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RECENSIONE FILM ANGEL ANGEL LA VITA IL ROMANZO

ANGEL ANGEL LA VITA IL ROMANZOANNO: Belgio / Francia / Gran Bretagna 2007

GENERE: Drammatico

REGIA: François Ozon

CAST: Romola Garai, Charlotte Rampling, Sam Neill, Lucy Russell, Michael Fassbender, Jacqueline Tong, Janine Duvitski, Christopher Benjamin, Jemma Powell, Simon Woods.

DURATA: 118 '

TRAMA: Nell’Inghilterra dei primi anni del novecento, Angel Deverell (Romola Garai) è una giovane scrittrice che sogna il successo, la fama e l’amore: il destino le darà tutto quello che desidera, compresa una grande dimora ribattezzata “Paradise”, ma lo scorrere del tempo non la lascerà senza rimpianti...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Quando vedo un brutto film, ho la stessa sensazione che si prova al risveglio quando un sogno-incubo ti lascia addosso una sottile angoscia e malumore, anche se, aperti gli occhi, sai che nulla di quello che hai ancora stampato in mente è vero. Così l’altra sera non vedevo l’ora di uscire dalla sala dove si proiettava Angel - La vita il romanzo, perché volevo dimenticare quella serie di immagini perlopiù sgradevoli e pesanti, salvo alcune eccezioni come la sequenza iniziale fatta di neve e campi lunghi. Mi sentivo anche molto arrabbiata con un critico “vero” che aveva paragonato l’opera a Via col vento, drammone sentimentale a sfondo sociale, che ha accompagnato almeno due generazioni di donne e che conserva ancora oggi un suo fascino.

A mio parere, come si diceva con un amico, qui si tratta del classico film inutile che può dare qualcosa solo agli antiquari specializzati in orrendi arredi dell’età vittoriana. Persino la casa dei sogni della scrittrice di bestseller, protagonista della storia, era un oscuro e squallido casermone neo-gotico, privo anche della grazia di un bel giardino e simile a una di quelle villone oscure dove ti viene di supporre che si svolgano riti sadici o torture. Chiarisco: non alzo le sopracciglia sdegnosetta davanti al genere melò che, se ben fatto, è degno d’attenzione come ogni fatto creativo o di gusto (anche se non coincide col proprio e con quello del proprio tempo). Il problema è che la storia non aveva presa, l’interpretazione era artefatta e di maniera oltre il sopportabile, i dialoghi scialbi, gli attori truccati malissimo (Angel sembrava un incrocio tra Morticia e una soprano pettoruta dell’Ottocento) e antipatici, fotografia mediocre (narici frementi e ginnastica oculare a parte), la musica, salvo in due o tre scene, assolutamente insignificante.

Il personaggio principale tendeva all’isteria quando voleva essere appassionata, anche le scene di massa risultavano confuse e senza fascino (vedi festa nel casermone gotico per festeggiare oil marito reduce dalla guerra). Alla disillusione dell’opera si è poi aggiunta la delusione sul regista François Ozon, di cui avevo ammirato soprattutto Sotto la sabbia, ma anche Gocce d’acqua su pietre roventi, che faceva pensare a Fassbinder, nonché il carosello di donne in Otto donne e un delitto. La sua inclinazione verso il femminile mi aveva fatto perciò bene sperare sulla descrizione umana e sentimentale di questa Liala vittoriana, da ragazzina ribelle divenuta scrittrice di grande successo popolare.

Alla biografia dell’autrice, proveniente da modeste origini, si affianca la storia d’amore con un oscuro pittore bohemien (conclusa ovviamente in dramma) e un rapporto ambiguo con la cognata che l’adora. Il film è tutto qui, dalle stalle alle stelle e poi il percorso inverso, come è nello stile del melodramma lirico. E io mi sento solo di sconsigliarne la visione per continuare ad amare l’Ozon delle cose migliori.

Se il confronto con Espiazione, in uscita contemporanea sugli schermi, è d’obbligo (stesso periodo, stessi luoghi), per me è tutto a favore di quest’ultimo che, pure cadendo miseramente nella rappresentazione della grande guerra, offre un primo tempo di tutto rispetto e pochi minuti finali di indimenticabile recitazione. Olga di Comite
VOTO:

 
 

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