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RECENSIONE FILM BASTARDI SENZA GLORIA INGLORIOUS BASTARDS

BASTARDI SENZA GLORIACRITICA a cura di Olga di Comite: Difficile descrivere la sensazione di meraviglia mista a un certo fastidio che provoca l’ultima opera di Quentin Tarantino. Quando arriva la fine della proiezione di quasi tre ore, ci si accorge di non averla subita, come in "Baaria", bensì vissuta con costante attenzione-tensione, fatti salvi i rari momenti di stanca. La tecnica della citazione e delle simmetrie interne tra ciò che è della sceneggiatura con ciò che accade nella finzione del cinema (tutto: quello di una volta e quello di oggi) è tipica dell’autore, ma in altre occasioni sembrava puro espediente o giochetto intelligente che lasciava freddi.

In Bastardi senza gloria il fascino è dato da tre elementi. Il primo riguarda il fatto che la tecnica usata, cioè il già visto e sentito, la pallina di ping-pong che va dall’accadere sullo schermo ai fatti narrati, è qui strettamente essenziale al dipanarsi dell’azione. Il secondo è un ritmo che non lascia spazi vuoti o cali di adesione ma tiene soggiogato lo spettatore come può farlo uno stravagante e colorato spettacolo pirotecnico. Il terzo è la composizione dell’inquadratura e la fotografia veramente superba. Basta citare la prima scena in campo lunghissimo o quelle relative ai personaggi femminili con vibranti primi piani e raffigurazioni che rimandano alla cartellonistica del cinema anni ’40.

Non ho spiegato però la sensazione un po’ fastidiosa di cui parlavo all’inizio. Mi riferisco all’armamentario di brutalità sanguinolente che sono anch’esse un marchio di fabbrica della ditta, fin dai tempi di Pulp Fiction. Queste mi sono sembrate inopportune in un’opera che, pur con una fantasia sregolata che supera la storia e la stravolge, ricorda a modo suo qualcosa di veramente stravolgente come la morte reale di milioni di persone. Su questo non c’era bisogno di esercitarsi con finti fiumi di sangue o di inventare brutalità: lo sfondo era pieno di quelle oltre le quali non si può andare. La funzione dissacrante e giocosa che alcuni “massacri” hanno in altri film di Tarantino, qui sono in più.

Del resto l’autore è tale da doversi accettare in blocco con luci ed ombre, con la sua creativa genialità postmoderna, dove tutti i generi (che conosce da cinefilo e non solo da regista) nonché le memorie cinematografiche, si mescolano. Sotto i nostri occhi passano anni e anni di storia del cinema, come un enorme forziere da cui si attingono in continuazione oggetti. Per citarne solo alcuni, fortissima è la presenza di Fassbinder, di Ford, di Riefenstahl, del cinema francese alla Clouzot,dei sottogeneri italiani che il regista ama e conosce. Insomma il vero protagonista è il cinema insieme alla libera invenzione che lo guida.

Solo nel buio di una sala infatti si può reinventare la Storia e far diventare una favola balzana, un po’ thriller, un po’ cinema di guerra, un po’ spaghetti-western, la Seconda guerra mondiale. Uno come Quentin Tarantino, curioso, intelligente e dispettoso come una scimmia, non poteva correre il rischio di presentare in forme canoniche quel terribile evento.

Diviso in capitolo, ognuno con titolo e con tanto di C’era una volta nel primo, il copione presenta la storia di un gruppo di ebrei americani, capitanati da Aldo Raine (Brad Pitt), tipo Quella sporca dozzina, che forma un comando anche qui particolare. L’obiettivo è uccidere e brutalizzare i corpi di ogni tedesco ucciso. Parallela si svolge la vicenda di una ragazza ebrea (Melanie Laurent) scampata alla caccia di un colonnello delle SS (Christoph Waltz). La donna ha cambiato identità, vive ora a Parigi e gestisce un cinema.

Le due storie convergono nel preparare e realizzare un finale di doppia vendetta ai danni del fior fiore dei gerarchi nazisti nonché del loro capo. In quanto al resto la musica è tale da comprendere anch’essa di tutto: dalle canzoni americane alla colonna sonora di film famosi, al classico Per Elisa. Tra gli interpeti mi è sembrato convincente per una recitazione duttile ed espressiva l’austriaco Christoph Waltz; minore quella di Brad Pitt, ingrassato ad arte ma non per questo più efficace. Nei ruoli giusti le due coprotagoniste femminili vestite di raffinate toilettes anni ’40. Olga di Comite
VOTO:

 

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