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HAURU NO UGOKU SHIRO

HAURU NO UGOKU SHIROANNO: Giappone 2005

GENERE: Animazione

REGIA: Hayao Miyazaki

CAST: Chieko Baisho (Voce), Takuya Kimura (Voce), Akihiko Miwa (Voce), Christian Bale (Voce), Hayao Miyazaki (Sceneggiatura), Studio Ghibli (Effetti), Atsushi Okui Gewirtz (Fotografia), Takeshi Seyama (Montaggio), Joe Hisaishi (Musiche).

DURATA: 119 '

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TRAMA: La giovane Sophie ha diciotto anni e lavora instancabilmente nel negozio di cappelli che apparteneva a suo padre, ormai defunto. In una delle sue rare uscite, viene importunata da alcuni soldati e salvata dal Mago Howl, uno stregone di rara bellezza e grande fascino, ma che è un po' smidollato e codardo. La perfida Strega delle Lande, che è invaghita dello stregone e desidera possederne il cuore, gelosa di Sophie la trasforma in una rugosa novantenne. A Sophie non resta che scappare di casa e iniziare a vagare senza meta per terre desolate alla ricerca di chi possa spezzare il maleficio di cui è vittima. Trova riparo nel Castello mobile di Howl e, nascondendogli la sua vera identità, si fa assumere dallo stregone come donna delle pulizie, scoprendo così i segreti del castello e dando nuova vita alla vecchia dimora in cui abitano soltanto il giovane apprendista Markol e Calcifer, il demone del fuoco. Quale destino e quante avventure attendono Sophie prima di poter tornare ad essere quella di prima? Qual è la maledizione di cui è vittima il mago?

CRITICA a cura di Chiara F.: Miyazaki riceve il premio alla sua maturità. Alla saggezza conquistata sulla pelle immaginaria di figure reali, che rappresentano altro dall'umano, emanazioni di sentimenti ed evanescenze, ricordi ed appigli storici. Attraverso un peculiare gusto ricostruttivo ed una perizia insolita nel disegno, tipicamente nipponico, con i suoi spigoli, le sue ampollosità luminose, il regista ci immette in paesaggi Europei di fine Ottocento, di fiere, vivaci ridondanze, fondali quasi fiamminghi.
Una ragazza affronta con leggerezza e tenacia la sua vecchiaia, colpo di vento, frutto di una maledizione che nella sua perentorietà si rivelerà estremamente cangiante, a seconda delle inclinazioni del viso e del corpo del personaggio colpito. La sua maledizione è legata ad un'altra, quella di una figura grottesca tipicamente Myiazakiana, ovvero la strega delle Lande dal collo fagocitante e obbrobrioso. Nel già invischiato frangente la piccola sarta Sophie si imbatte nel già incontrato mago di Howl, che di quel maleficio è custode e che ne è carnefice e vittima. I due comunicheranno attraverso la consueta galleria di personaggi intermedi e non minori, il fuoco che muove il castello voltafaccia, Cypher, il bambino barbuto all'occorrenza, senza toccarsi davvero per parte integrante del film.
Al di là della trama intricata dal film si astrae il corpo perverso e splendido del mago, l'unicità dei legami, e una costante presa di coscienza di travestimenti e cristallizazioni che colpiscono ogni singolo essere, e che attraverso il fittizio lo svelano copiosamente, lasciandolo debordare da sè.
La storia ha meno umori ancestrali, meno sangue e ferite rispetto al suo predecessore "La Città incantata", ma offre una galleria umana e postumana lontana comunque da ogni tentazione manichea, e un'interpretazione speciale della vecchiaia come evoluzione, remissione, chiusura nel proprio sè apparentemente remissiva e sapientemente ascetica. Non c'è vera vecchiaia ma solo segni, rughe preziose che si acquattano su personaggi sempiterni. La comprensione desiderata, e l'interesse per l'altrui segreto allontanano dal baratro.
Nell'epilogo, definito "infantile", melenso, in realtà nulla è riconciliato. La vanità di Howl è scomparsa così come il ciarpame del castello, e i capelli di Sophie recano l'impronta del viaggio con il loro colore argento. Nella bellezza dei suoi caleidoscopi, Hayao Miyazaki insegue l'essenza. Chiara F.
VOTO: 7,5

   
 
 
   
 

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