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RECENSIONE FILM BUBBLE

BUBBLEANNO: U.S.A. 2006

GENERE: Thriller

REGIA: Steven Soderbergh

CAST: Decker Moody, Misty Dawn Wilkins, Debbie Doebereiner, Dustin James Ashley, Amanda Massey, Joyce Brookhart, Dawn Hall, Katherine Beaumier, Scott Smeeks, Steve Deem, Kyle Smith, David Hubbard, Laurie Lee, Omar Cowan, Madison Wilkins, Steven Soderbergh, Phyllis Workman, Ross Clegg, Jeffrey R. Morris, Adam C. Anderson, Leonora K. Hornbeck, Thomas R. Davis, Daniel R. Christian, A. Paul Brooks Jr.

DURATA: 73 '

TRAMA: In un piccolo paese dell'Ohio quasi tutti gli abitanti sono occupati in una fabbrica di bambole. La quarantenne Martha (Debbie Doebereiner) ed il giovane Kyle (Dustin James Ashley) lavorano lì da vari anni e, nella solitudine totalizzante della provincia degradata, tra i due nasce una relazione meccanica, quasi anaffettiva. Il loro rapporto un giorno, però, viene sconvolto dall'arrivo di una nuova operaia, Rose (Misty Dawn Wilkins), una ragazza madre che nessuno conosce. Martha inizia sin da subito a sospettare di lei perché nota delle piccole ambiguità, e quando capisce che tra la nuova arrivata e Kyle sta nascendo una relazione, rimane sconvolta. I tre tentano di stabilire tra loro un nuovo equilibrio, tollerandosi senza ferirsi, finché un giorno, inevitabilmente, la tragedia arriva a devastare le loro vite...

CRITICA a cura di Paola Bernardi: Con stile scarno e minimalista, quasi documentaristico, Soderbergh offre un inquietante ritratto della provincia americana.
Sul desolante appiattimento esistenziale di alcuni abitanti di una cittadina sperduta nel Midwest, la notizia di un omicidio è solo una breve scossa prima che tutto torni alla normalità, all'alienante e malinconica routine quotidiana.

La vittima dell'omicidio è Rose, appena assunta nella locale fabbrica di bambole. Fin troppo facile e scontato, da parte della polizia capire chi è l'assassino. Questo film non si presenta infatti come un thriller, non è l'intreccio che interessa a Soderbergh. Non racconta nulla; mostra semplicemente delle cose e dei volti, utilizzando un cast di attori non protagonisti, ripresi sempre in primo piano. E' una regia quasi televisiva, per questo scioccante nell'insieme. E' un film girato in tre settimane; i volti, gli interni, il mobilio ordinario, sono ripresi così come sono. Proprio il realismo delle immagini che disorienta e crea senso di disagio; per il resto, alla misera routine di queste persone, non è nemmeno concesso il brivido della suspence, in questo contesto persino un omicidio diventa prevedibile e scontato. Paola Bernardi
VOTO:

 

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