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RECENSIONE FILM ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW

ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOWANNO: U.S.A. 2005

GENERE: Drammatico

REGIA: Miranda July

CAST: John Hawkes (Richard Swersey), Miranda July (Christine Jesperson), Miles Thompson (Peter Swersey), Brandon Ratcliff (Robby Swersey), Carlie Westerman (Sylvie).

DURATA: 91 '

TRAMA: Christine Jesperson (Miranda July) è un'artista, ma nelle sue ore libere, per guadagnare qualche soldo, fa l'autista a persone anziane. Spigliata e allegra, nella vita come nell'arte, mescola realtà e immaginazione. Richard Swersey (John Hawkes) lavora in un negozio di scarpe, ha alle spalle un matrimonio finito da poco, deve fare i conti con la solitudine e con due figli da allevare. Un giorno si trova davanti Christine, ma lei è così bella, vitale e spontanea da metterlo in crisi e creargli un'ondata di panico. Anche i figli di Richard hanno dei problemi: il più piccolo, Robby (Brandon Ratcliff), ha sette anni e ha come amico e confidente uno sconosciuto che ha incontrato in internet. Il maggiore, Peter (Miles Thompson) ha 14 anni ed è praticamente la cavia delle vicine di casa che lo usano per prepararsi al loro futuro amoroso e matrimoniale. Ognuno di loro ha bisogno di qualcuno al suo fianco...

CRITICA a cura di Olga di Comite: I primi disegni dei bambini hanno sempre una loro simpatica freschezza, ma capita che scorrendone un po’, tra quelli approssimativi e pasticcioni ne capiti uno che attrae più degli altri la nostra attenzione. I colori sono giusti, la grazia complessiva si fa apprezzare, c’è anche un iniziale senso della misura compositiva che ci fa pensare: “Prevedo che da grande saprà disegnare bene…”. E’ l’impressione che dà quest’opera prima premiata come tale a Cannes in primavera. La regista è una giovane dalle attività multiformi, regista, attrice, sceneggiatrice, autrice di corti, lavora anche per la radio e in campo musicale. La struttura del film, un po’ amarognola, un po’ surreale, un po’ naïf, un po’ favola, è di quelle già viste. Si tratta infatti di un gruppo di personaggi che in una tipica cittadina di provincia americana abitano nello stesso quartiere, si conoscono, si sfiorano, si ignorano, ma fanno tutti parte dello stesso microcosmo. Questa “periferia”, che s’assomiglia in molte parti del mondo occidentale, dove il quotidiano è spesso ristretto e squallido perché per i sogni c’è poco spazio e molto per la noia. In questi ambienti più che in altri le aspirazioni rischiano di essere frustrate, la solitudine di grandi e bambini si tocca con mano, le nevrosi sono latenti dietro un perbenismo di facciata e spesso l’unica relazione costante è virtuale (vedi i bimbi e i ragazzini che passano ore da soli a navigare o a chattare senza mediazioni o controllo). Tutti cercano perciò a modo loro una qualche evasione e spesso si sfiora il dramma. La dote della regista è quella dell’ironia leggera, non moralistica, un po’ svagata e sentimentale, che rasenta il serio ma evita di rappresentarlo a fondo, lanciando piccole e profonde provocazioni che lo spettatore svilupperà da solo. Esempio di questa tecnica "mordi e fuggi" è l’episodio dell’anziano che incontra tardi il suo amore, giusto in tempo per vederlo morire; la situazione appena intravista è tra le cose più “crudamente” poetiche del film.
E ora qualche notizia sulla galleria di personaggi. Conosciamoli via via che si muovono nelle loro case modeste e nelle strade da percorrere ogni giorno. Richard (John Hawkes) è commesso in una calzoleria tipo grandi magazzini, ha divorziato dalla moglie di colore e neri sono anche i figli che vivono con lui: un ragazzetto e un bimbo di circa sette anni. Scarsa la comunicazione in famiglia e i due si nutrono di computer tra giochi e hot line. A questo proposito il piccolo di casa sarà protagonista di un episodio che fa riflettere.Al negozio –emporio capita, un giorno, Christine (Miranda July) che nella sua casa si dà alla creazione di video artistici con i quali spera di affermarsi. Conosciuto Richard, se ne innamora: tra loro, entrambi timidi, sembra non dover iniziare mai una relazione che, pur in modo impacciato e contorto, cercano entrambi. Ci sono poi le due lolite del quartiere, che fanno a gara tra loro nello sperimentare giochi erotici. C’è una strana ragazzina, figlia della vicina di Richard, che colleziona oggetti utili, in vista di un futuro matrimonio, conservandoli con cura in un bauletto. Attorno a costoro ruota qualche altro personaggio secondario, protagonista di piccoli brani la cui vita interseca senza esiti particolari quella di altri. Il cuore del discorso, a tratti volutamente non risolto, è nella storia di sentimenti tra Christine e Richard, che in qualche modo andrà in porto. Alla fine il film fa tenerezza appunto come i disegni dei bambini “bravi” cui accennavo all’inizio. Da questa opera-prima abbastanza personale e minimalista, vicina al Free Cinema inglese, potrà scaturire qualcosa di più? Sarà il tempo a dirlo. Olga di Comite
VOTO:

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