GENERE: Horror

REGIA: William Brent Bell

CAST: Jon Foster, Samaire Armstrong, Frankie Muniz, Sophia Bush, Maria Kalinina, Jimmi Simpson, Adam Goldberg, Milo Ventimiglia.

DURATA: 85 '

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TRAMA: Un gruppo di amici che condividono la passione per il videogame, arriva in possesso di un horror survival il cui unico obiettivo è la sopravvivenza.
Non è la solita avventura vissuta davanti alla tv con joystick in mano, ma sorprendentemente si trasforma in qualcosa di più, una vera e propria lotta per non morire.
A turno i ragazzi si trovano catapultati in universo parallelo, la cui porta è rappresentata dai personaggi da loro creati.
Mano a mano che gli stessi perdono la vita, il vile destino prende le sembianze della realtà, mettendo a repentaglio la loro stessa esistenza.
Il game narra le vicende della Contessa Elizabeth (Maria Kalinina) e nella preghiera introduttiva si spiega quali maligne intenzioni facciano parte della sua mente perversa. Costantemente angosciata dal desiderio di bellezza eterna e infastidita da qualunque specchio che rifletta la sua immagine, è alla frenetica ricerca di sangue da destinare alla causa.
I ragazzi muoiono uno dopo l’altro, ma tre di loro scopriranno un metodo per ucciderla e cercheranno di salvarsi...

CRITICA a cura di Lorenzo Carrega: Una pellicola che all’apparenza esprime il coraggio di rendere originale la trasposizione filmica di un videogame, ma sciupa tutto nel suo svolgimento.
Scene poco ricche di effetti speciali, molto prevedibili, pochi gli stacchi da realtà a virtuale, quasi sempre incentrati sulla prima, unita alla imbarazzante pochezza dei contenuti narrativi.
A tutti gli effetti si tratta di un “pacco” confezionato per il vasto pubblico dei maniaci da console, ma nulla più.
Un peccato per l’idea piuttosto audace e intrepida, ma sono troppi i momenti poco stimolanti, oltretutto non sorretti dalla scarsa prova attoriale dei protagonisti.
Un videogioco in veste filmica rappresenta sempre una sfida per gli ideatori che spesso non viene portata a termine nella maniera più esaustiva.
Un gioco presenta trame molto spesso inconciliabili, pronte ad essere interrotte e soppiantate da nuove storie, con l’ausilio dei giocatori, presupponendo quindi una interattività che costituisce il sale della sua esistenza.
Qui ci viene sbattuto in faccia un vero e proprio collage di spezzoni ludici, senza un costrutto particolare, allontanando lo spettatore dal guard-rail interpretativo meditato prima della realizzazione dell’opera.
Attorno alla narrazione ruota il concetto virtuoso della manipolazione della mente, dettata da una potente influenza nel subconscio, in grado di trasformare la percezione della realtà. Fenomeno assai frequente per i patiti da videogame, incastrati in due mondi diversi, nell’uno presenti fisicamente e nell’altro mentalmente.
Una preghiera letta ad alta voce, un tentativo di rendere partecipi gli spettatori ad un livello spirituale, senza dover subire la sequenza d ‘immagini sparate alla velocità di 24 fotogrammi al secondo.
Insomma, ha poco da dire questo film e ammetto la mia fatica nel trovare spunti interessanti che possano stimolare in voi la voglia di vederlo.
Solo un consiglio per gli appassionati del genere, siete gli unici che non potete perderlo. Agli altri, be', meglio che passiate da un blockbuster. Lorenzo Carrega - Yanub (LINK)
VOTO:
5

GIUDIZIO: Complessivamente scarso, idee piuttosto buone svanite in un pessimo film.

 
 

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