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RECENSIONE FILM VICKY CRISTINA BARCELONA

VICKY CRISTINA BARCELONACRITICA a cura di Olga di Comite: Non riesco a sottrarmi alla curiosità, che è anche un rituale, di vedere l’ultimo film di Woody Allen, questa volta però sono delusa: l’ultimo Woody l’ho trovato scontato, un’opera fredda, pensata a tavolino per soddisfare una produzione che paga bene.

Mentre l’amarezza dei tre film ambientati a Londra non mi era dispiaciuta, la trasgressione un po’ luogo comune dell’artista made in Europa non mi ha convinto. Se il film vuole essere una riflessione sull’amore comunque zoppo nonostante le formule vecchie e nuove, anche qui niente di eccezionale nei contenuti e nel linguaggio, anzi qualcosa in meno che riguarda l’ambientazione.

Infatti mentre Londra e New York sono state indagate non solo come sfondo ma come parte viva delle storie, Barcellona è una città che Allen presenta nel formato cartolina, con le immagini più popolari e ovvie delle opere di Gaudi o con panorami assolutamente insignificanti.
Meglio avrebbe fatto ad ambientare la narrazione ad Oviedo, visto che della cittadina in questione fornisce nel film alcune inquadrature non banali. Non parliamo poi degli stereotipi spagnoli: donne calienti e focose, chitarre languide, natura smaltata, vino a fiumi, artisti da quadretto bohemien.

E già, perché l’altra occasione persa è quella di mostrare i vari aspetti che può assumere il talento in ciascuno di noi, magari scegliendo la chiave che il regista usa meglio, quella ironica. Invece no; anche qui battute e situazioni viste e riviste: l’artista macho che solo nel triangolo erotico e nella libertà assoluta (per altro inesistente) trova soddisfazione, la giovane donna che non sa quale sia la sua vocazione e le prova tutte senza aderire in fondo a nessuna.

In quanto all’intreccio è presto detto. Due americane, Vicky e Cristina (Scarlett Johansson e Rebecca Hall), in vacanza estiva a Barcellona, molto diverse per carattere ed esperienza, incontrano Antonio (Javier Bardem, per niente affascinante ma sul bovino e senza
sfumature) nei panni di un artista locale che subito suggerisce alla due turiste un week-end con ammucchiata a tre. L’una è attratta, l’altra no, ma entrambe acconsentono, mentre sarà poi il solito caso a sparigliare le carte.
Successivamente si formerà la coppia Antonio - Cristina, ma essa riuscirà a durare solo con l’apporto della ex-moglie dell’artista, una prevedibile e nevroticissima Penelope Cruz. Triangoli sì, dunque, ma neanche questa combinazione regge al tempo.

Si accettino regole tradizionali, si cerchi di superarle con espedienti di coppia aperta o di multistorie, l’esito è sempre quello dell’incompletezza. E il nostro ha scoperto l’acqua calda!
Ma il problema vero del film non è neppure questo. Il fatto è che Woody non è riuscito a fare né un’amabile commedia tinta di ironia né una riflessione amara ma sentita e lucida, di modo che la sua intelligenza si è esercitata su una materia che rimane inerte, a tratti, irritante
. Olga di Comite
VOTO:

 

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