CINEMOVIE.INFO - il Cineportale del Cinema moderno

Recensioni
Recensioni
Box Office
Box Office
Notiziario Notiziario
Trailers Trailers
Celebrità Celebrità
Frasi Celebri Frasi Celebri
Cine Specials Cine Specials
CINEMOVIE.INFO


RECENSIONE FILM L'ÂGE DES TÉNÈBRES L'ETÀ BARBARICA

L'ETÀ BARBARICACRITICA a cura di Olga di Comite: Un perdente tipo un “uomo senza qualità” di Musil è al centro del nuovo film di Denys Arcand, L’âge des Ténèbres, malamente o volutamente tradotto con L’età barbarica, richiamo evidente al successo del primo film della trilogia.

In realtà oggetto più ampio del discorso è il contesto, un Canada che ha i suoi orrori un po’ come tutto l’Occidente e che soffre soprattutto di solitudine umana e di incomunicabilità, oltre che di smog, traffico, eccesso di tecnologie, realtà paradossali o di moda che, per essere politicamente corrette, risultano assurde. Se poi a tutto ciò si aggiungono lo spirito di crociata (vedi la nostra Lega) e le guerre a sfondo religioso ci rendiamo conto che siamo davvero in un nuovissimo Medio Evo.

In questa situazione al nostro personaggio, meschino e arido il giusto, non rimane che opporre alla grigia e frustrante esistenza un mondo parallelo di sogni, ma anche questi non hanno nulla di grande o liberatorio, esprimono solo le piccole alternative spesso mediatiche all’insuccesso. Anche i sogni sono patetici come il personaggio e improntati alla ricerca di un femminile da mammone irrisolto o da onanista insoddisfatto. Sconfitto anche sul lavoro, che si svolge in un non-luogo tra presente e futuro, Jean-Marc (interpretato da un efficacissimo Marc Labreche) sa bene che non riuscirà in nessun modo a risolvere come funzionario statale nessuna delle ingiustizie e dei problemi di quella umanità dolente che gli sfila davanti.

La prima parte del racconto approda alla rappresentazione di un finto Medioevo in costume (esiste davvero in un parco di Montreal questo gioco domenicale) che risulta posticcia, noiosa e insignificante. Dopo di che la narrazione svolta, perché per la prima volta Jean-Marc si ribella, esce di casa inseguito dalla moglie in carriera che gli vomita addosso tutto il suo disprezzo, ma non ritorna indietro. Lo ritroviamo in una baita appartenuta al padre dove comincia una vita diversa a contatto con la natura e le realtà più semplici e dove il tempo ha una dimensione e durata dissimile dalle orribili congestioni cittadine.

Come si vede, niente di nuovo sotto il sole per questo rimedio al male di vivere della nostra età barbarica. Le trovate surreali della prima parte sono spesso più graffianti della via d’uscita finale, ma così parossistiche ed esagerate da non essere davvero angosciose, mentre il porto della serenità che si intravede alla fine, una volta preso congedo anche dai sogni, appare stucchevole e banale. Ciò non toglie che in alcuni brani l’unione e la mescolanza riuscita di disperazione, ironia, umorismo ritrovi la via del vero cinema e faccia pensare a un grande scrittore canadese e ai suoi personaggi. Alludo a Mordecai Richler.

Bella la fotografia delle prime sequenze e delle ultime; da manuale il primissimo piano della mela sbucciata che poi finisce in un paniere e si trasforma in una natura morta impressionista. Sarà anche l’arte l’altra uscita di sicurezza da un mondo contaminato ed afasico che non sa più parlare ed esprimere senso e sentimento? Anche in questo caso niente di originale e il richiamo a Cezane emoziona solo visivamente.

In definitiva un’opera ineguale con alcuni momenti sbagliati, che non ha la compattezza delle Invasioni barbariche, né la capacità di sorprenderci nell’analisi e nelle soluzioni prospettate. Olga di Comite
VOTO:

 
 

Disclaimer | © 2001-2008 CINEMOVIE.INFO | Web Design: © 2008 MARCLAUDE