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RECENSIONE FILM IO L'ALTRO

IO L'ALTROANNO: Italia 2007

GENERE: Drammatico

REGIA: Mohsen Melliti

CAST: Raoul Bova, Giovanni Martorana, Mario Pupella, Samia Zibidi, Davide Lo Verde, Alessia Luongo, Lina Besrat Assefa.

DURATA: 80 '

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TRAMA: L'acquisto di un peschereccio usato permetterà finalmente a Giuseppe (Raoul Bova) e Yousef (Giovanni Martorana) di affrancarsi dopo anni di lavoro sotto padrone. Quando il mondo viene sconvolto dall'ennesimo atto terroristico, per Yousef e Giuseppe tutto sembra andare avanti allo stesso modo, fino a quando, durante una battuta di pesca in mezzo al mare, la radio annuncia che è "Yousef" il nome del terrorista ricercato dalla Polizia Internazionale...

CRITICA a cura di Olga di Comite: La visione di Io, l’Altro mi ha lasciata un po’spiazzata, forse perché avevo letto di recente di un Raoul Bova in odore di beatificazione hollywoodiana e me lo sono ritrovato come attore-produttore in un’opera quasi naif nella sua semplicità, ma di una potenza a tratti verghiana.

Siamo di fronte a una parabola di stile neorealista su un fenomeno importante, quello della cultura del sospetto che si è creata un po’ in tutto l’Occidente a proposito dei musulmani che ospitiamo nei nostri paesi.

Dopo l’11 settembre, questa fetta di persone si è trovata spesso a fare da capro espiatorio di tante tensioni sociali, politiche e psicologiche, in conseguenza di azioni terroristiche di straordinaria ferocia e lucidità. E’ per questa ragione che due poveri pescatori, uno siciliano, Giuseppe, e uno tunisino, Youssef, che in società hanno comprato a rate un peschereccio e dividono lavoro, chiacchiere, cibo e amicizia, si trovano ad essere, quasi d’improvviso, nemici.

Diventano quindi il simbolo di quel conflitto Oriente-musulmano e Occidente-cristiano di cui tanti parlano e non sempre a proposito. E sta proprio in questo snodo, a mio parere, la parte più debolina del racconto, perché psicologicamente è troppo rapido e brusco il cambiamento di prospettiva di Giuseppe che sfocerà poi in esiti tragici. La diffidenza nasce da una trasmissione della radio di bordo che diffonde la notizia di un uomo dello stesso nome di Youssef e della stessa nazionalità, ricercato in Sicilia per gli attentati di Madrid.

Da questo momento si snoda una rappresentazione a due di come sospetto e odio facciano presto a logorare e a caricare d’ostilità parole, sentimenti e infine azioni. Se il siciliano diventa un odioso aguzzino, l’altro mostra i lati più negativi di sé, prima insospettabili.

Viene così fuori da questa sceneggiatura quasi infantile un film civile, anche se a rischio di noia per la monotonia della situazione. Siamo infatti sul mare, ma tutto si svolge nello spazio piccolo del barcone, con rituali giornalieri che non mutano e personaggi che sono sempre e solo due. L’autore ha comunque con coraggio e con disarmante ingenuità affrontato un tema delicato, evitando la retorica con un’operazione condotta sottovoce e senza megaproduzioni. Discreta anche la prova del bello nazionale e del suo collega arabo, che si muovono con sufficiente credibilità nei panni dei due pescatori. Olga di Comite
VOTO:

 
 

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