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RECENSIONE FILM THANK YOU FOR SMOKING

THANK YOU FOR SMOKINGANNO: U.S.A. 2006

GENERE: Commedia

REGIA: Jason Reitman

CAST: Aaron Eckhart, Maria Bello, Katie Holmes, Robert Duvall, Cameron Bright, William H. Macy, Rob Lowe, Adam Brody, Sam Elliott, David Koechner, Connie Ray, Joan Lunden, Dennis Miller, Kim Dickens, J.K. Simmons, Aloma Wright, Katie Winslow, Howard Weitzman.

DURATA: 92 '

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TRAMA: Nick Naylor (Aaron Eckhart) e i suoi amici Polly Bailey (Maria Bello) e Bobby Jay Bliss (David Koechner), sono i componenti della squadra MDM (Mercanti di Morte), poiché tutti e tre lavorano come portavoce o addetti alle pubbliche relazioni per le industrie che realizzano prodotti dannosi come le sigarette, l'alcool e le armi. Nick, infatti, lavora come portavoce per la Big Tobacco ed ha il compito di difendere i diritti dei fumatori e delle aziende che producono le sigarette. Per combattere la battaglia contro i fanatici della salute rappresentati dal senatore Finistirre (William H. Macy) - che vorrebbe cambiare le marche delle sigarette con i nomi dei veleni - Nick ingaggia un agente di Hollywood per pubblicizzare le sigarette nei film e partecipa a una serie di talk show. Grazie ai suoi successi lavorativi, riceve una ghiotta offerta dal magnate della Big Tobacco per ideare nuove strategie di marketing, ma se la carriera va a gonfie vele, altrettanto non si può dire della sua vita privata: ha divorziato dalla moglie Jill (Kim Dickens) e per suo figlio Joey (Cameron Bright) è un padre completamente assente...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Dovevo vederlo, se non altro nella speranza che, dato l’argomento scorretto, da cardiopalma per qualsiasi ecologista, uscissi dalla sala alleggerita di qualche senso di colpa, col quale la realtà circostante schiaccia noi fumatori divenuti ormai provetti killer di neonati. Tale specie si è ridotta ormai a poveracce e poveracci che doppiano la porta del bar per la sacrosanta fumata dopo-caffè, sia che nevichi sia che si arda dal caldo. Tutt’al più può pensare con nostalgia a quando, sigaretta all’angolo della bocca, Humphrey dava il meglio di sé nei panni di Marlowe o star platinate, sfoderando lunghi bocchini, s’avvolgevano in nuvole di fumo seducente e malandrino. Orbene, speravo in una riscossa, invece ho visto un film che, contrariamente agli osanna di molti, mi è parso sostanzialmente noioso. Peccato, ché le prime battute, corrosive cattive e spiazzanti, sembravano favorire un buon decollo e un viaggio divertente. Sull’esito incerto dell’operazione (per altro perseguita con tenacia e ostinazione dal giovane regista e da un produttore indipendente) ha pesato secondo me la scelta dell’autore di dare un largo spazio, che nel libro ispiratore non c’è, al rapporto genitore-figlio. Col risultato che tutta l’azione e il carattere del personaggio principale, venditore di fumo in senso proprio, ne risultano annacquati e scoloriti, con battute d’arresto nel ritmo e comprimari al limite della macchietta. L’occasione di dipingere un personaggio cinico, cattivissimo, al vetriolo, è sfuggita al regista. Si è preferito fermarsi a mezza strada per accattivarsi gli spettatori, i quali, quando vedono messi in scena bimbi e genitori affettuosi e smarriti, si sentono rassicurati. A dipingere le contraddizioni del personaggio sarebbero bastati il suo fallimento matrimoniale e la mancanza di autentiche relazioni umane. Nel ruolo di educatore ad ogni costo, egli perde invece lo smalto della brillantezza acuminata, della capacità di convincere al servizio di una causa sbagliata, per banalizzare se stesso e il film.
Nick Naylor (Aaron Eckhart, simpatico ma non eccezionale) è il portavoce e il difensore del diritto dei fumatori e di una multinazionale del tabacco. Tallonato dagli ecologisti e da un politico a sua volta cinico e opportunista, che vuole vedere un bel teschio stampato sui pacchetti, Nick parte a sua volta all’attacco. Eccolo apparire in tv, nelle scuole (tra cui quella del figlio) per svolgere il suo compito di promoter del fumo; eccolo iniziare un’azione per ridare nuova vita alla pubblicità di sigarette nei film. La carriera sembra in salita, al contrario della vita personale, finché il nostro non scivola sulla buccia di banana classica, anzi su due: il figlio che vuole sapere quale senso dare al lavoro del padre e una giovane giornalista cui ha concesso varie interviste... Alla fine del film si può pensare però che la sua parola facile lo porterà presto ad assumersi l’onere di difendere altre cause con obiettivi etici zero.
In quanto a me, appena uscita dalla sala, nel buio accogliente della strada, ho fumato liberamente due sigarette di seguito. Olga di Comite
VOTO:

   
 
 
   
 

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