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RECENSIONE FILM AMERICAN GANGSTER

AMERICAN GANGSTERGIUDIZIO: Ridley Scott dirige un gangster movie crudo e spietato dall'incredibile coerenza e solidità che accompagna il film durante l'intera notevole durata di due ore e quaranta minuti.

American Gangster non lascia spazio alla scena ad effetto, non si poggia sull'intrattenimento facile, non lesina di deprecare lo spietato gangster che spaccia e uccide rovinando migliaia di famiglie condannandole alla dipendenza dalla droga pesante, attacca duramente la feroce corruzione che attanaglia la polizia nella città di New York alla fine degli Anni Sessanta, mette in cattiva luce il poliziotto integerrimo che persegue la giustizia a tutti i costi ma che rimane agli occhi dello spettatore un vizioso strafottente incapace di essere un marito degno e che non ambisce ad essere un buon padre disinteressandosi della felicità e del futuro del proprio bambino.

Ridley Scott si pone interamente al servizio della storia, splendidamente scritta da Steve Zaillian, regalandoci una narrazione assolutamente verosimile, pura e ed emozionante, ogni scena, ogni personaggio viene sottolineato nella giusta misura: il grande regista ci offre un racconto appassionante in continuo crescendo, avvolto in ambientazioni coinvolgenti che ci permettono di tuffarci in una splendida rappresentazione d'epoca sostenuta dalla fotografia di Harris Savides.

La famiglia è al centro della pellicola: la fiducia, la comunione ed il patto di sangue che legano la famiglia afroamericana capeggiata dal gangster Frank Lucas intenta a gestire la lucrosa e sanguinaria attività d'impresa dell'eroina purissima, le rivali famiglie mafiose che vengono tagliate fuori pagando il caro prezzo del progresso e dei nuovi orizzonti della criminalità organizzata, la vasta e corrotta famiglia del corpo di polizia di New York indegna e becera addirittura per tre quarti del suo organico, la famiglia di Richie Roberts mandata allo sbando da un cattivo marito e padre assente.

American Gangster non rinuncia a colpevolizzare e demonizzare, non osanna i protagonisti, ambisce al realismo e alla verosimiglianza e non offre il fianco alla spettacolarizzazione: la guerra del Vietnam stava costando all'America un prezzo spaventoso in termini di vite umane e finanziamenti, la terribile piaga della tossicodipendenza era in forte ascesa e mieteva sempre più schiavi e vittime, la corruzione era diffusa a macchia d'olio e una classe privilegiata ed intoccabile di uomini bianchi reggeva i fili di giudici, avvocati e poliziotti newyorkesi agendo indisturbata con ingente profitto di tutti coloro che contavano.

Denzel Washington e Russell Crowe si confermano in assoluto tra i più smaglianti attori in circolazione: il primo porta sul grande schermo in maniera brillante un bad guy maestoso, gangster e capo famiglia spietato che mette al primo posto gli affari e la sacra unione e coesione della famiglia, uomo dagli intoccabili principi che persegue la sua sfrenata ambizione abbattendo ogni ostacolo alla ricchezza e al potere; Russell Crowe riesce ancora una volta a cambiar volto in maniera sorprendente, sveste i magnifici panni di Ben Wade in Quel Treno per Yuma ed indossa quelli del detective Richie Roberts, dando vita con maestria ad un poliziotto dalla rara onestà ma allo stesso tempo uomo di famiglia scorretto e traditore, superficiale ed eterno assente, dimostrandosi ancora una volta tra i migliori, se non il miglior attore che abbia calcato gli schermi cinematografici negli ultimi dieci anni, personaggio scomodo ed irrequieto che non si è mai inchinato allo show business e alle beghe politiche di Hollywood.

American Gangster ricerca e trova il suo culmine nel primo incontro faccia a faccia tra Frank Lucas e Richie Roberts, momento dai toni solenni, scena magistrale che sugella una straordinaria conclusione anticipata rispetto alla fine del film che giungerà venti minuti dopo, il gangster impassibile ed il detective visbilmente commosso ed eccitato finalmente si confrontano regalandoci una sequenza cinematografica da applausi.

La conclusione del film che ne segue è decisamente didascalica e riassuntiva seppur arricchita dal confronto a tavolino tra il gangster alla sbarra ed il poliziotto avvocato, Ridley Scott non manca di offrirci una seconda conclusione confezionata su misura per Frank Lucas, sentito omaggio al suo American Gangster vivido, appassionato ed emozionante.
VOTO: 8+

 

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