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MARE NERO

MARE NEROANNO: Italia 2006

GENERE: Drammatico

REGIA: Roberta Torre

CAST: Luigi Lo cascio, Maurizio Donadoni, Anna Mouglalis, Andrea Klara Osvart, Massimo Popolizio, Rossella D'andrea, Monica Samassa.

DURATA: 83 '

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TRAMA: Un'indagine partita dall'omicidio di una ragazza attraversa il mondo della più ambigua vita notturna romana, quella degli scambisti. La ricerca dell'assassino si trasforma in un viaggio nel desiderio maschile e Luca (Luigi Lo cascio), l'ispettore di polizia, coinvolgerà anche la propria compagna in un mondo in cui le fantasie si confondono e sostituiscono la realtà...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Sono ritornati di moda i proverbi: dizionari e operine varie ci dicono tutto su queste sintesi di saggezza popolare fino a ieri vituperate e spesso ridotte solo a giochini per i bimbi fino ai quattro anni. E allora via, seguiamo una volta tanto le mode... Se “il buongiorno si vede dal mattino”, l’inizio della stagione cinematografica non è dei più brillanti.
Dopo il digiuno estivo (a parte qualche perlina ripescata fuori circuito), dopo i rovesci di pioggia che hanno afflitto gli amanti del cinema all’aperto, si sentiva il bisogno di una bella opera, ma la Torre non ha saputo darcela, pur con qualche squarcio efficace e di buon livello. Il film è nel complesso confuso, inutilmente criptico, piuttosto freddo e noioso. Uno di quei casi in cui la cerebralità non diventa arte e riesce a comunicare pochissimo.
Si tratta di una discesa agli inferi di Luca, un detective (Luigi Lo Cascio), che si trova a investigare sulla morte violenta di una giovane donna “bella di notte” nell’ambiente del sesso hard, tra scambi di coppie e violenze sadiche. Nel frattempo è iniziata anche la convivenza del poliziotto con una fidanzata francese, Veronica (Anna Mouglalis), misteriosa, di poche parole e molto seduttiva, che sembra assecondare il percorso verso questi amori estremi intrapreso dal suo uomo. Tale percorso è destinato a non esaurirsi con la fine dell’indagine, perché ormai straripa nella vita privata di Luca. Egli è infatti incappato, complice il lavoro, in una di quelle zone oscure della psiche che spesso sono latenti e vengono alla luce solo su una sollecitazione esterna non riconosciuta a prima vista. Perso nel suo metafisico viaggio mentale, il detective finirà per inseguire in forme oniriche e reali le paure di tradimento che toccano il suo rapporto con Veronica.
Il tutto è rappresentato con un linguaggio che, abbandonato il modo ironico e colorito di "Tano da morire" o quello da melò psicologico di "Angela", indulge a simbolismi scontati (vedi statua classica da culto di Dioniso ritrovata in fondo al mare, nero come il fondo della nostra anima) o ad atmosfere cupe, buie, viste e riviste in tanti noir anche di scarso valore. Il dialogo allucinato e frammentario, mentre il protagonista precipita sempre più in basso verso le sue ossessioni, non valorizza certo le doti interpretative di un attore sensibile come Luigi Lo Cascio, mentre la Mouglalis gioca un ruolo da rauca fatalona d’altri tempi, a tratti ridicola più che suggestiva. Neanche la musica di uno specialista di storie particolari come Umebayashi o i riferimenti non casuali a Kubrick valgono, così come le inquadrature rifinite e algide, a riscattare da un inerte formalismo questo lungometraggio.
Alla fine l’ambiziosa operazione della Torre, tutta a tavolino, rimane scarsamente riuscita, nonostante la prestigiosa vetrina del festival di Locarno. Ci sono tante opere d’arte che nascono da premesse cerebrali, ma il miracolo si compie quando esse sollecitano ad avventure intellettuali che ci prendono e ci trascinano, altrimenti non rimane che la pura forma. Olga di Comite
VOTO:

   
 
 
   
 

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