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RECENSIONE FILM HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI HARRY POTTER AND THE CHAMBER OF SECRETS

HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETIANNO: U.S.A. 2002

GENERE: Fantastico / Avventura

REGIA: Chris Columbus

CAST: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Richard Harris, Maggie Smith, Kenneth Branagh, Robbie Coltrane, Alan Rickman, Warwick Davis, Sean Biggerstaff, Shirley Henderson, Alfred Burke, Miriam Margolyes, Sally Mortemore, David Bradley, Robert Hardy, Harry Melling, Bonnie Wright, John Cleese, Tom Felton, Terence Bayler, Christian Coulson, Scott Fern, Simon Fisher-Becker, Richard Griffiths, Joshua Herdman, Jason Isaacs, Gemma Jones, Matthew Lewis, Hugh Mitchell, Devon Murray, Gemma Padley, James Phelps, Edward Randell, Chris Rankin, Fiona Shaw, Helen Stuart, Will Theakston, Edward Tudor-Pole, Julie Walters, Jamie Waylett, Mark Williams, Jamie Yeates.

DURATA: 159 '

TRAMA: Nonostante i consigli del saggio Elfo Dobby, Harry Potter (Daniel Radcliffe) è fermamente deciso a tornare, per il secondo anno consecutivo, alla Scuola di Magia di Hogwarts. Per questo fugge dalla casa degli zii su una macchina volante con il suo amico Ron (Rupert Grint) e, dopo varie peripezie, riesce a salire sull'Hogwarts Express e ad arrivare a destinazione. Ma nell'Istituto non tutto fila per il verso giusto: i membri della famiglia Muggle vengono, infatti, pietrificati da un Mostro infernale che si annida nei sotterranei. Sospettato di essere il responsabile dell'accaduto Harry, spalleggiato da Hermione (Emma Watson) e dai suoi amici di avventure, decide di smascherare il colpevole. Ma le indagini spingono il gruppo ben oltre la loro immaginazione...

CRITICA a cura di Kowalsky: IL MALE COME FORMA PASSIVA DI SOPRAVVIVENZA ALL'ASTRATTO CONCRETISMO DEL DESIDERIO - Forse non è un caso che il regista si chiami Columbus o che Hogwarths divenga il regno dove tutto è possibile, fagocitato dal bisogno di preservare la propria immortalità fino a sacrificare i suoi "abitanti" come eroi per proteggere il quorum della civiltà dalle insidie esterne. In chiave politica, Harry Potter potrebbe essere letto come messaggio alla situazione attuale del mondo: siamo in pieno terreno conservatore, quando perdiamo tutta la libertà che ci viene opportunisticamente sbandierata: il pericolo è ovunque, a pochi metri dall'onnipotenza (Divina o scientifica?).
Letto in altri termini, il film è controprudecente, se non dannoso, per il giovanissimo pubblico (o lettore, nel caso del libro). Perchè non insegna necessariamente a liberarsi del male, ma da un diffuso malessere occidentale, dalla paura di privarci di qualcosa di nostro, di perdere e perdersi, ripetutamente. Lo stesso Hogwarths - cupo e attraente/repellente Eden/Inferno dove tutto è possibile anche a rischio della propria esistenza (le scelte non sono mai facili, anche per chi ha la bacchetta magica per sovvertirle a proprio favore, sembra dirci Columbus) - con l'ostentazione della sopravvivenza SEMPRE e COMUNQUE ricorda certi soggetti horror à la Poltergeist, dove la dimora torna a vivere l'antico splendore al prezzo di qualche sacrificio umano. Eppure ridono, i bambini, ammiccano, si divertono: commettono forse lo stesso errore degli adulti? Non direi, rispetto al primo film Columbus vira bruscamente proprio nell'horror medianico (quasi pensasse di incuriosire il feticismo osè dei vecchi lettori di Le Fanu) e a tratti sembra aver scoperto la chiave di svolta che permette a questi supponenti maghi prodigio a diventare complici anche delle loro stesse difficoltà. Lo spettatore di Harry Potter ha dalla sua molto tempo per sognare tutto quello che è (superficialmente) avveniristico e realizzabile. Però è messo nelle condizioni di sopperire al proprio inevitabile fatalismo - ah il giardino dorato dell'infanzia o del passaggio a una vita più adulta - da una serie di terrificanti manipolazioni al proprio sistema di difesa. C'è da chiedersi in base a quali preconcetti il dono della magia diventi una condanna. Probabilmente anche per questo il film è superiore al primo: non tenta esuli capovolgimenti del meccanismo fiabesco (è sempre attento a sostenere l'alta borghesia, restio a raccontare il dramma di chi non possiede il dono, "il potere") ma almeno ha il coraggio di osservare le cose da un'angolazione diversa, di andare oltre l'occhialuto protagonista e i semplici effetti speciali. Resta, sì, prodotto di una consueta metodologia britannica, con quel senso del dovere e delle regole che vige da sempre nei college e che molti sono pronti a sovvertire, ma incoraggia - guardacaso - alla ribellione se necessaria a frenare un pericolo. Alla lunga, può sembrare davvero sconcertante impartire lezioni di pseudonazionalismo a un pubblico di giovanissimi. Però è sorprendente l'inattesa denuncia sociale del film, dai guelfi-schiavi (o vezzeggiativamente "servi") al custode (Dom De Louise) ignominosamente accusato da un sistema dove i ceti privilegiati abusano del proprio potere (Hugo docet? O Dickens?). E alla fine il messaggio riabilita in parte qualche incongruenza e momento di noia che non mancano di certo, specialmente quando la regia di Columbus scivola in un compiacimento narrativo forse troppo "adulto" per il pubblico a cui abitualmente si rivolge. Il regista sembra erudirci sulla scelta che si opera, al di là delle proprie radici familiari: in un'epoca di grandi tensioni mondiali e fanatlismi religiosi Potter ci appare il predestinato che rinuncerebbe a una parte dei suoi poteri per operare contro il Male. E' un tema - fateci caso - molto diffuso nel cinema quello di affidare a una "creazione fantastica" - vedi anche Spiderman - la salvezza del mondo. Ma il male cos'è davvero? Nietzsche parlerebbe più o meno cosi': << Combattiamo con la forza che è in noi, e attraverso di essa distruggiamo il potere dell'odio >>. Se la regia è spesso impeccabile, la direzione degli attori stavolta è magistrale. Certo, l'excursus horror è temerario, e il film suscita veri attimi di paura tra omaggi ad "aracnofobia" o al fantasy grand-guignol à la Excalibur di Boorman. Forse Columbus si prefigge lo scopo di attirare un pubblico maggiore, più vasto, oppure preferisce mettere in scena il Male assoluto come punto prefigurato delle potenzialità distruttive e del coraggio dei ragazzi(ni), ma è un'indirizzo scomodo, pronto a scongiurarsi - contro l'ingenuo delirio di onnipotenza del primo episodio - quando la felicissima intuizione delle mandragore evocano il feto strappato al seno materno per riportarlo definitivamente in vita. Passivo ostacolo, è il Male stesso a sopravvivere, proteggendo e preservando la nostra assoluta necessità di prudenza. La magia - sembra dirci Columbus - non salva il mondo nè le nostre vite dal pericolo che si annida fuori e dentro di noi. Kowalsky - Luca D'antiga
VOTO: ***

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