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RECENSIONE FILM LITTLE MISS SUNSHINE

LITTLE MISS SUNSHINEANNO: U.S.A. 2006

GENERE: Drammatico

REGIA: Valerie Faris, Jonathan Dayton

CAST: Greg Kinnear, Toni Collette, Steve Carell, Alan Arkin, Abigail Breslin, Paul Dano, Beth Grant, Justin Shilton, Matt Winston, Lauren Yee, Annabelle Roberts, Lindsey Jordan, Brittany Baird, Mel Rodriguez, John Walcutt, Paula Newsome, Geoff Meed, Chuck Loring, Lauren Shiohamai.

DURATA: 101 '

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TRAMA: La famiglia Hoover è una combriccola di bizzarri personaggi saliti a bordo del loro pulmino Volkswagen per accompagnare la piccola Olivia (Abigail Breslin), di soli 7 anni, al concorso di bellezza Little Miss Sunshine. Della spedizione fanno parte: papà Richard (Greg Kinnear), gran motivatore; mamma Sheryl (Toni Collette) e suo fratello Frank (Steve Carell), reduce da un tentativo di suicidio; l'adolescente Dwayne (Paul Dano), deciso a restare in silenzio finché non riuscirà a diventare un pilota militare; e per finire il nonno (Alan Arkin), espulso dalla casa di riposo perché scoperto a fare uso di sostanze stupefacenti...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Come si fa a non amare una bimba slanciata con un po’ di pancetta, l’andatura da papera, con lunghe zampe e due occhioni dolci e blu dietro un paio di lenti enormi con montatura rossastra? Se poi la suddetta è dolce e sa trovare i gesti goffi ma giusti per comunicare con adulti altrettanto strani e non sempre facili, il gioco è fatto.
Ma il gioco degli autori non è così semplice; sul filo della commedia amara si svolge e si compone un “ quadretto” sociologico della famiglia americana tipico dell’acutezza grottesca di un certo cinema Usa, all’insegna dell’indipendenza. Purtroppo nella sceneggiatura quello che convince meno è un buonismo umanistico che grava sulla conclusione. Nel finale siamo di fronte all’ennesima esaltazione di una solidarietà familiare a prova di tutto, che considero irreale e falsamente consolatoria. Ma, detto questo, l’opera prima dei due autori Dayton e Faris, finora autori di videoclips, è una gradita sorpresa.
In apertura, la famiglia Hoover si presenta come un insieme di individui nevrotici ed eccessivi. Ognuno vive in un mondo proprio asfittico e poco comunicabile. C’è un figlio che non parla più, perché non ritiene gli altri del gruppo degni di tanto. Suo modello è Nietzsche, tutto il resto all’intorno è oggetto di una contestazione silenziosa e inesorabile. La piccola di casa, quella di cui parlavo all’inizio, vive il sogno di partecipare a un concorso di bellezza e per questo si esercita a ballare imitando i prototipi femminili della tv. Nella sua aspirazione è sostenuta dal nonno, che non è un saggio vecchietto, ma un incorreggibile collezionista di riviste porno, che spesso si ficca in bagno e si fa di cocaina. Abbiamo poi il padre che ha deciso a tavolino di essere un vincente e vive nell’ossessione del contrario, teorizzando con tutta la famiglia la sua filosofia di vita.
La moglie-mamma della situazione cerca di arrabattarsi tra i mille compiti di una donna, nel tentativo di mediare con tutti, soggetta a un logorio costante. Il fratello di lei ha tentato il suicidio ed è stato accolto in casa perché potrebbe riprovarci. All’origine della depressione e del fallimento, l’abbandono del suo compagno gay, che l’ha mollato per un partner più colto e di successo.
Questo insieme scombinato decide a un certo punto di partire, per permettere alla piccola di partecipare al concorso per l’elezione di Little Miss Sunshine, meta la California. Gli Hoover iniziano quindi il loro bravo on the road a bordo di un pulmino vecchissimo, che cammina a spinta e richiede la salita al volo dei partecipanti. Come in ogni viaggio, che è anche un itinerario interiore, nessuno ritornerà come è partito. Nel corso del cammino ciascuno rimette in discussione se stesso e il nonno lo farà in maniera definitiva, morendo. Alle disavventure diverse si aggiunge anche il trasporto della salma. Finalmente giunti a destinazione, padre, madre, fratello, zio vivono le ansie della piccola concorrente. La gara è una tremenda fiera delle vanità, che vede le ragazzine ridotte a pupattole clonate sugli standard di ragazze cover, in una sfilata e con esibizioni, che per essere riprese autentiche, fanno davvero rabbrividire.
La piccola degli Hoover, nella sua ingenua provocazione, scatena l’ilarità dei presenti e lo scandalo dei più cinici, quelli che un minuto prima applaudivano le sinistre marionette conciate da sexy-girl. E’ il momento di ricompattare le fila e la nostra terribile famigliola non fa eccezione! Tutti accanto alla little miss, tutti uniti, buoni e riconciliati. Così svanisce lo spirito aspro e tagliente, divertente e tenero, che aveva caratterizzato la narrazione. Olga di Comite
VOTO:

 
 

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