GENERE: Drammatico

REGIA: Jean-Marc Vallée

CAST: Marc-Andre' Grondin, Michel Cote', Danielle Proulx, Pierre-Luc Brillant, Emile Valle, Mariloup Wolfe, Francis Ducharme, Jean-marc Vallée, Johanne Lebrun, Sebastien Blouin, Jean-Louis Roux, Felix-Antoine Despatie, Alex Gravel, Maxime Tremblay, Anik Vermette, Helene Gregoire.

DURATA: 125 '

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TRAMA: Storie straordinarie di gente ordinaria in cerca d'amore e felicità. Un dramma familiare diverso da tutti. Due storie d'amore s'intrecciano, l'amore di un padre per i suoi cinque figli e l'amore di uno dei figli per suo padre, un amore così forte che lo costringe a vivere nella menzogna. Quel figlio si chiama Zach Beaulieu (Marc-Andre' Grondin) che, nato il 25 dicembre 1960 diverso dai suoi fratelli, cerca a lungo con ostinazione di integrarsi con loro. Nel corso dei successivi 20 anni di vita percorre un cammino sorprendente che lo porta a comprendere la sua vera natura e, cosa ancora più importante, lo spinge a tentare di farsi accettare da suo padre così come veramente è...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Una famiglia normale, con ipocrisie, contraddizioni e solidi affetti nel Canada anni ’60: un padre virilmente macho e autoritario, una mamma tra il sensitivo e il cattolico praticante, cinque figli tutti maschi. Salvo che uno di loro, Zach, non vuole accettare la sua latente omosessualità, così come non l’accetta il rude genitore quando comincia ad averne il sospetto. Il ragazzo inizia così la crescita, cercando di comprimere le sue tendenze e di farsi comprendere dal padre con cui il conflitto s’allarga. La madre tenta con ironia e dolcezza di mediare per salvaguardare il difficile equilibrio del microcosmo familiare, reso più complicato dalla tossicodipendenza del figlio maggiore, che presto esplode anch’essa.
In questa ennesima e particolare educazione sentimentale c’è comunque una novità che dà all’opera un carattere specifico. Alludo al legame strettissimo tra colonna sonora e narrazione; infatti il regista Jean-Marc Vallèe ha scelto di rappresentare le trasformazioni di un periodo (anni 60 – anni 80) per mezzo della musica che lo connota. Si va così da Patsy Cline, cara al padre, ai Rolling Stone, dai Pink Floyd a David Bowie, nel quale il ragazzo si identifica per poi passare a idoleggiare il vocalista dei Sex-Pistols nel periodo della negazione del proprio io a favore di una finta virilità esercitata a spese di una rossa, lentigginosa fidanzata. Alla fine l’uscita dal caos personale e dal mondo familiare si concreta in un viaggio simbolico - mistico a Gerusalemme e nella riconciliazione al fratello tossico dopo la sua morte. A parte qualche pennellata in più di buonismo finale, l’altro pregio di C.R.A.Z.Y. (acronimo dei nomi dei cinque ragazzi Beaulieu) è senz’altro una sceneggiatura incisiva ed efficace che tocca argomenti non semplici con forza e leggerezza insieme, facendo parlare le cose e affidandosi a dialoghi stringati e credibili. Oltre alla musica, la fanno da padrone le immagini, scelte con gusto sapiente, il trucco, l’abbigliamento, i tick che riescono a delineare da soli un quadro preciso del milieu sociale, senza moralismo o predicozzi di tipo ideologico, qualcosa di simile al linguaggio di Ken Loach. Il senso ultimo del film diventa così l’antico sbocco di ogni educazione sentimentale, etero omo o trans che sia: ciascuno deve essere semplicemente, con umanità se stesso. E forse la cosa che al regista riesce meglio é farci sentire la sua vicinanza e partecipazione umana alla vicenda raccontata, senza disdegnare l’ombra di un sorriso.
Giusti gli attori, soprattutto Marc Andrè Grondin, Michel Coté, Danielle Proulx nei ruoli rispettivamente del figlio, del padre e della madre. Olga di Comite
VOTO: